di Associazioni ambientaliste e comitati di cittadini dell’Orvietano, della Tuscia viterbese e del lago di Bolsena
Geotermia sull’Alfina: nella legge 98/2013 di conversione del “Decreto del fare” inserite norme che sottraggono la valutazione di impatto ambientale alla competenza della Regione Umbria e escludono gli impianti pilota geotermici dalla Direttiva Seveso sulla prevenzione di incidenti rilevanti. La risposta contro la realizzazione di tali impianti da parte delle popolazioni, ambientalisti ed amministratori uniti non potrà che essere ancora più determinata.
I denunciati estesi conflitti di interesse, gli errori nelle procedure per le autorizzazioni, l’opposizione su vasta scala di cittadini ed amministrazioni, sia umbre che laziali, che, avevano sin dall’inizio accompagnato la vicenda dell’impianto geotermico pilota di Castel Giorgio, avevano avuto vasta eco presso la Regione Umbria che aveva determinato di approfondire con una “ inchiesta pubblica” la ingarbugliata vicenda. Che la vicenda si potesse concludere con una bocciatura del progetto era nelle cose, visti i pesanti dubbi in merito a problematiche, non di poco conto, come la sismicità indotta ed il possibile inquinamento delle falde dell’altopiano dell’Alfina e del sottostante lago di Bolsena. Il tutto poi senza che si potesse solo ipotizzare un ritorno economico ed occupazionale sul comprensorio.
Ed è così che tal on. Ignazio Abrignani (PdL), un passato a capo della segreteria politica dell’ex-ministro Scajola, vicepresidente della Commissione X (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei Deputati – con pervicacia degna di migliore causa- si fa carico di proporre la modifica della legislazione di settore verso la ritenuta più sicura Commissione Valutazione Impatto Ambientale – VIA e VAS del Ministero dell’Ambiente e, cosa ancora più grave, di sottrarre gli impianti geotermici pilota del tipo di Castel Giorgio dal rispetto della Direttiva Seveso sul controllo dei rischi da incidente rilevante che coinvolgano sostanze pericolose.
E l’indomito ci prova ben 3 volte (come si legge negli atti parlamentari) e l’ultima …con successo nella notte tra il 16 e 17 luglio 2013, durante la discussione in commissione del “decreto del fare”. I suoi emendamenti erano stati per ben due volte bocciati in quanto ritenuti inammissibili, ai sensi del Regolamento della Camera dei Deputati perché non attinenti alle materie oggetto di decisione, sia dal presidente della I Commissione Francesco Paolo SISTO (PDL) che dal presidente della X Commissione Ettore Guglielmo EPIFANI-PD (segretario del PD) . E’ così che la terza volta, durante la notte predetta, il nostro riesce nell’impresa con Francesco Boccia (PD), presidente relatore per la V Commissione che, a sorpresa, “dichiara di valutare favorevolmente l’emendamento Abrignani 41.46”. Il colpaccio è fatto! Ma- come si legge sul Fatto Quotidiano del 18.07.2013 – “nella stessa notte (il favore delle tenebre evidentemente induce in tentazione!) lo stesso indomito Abrignani tira fuori un altro emendamento che (come la geotermia: NdR) con lo sviluppo e con la disoccupazione ha davvero poco a che fare: cancellare l’incompatibilità di ruoli di governo per chi ricopriva la carica di sindaco e così salvaguardare il ruolo di sindaco per chi è stato eletto parlamentare, a patto che il Comune superi i 5 mila abitanti. Una sorta di “tana libera tutti”, per intenderci. Di questi tempi, un passo non da poco, a proposito di “lotta alla casta”.
Lo stesso Abrignani è salito alle cronache recenti per la presentazione alla Camera dei Deputati –nello scorso mese di giugno- di una proposta di legge anti-contestatori (concepita dopo lo scontro di piazza della manifestazione di Berlusconi a Brescia) che prevede da uno a tre anni di carcere e fino a 2.500 euro di multa per chi “impedisce o turba” una manifestazione o riunione politica. “Chiunque con qualsiasi mezzo impedisce o turba una riunione politica, sia pubblica che privata, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 1.000 a 2.500 euro; se la riunione è di propaganda elettorale la multa è raddoppiata, e la reclusione diventa da due a cinque anni, se il ‘contestatore’ è un pubblico ufficiale”.
Quali le prime considerazioni su quanto sopra esposto?
1. l’approvazione parlamentare della nuova normativa, avvenuta peraltro di notte, all’interno di un vero e proprio provvedimento «omnibus», come è risultato alla fine il “decreto del fare” recando norme che incidono sui più disparati ambiti di intervento- come da più forze parlamentari è stato osservato, come risulta dagli atti parlamentari quella notte tra il 16 ed il 17 luglio, quando è avvenuto “il fattaccio”- rappresenta un modo di legiferare che non aiuta la trasparenza del lavoro legislativo e la chiarezza e la buona formulazione delle norme, che sono valori importanti per la certezza del diritto e che “ non consente un adeguato e meditato esame dell’articolato”;
2. con l’approvazione delle nuove norme vengono espropriate con “un colpo di mano” competenze istituzionali delle Regioni interessate a poter decidere in merito all’inserimento nel proprio territorio di impianti industriali sperimentali, come i “1o impianti pilota geotermici” (che interessano ad oggi le Regioni Umbria(1), Lazio(1), Toscana (4), Campania(3) e Sicilia (2)), con un grave vulnus di democrazia che ci auguriamo le Regioni vorranno reclamare. Con l’aggravante che così si è introdotta una grave immotivata discrepanza con impianti del tutto uguali, che non rientrano nei “magnifici 10”, che pertanto restano di competenza regionale. Tutto questo quando poi, comprovate testimonianze tecniche e pareri di altissimo livello di tecnici di valenza internazionale, dimostrano come tali impianti possano essere seriamente pericolosi come causa di terremoti;
3. la sottoposizione del progetto ITW-LKW alla Commissione Valutazione Impatto Ambientale – VIA e VAS del Ministero dell’Ambiente riaprirà immediatamente una problematica di conflitto di interesse nei confronti del presidente ing. Guido Monteforte Specchi– essendo ancora ad oggi nella posizione di presidente della citata Commissione. Nonostante le sollecitazioni delle associazioni al Ministro Andrea Orlando durante la sua visita ad Orvieto del 9.07.2013 e successivamente con nota del 25.07.2013, nonché dell’assessore all’Ambiente della Regione Umbria Silvano Rometti il quale in data 27.07.2013 manifesta “forti perplessità in merito agli aspetti deontologici connessi al ruolo esercitato dallo stesso in seno al procedimento regionale di valutazione dell’impatto ambientale,… avendo partecipato in sede di prima riunione della conferenza di VIA ed essendo estensore per la ITW-LKW di una relazione pro-veritate relativamente alla opportunità di pubblicazione delle modifiche apportate al progetto de quo”. Sul punto sarà necessario un nuovo incisivo intervento congiunto per manifestare al Ministro la necessaria opportunità di intervenire sul caso;
4. L’aver escluso dalle previsioni della Direttiva Seveso i “magnifici 10 impianti pilota” getta ulteriori preoccupazioni rispetto alla sicurezza delle operazioni di trivellazione ed esercizio di tali impianti, con particolare riferimento alla prevenzione di incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose ed alla limitazione delle conseguenze per l’uomo e per l’ambiente nonché per l’assenza ex- lege dei requisiti minimi di sicurezza in materia di pianificazione territoriale, con riferimento alla destinazione e utilizzazione dei suoli che tengano conto della necessità di mantenere le opportune distanze tra stabilimenti e zone residenziali o frequentate dal pubblico. A Castel Giorgio infatti il progetto ITW-LKW prevede i pozzi di re-immissione vicinissimi alle case del paese. Nonché con l’aggravante di aver così introdotto un regime valutativo incomprensibilmente diverso verso gli altri progetti geotermici che saranno giustamente sottoposti alla Direttiva Seveso.
La forza e la compattezza finora dimostrata tra istituzioni locali e cittadini ed anche dalle forze politiche tutte, avendo avanti agli occhi gli effetti della geotermia nei territori delle prime “vittime storiche” di questa tecnologia in Italia che è l‘Amiata, è un patrimonio di esperienza c di passione da cui dobbiamo partire per rafforzare la nostra influenza verso le Regioni, scippate del diritto di decidere dei propri territori, verso l’incrudimento della battaglia per annullare le norme impudentemente approvate in Parlamento ed impedire l’accesso nei nostri territori di “imprenditori” che credono di poter agire a loro piacimento ed esclusivo interesse, senza avere in nessun conto e preoccupazione gli interessi e la qualità della vita dei residenti.