Non aveva presentato alcuna dichiarava dei redditi ai fini fiscali da diversi anni ma in realtà disponeva di un ingente patrimonio accumulato nel corso del tempo, frutto della sua abituale attività imprenditoriale svolta completamente a nero.
Era lo scorso novembre quando a bordo di una sua autovettura, nel corso di un controllo su strada nella zona della Valnerina, la donna, una cinquantenne ternana, veniva fermata nottetempo da una pattuglia dei Carabinieri della Stazione di Arrone con una somma di 800.000 euro circa, detenuta in contanti.
Il denaro, avvolto in carta di giornale, era custodito in una busta di plastica poggiata sul sedile posteriore dell’auto. Non potendo giustificare in alcun modo il possesso dell’ingente quantitativo di denaro la signora dichiarava che il denaro in questione proveniva dall’attività di meretricio che la stessa avevo svolto, per anni, sulla Capitale.
La successiva attività di coordinamento fra le Forze di Polizia della Provincia, che si concretizzava nei conseguenti accertamenti svolti dalla Guardia di Finanza di Terni consentiva di accertare come quei soldi, in realtà, non fossero provento di qualche reato ma, piuttosto, di una illecita attività commerciale svolta completamente a nero.
La signora, infatti, alla faccia dei contribuenti onesti, svolgeva da oltre 10 anni, indisturbata e senza alcuna autorizzazione un florido commercio al dettaglio di oggetti preziosi ed orologi di pregio, grazie alla complicità di una clientela, circoscritta e fidelizzata in ragione dei prezzi particolarmente competitivi che applicava sui suoi prodotti grazie alla mancata applicazione dell’IVA.
Bastava un telefonata e la signora si presentava presso l’abitazione dell’acquirente o sul suo posto di lavoro dove, contemporaneamente, faceva affari moltiplicando contemporaneamente il suo giro di clienti. Sulla merce ceduta praticava sconti che le aziende che operano nel rispetto delle regole amministrative e fiscali non potevano certo accordare.
L’attività, svolta dalla cinquantenne, in totale evasione fiscale, è stata passata al setaccio dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza che hanno effettuato accurate indagini patrimoniali e finanziarie, raccogliendo numerose ed inequivocabili testimonianze.
La sistematicità con cui la donna si recava in talune sedi per smerciare i propri prodotti era tale da far ritenere erroneamente, a taluni dei clienti sentiti in atti, che tale attività fosse stata concordata con la Direzione delle strutture pubbliche e/o private nelle quali si recava.
La verifica, conclusa nei giorni scorsi dagli uomini del Nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Terni ha permesso, allo stato, di muovere contestazioni che hanno già comportato il recupero di materia imponibile per € 317.827 ed un’IVA dovuta pari ad € 81.304.