di Aurora Cantini- Comitato Salute Pubblica
Prendo spunto dalla manifestazione di ieri ,in Piazza della Repubblica , contro la soppressione del Tribunale di Orvieto,per aggiungere una annotazione “ romantico-crepuscolare “, per così dire, a quanto si è detto in proposito, e che scaturisce dall’affetto che nutro per questa città dove sono nata,vissuta e dove svolgo la mia attività lavorativa.
Se vi è capitato in questi giorni di passare per Piazza Corsica ,avrete certamente notato che ,tra i simboli oggetto della protesta , compaiono le toghe degli avvocati,appese ad un filo posto tra le finestre del Palazzo di Giustizia, quasi fossero panni stesi al sole ad asciugare .
Di giorno, non suscitano particolari emozioni o riflessioni; si inseriscono perfettamente nel contesto della manifestazione,al pari degli striscioni,dei cartelli o di cose di altro genere.
Se però transitate da quelle parti all’imbrunire, come ho fatto io, vi assicuro che lo scenario si fa più cupo. Quegli stessi indumenti, vagamente illuminati e mossi dal fresco vento settembrino , mi sono apparsi come fantasmi che si agitano in una folle danza ,foriera di sinistri presagi. Insomma, una immagine che assume una forte valenza simbolica,perché rappresenta e sintetizza la drammaticità dell’evento che stiamo vivendo.
Se dovessi dare un titolo alla scena ,la fantasia mi suggerisce di definirla “La cacciata della Giustizia dal Palazzo “,ove l’anima della Giustizia sta abbandonando gradualmente il proprio corpo, per migrare verso altri lidi lontani :
La cacciata della Giustizia dal Palazzo (e quindi da Orvieto) , oltre a suscitare tristi pensieri , a chi,come me, quel Palazzo l’ha frequentato per oltre 25 anni,lasciandoci un pezzo consistente della propria giovinezza e vita,appare tanto più ingiusta e difficile da digerire, se paragonata alla eccellente qualità delle risposte di giustizia fornite ,per decenni , ai cittadini orvietani ,in termini di efficienza e celerità.
Orvieto,per rimanere nella metafora, si ritrova oggi spogliata di un altro capo prezioso del suo guardaroba,IL SUO PICCOLO MA EFFICIENTE TRIBUNALE, in nome di una logica incomprensibile e demagogica, pianificata nei piani alti dei Palazzi del Potere.
Potere insensibile, granitico e sordo verso ogni sollecitazione esterna tendente a rimettere in discussione quello sciagurato progetto della “Geografia Giudiziaria”. che tanti danni sta già provocando e provocherà alla nostra comunità quanto a disagi,aggravio di costi e perdite di tempo.
Orvieto non si merita tutto questo.
Orvieto col suo passato di storia e cultura che trasuda da ogni masso tufaceo , e che è stata capace di esprimere opere straordinarie come il suo splendido Duomo, e tanto altre meraviglie, non può rassegnarsi a questo continuo depauperamento e inarrestabile declino.
Orvieto non può e non deve diventare “la città del silenzio” di dannunziana memoria.
E allora,cari concittadini,rimbocchiamoci le maniche e uniamo le nostre energie nella condivisione di un progetto finalizzato a restituire alla città di Orvieto quello che io chiamo “il maltolto ” , il nostro Tribunale o, almeno, un presidio di Giustizia ,sotto qualsiasi forma, per far sì che il senso della legalità, percepito fin qui dalla collettività , non vada definitivamente smarrito.
E dunque , partecipiamo compatti a tutte quelle iniziative che saranno intraprese per andare nella direzione auspicata , per smuovere la coscienza di chi non ha avuto e non ha coscienza.