di Pier Luigi Leoni
Stimolato dall’appassionato e appassionante intervento di Mario Tiberi, mi permetto qualche osservazione in merito ai sistemi elettorali, poiché ho avuto sempre per essi una curiosità che però non voglio spacciare per autorità. Nel settore delle organizzazioni pubbliche, come in ogni cosa umana, non esiste la perfezione. E la stessa legge elettorale, in contesti diversi, dà risultati diversi. Le leggi elettorali tipo “porcellum”, cioè a liste bloccate, esistono altrove e non scandalizzano nessuno. Anzi sono considerate necessarie per impedire la caccia alle preferenze con conseguenti spese, clientelismi e corruzioni (ne abbiamo lunga esperienza in Italia). Del resto, anche nello stato democratico, il cittadino è condizionato dai propri bisogni personali, familiari e dei gruppi di cui fa parte, ed è suggestionabile dalla propaganda politica, così come lo è dalla pubblicità commerciale. Quindi l’elettore non è completamente libero. Che siano i partiti democraticamente organizzati a proporre le loro liste e gli elettori siano liberi di votarle o meno non è in sé scandaloso. Allora perché il “porcellum” è tanto indigesto agli Italiani? Ritengo per i seguenti motivi:
a) i partiti non sono democraticamente organizzati come invece la costituzione obbligherebbe; e anche “primarie” e “parlamentarie”, più che procedimenti democratici, attraverso i quali possano maturare decisioni ponderate, sono gare sportive;
b) la lotta per le preferenze è una nostalgia soprattutto degli ex democristiani, che, dato lo spiccato pluralismo interno, riuscivano proprio con la mobilitazione per le preferenze a conseguire il massimo risultato;
c) data la tradizione italiana, gli elettori si sentono espropriati dal “porcellum” di una parte importante e gratificante della loro funzione, che comportava il fatto di essere cercati e sollecitati dai candidati e di poter quindi sentirsi chiamati a far parte di una utile cerchia; la conseguenza è la disaffezione al voto e l’astensione elettorale;
d) al porcellum viene (impropriamente) addebitata l’ingovernabilità, che invece deriva soprattutto dal bicameralismo equivalente.
Sono sempre più convinto che dovremmo riprendere la tradizione della emulazione dei cugini Francesi, che ci hanno sempre preceduto nella formazione e nell’ammodernamento dello Stato. Ma il sistema è bloccato; e non solo non si rifà la legge elettorale, ma nemmeno si riesce a rifare le elezioni.