di Luciano Dottarelli, presidente Club UNESCO Viterbo Tuscia
Il Lacuaria Bolsena Musica Festival, appena conclusosi con grande successo, non è stato soltanto il primo vero banco di prova per le capacità organizzative del Club UNESCO Viterbo Tuscia, che ha ottenuto solo da pochi mesi il riconoscimento ufficiale della Federazione Italiana dei Club e Centri UNESCO (FICLU), ma anche una straordinaria occasione per richiamare l’attenzione su uno dei beni ambientali e culturali più rilevanti della Tuscia e del centro Italia.
Le stesse finalità esplicite del più ampio contenitore culturale Temp’Estiva, di cui Lacuaria era parte (due settimane di concerti, mostre e workshop fotografici, presentazioni di libri, proiezioni cinematografiche, degustazioni e convivialità all’insegna di un uso consapevole del tempo e della sostenibilità sociale ed ambientale) hanno consentito di documentare, riflettere, acquisire consapevolezza ed assumersi responsabilità dirette di fronte all’esigenza di salvaguardare e promuovere quello che da tutti è considerato un vero patrimonio dell’umanità.
Lo scambio di esperienze, valutazioni e sollecitazioni tra cittadini, associazioni e turisti è stato continuo ed ha fatto emergere una preoccupazione costante e condivisa, spesso un rammarico, per i rischi che il delicato ecosistema lacuale sta correndo e per i ritardi di una reale presa di coscienza e di un’efficace conseguente azione da parte delle istituzioni pubbliche.
In particolare in questa stagione estiva 2013, sono state innumerevoli le segnalazioni di guasti al sistema di raccolta e depurazione degli scarichi civili del Cobalb, di conseguenti sversamenti di liquami nel lago e di osservazioni ed esperienze dirette che documentano un peggioramento evidente della qualità complessiva delle acque, che non sfugge a chi da anni ama frequentare quello che una volta era il “lago contadino”, “il lago da bere”.
La constatazione che ormai chi conosce il lago non può che trarre è che il sistema di depurazione del Cobalb è al collasso.
Realizzato con fondi FIO a cavallo degli anni ’80 e ’90, il collettore fognario circumlacuale che raccoglie gli scarichi civili dei Comuni del Lago e li depura nell’impianto di Marta è stato forse l’unico vero intervento infrastrutturale realizzato sul territorio, che ha avuto un’importanza fondamentale per la tutela e la valorizzazione turistica ed economica dell’area.
Oggi – in assenza delle risorse necessarie a garantire la regolare manutenzione delle stazioni di pompaggio, del collettore e del depuratore – l’impianto si trova in condizioni di vera e propria fatiscenza e il suo malfunzionamento, che determina frequenti sversamenti nel lago, accelera il degrado della qualità delle acque di un bacino che soffre anche di altre criticità (eccesso di apporti nutrienti dovuti all’agricoltura, una gestione improvvisata del suo bilancio idrico).
E’ evidente a tutti che gli interventi necessari per la tutela di un bene comune di questa rilevanza non possono ricadere sulle spalle delle piccole comunità locali che abitano intorno al lago. E’ per questo che esistono leggi regionali (la 21 e la 22 del 1994) sulla base delle quali in passato la Regione Lazio ha provveduto a sostenere parte delle spese di gestione del sistema Cobalb.
La vicenda del Cobalb è poi venuta negli anni ad intrecciarsi con il processo di attuazione del servizio idrico integrato, nel quale l’intera classe dirigente della Tuscia ha fornito una delle peggiori prove di sé, ed oggi, in assenza di un rifinanziamento specifico di quelle leggi, manca ogni certezza di copertura delle spese necessarie al funzionamento del sistema di depurazione.
Nel Bilancio 2013, approvato a fine aprile, sulla base dello schema predisposto dalla precedente Giunta regionale, la voce Cobalb, con riferimento specifico alle leggi regionali 21 e 22 del 1994, si trova inserita nella Missione 09 (“Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”) al programma 04 (“Servizio idrico integrato”) che prevede uno stanziamento complessivo di 87.192.290,11 euro.
Ma si tratta appunto di uno stanziamento complessivo e l’impressione è che i riferimenti indicati siano puramente nominali, a partire da quel Servizio idrico “integrato” che, nella Tuscia della frammentazione delle gestioni, suona quasi ironico.
Al di là delle scelte strategiche e gestionali di lungo respiro, che c’è da augurarsi siano finalmente compiute, quanto si dovrà attendere per conoscere le specifiche destinazioni di questi fondi, in termini di soluzioni concrete a problemi drammatici come quelli di cui soffre il lago di Bolsena?