di Dante Freddi
Incontri in corso per preparare le elezioni amministrative della prossima Primavera.
Tra i partiti, l’unico in movimento è il PD, che la settimana scorsa ha presentato in conferenza stampa una sua bozza di programma e sta iniziando la consultazione dei circoli. Per la verità è anche l’unico partito in cui c’è gente che discute, al di là dei risultati.
Degli altri di sinistra, Socialisti, Rifondazione e Comunisti italiani, si conoscono le teste, ma per quanto ne sappiamo, oltre non c’è nulla di organizzato, nulla in grado di poter offrire progetti pensati e discussi che abbiano qualche attrattiva e escano dalla piattezza dei soliti temi canonici proposti senza una visione unitaria e sinergica, dalla Piave al bilancio, dal turismo alla cultura.
Del PdL, ora Forza Italia, non si sa nulla, se non che ha la densità di un ectoplasma, qualche volta evocato da Stefano Olimpieri. Quelli che sono rimasti stanno organizzando una nuova lista di destra a sostegno di Còncina, l’unico modo per sopravvivere.
Associazioni e cittadini si sono visti giovedì sorso all’appuntamento organizzato da Massimo Gnagnarini che, con la sua idea di “Unire i puntini”, ha chiamato a raccolta un bel gruppo di gente interessata alle sorti amministrative di Orvieto. Si è rivisto anche Stefano Cimicchi.
Il Covip di Franco Raimondo Barbabella si sta confrontando da tempo con associazioni e partiti, 5 stelle compresi, nel tentativo di verificare la possibilità di un nuovo e condiviso disegno per rilanciare la città.
Angelo Ranchino, con la sua “Orvieto libera”, tra un sussulto e l’altro, si è invece appiattito sul sostegno a Còncina e così gli sarà difficile smarcarsi dal fallimento della sua amministrazione, nonostante la fantasmagorica idea del comitato per promuovere un referendum che ci porti fuori dall’Umbria matrigna, tema capace ancora di toccare qualche cuore.
Si organizzano anche cene, per vedere, capire, misurare. Consueta socialità preelettorale, ma pensieri pochi, sempre gli stessi, fotocopiati da anni.
A oggi, due idee emerse mi sembrano degne di annotazione.
La prima è stata formulata dal Pd e propone “un progetto per le aree interne tra Lazio, Umbria e Toscana, che contiene le strategie di sviluppo territoriale attraverso l’utilizzo di fondi comunitari 2014-2020. Ne sono promotori i coordinamenti regionali del PD di Lazio, Toscana e Umbria, i coordinamenti locali del PD dell’Alto Lazio, del Basso Senese e dell’Orvietano, per un territorio di 51 Comuni, su 4 Province (Terni, Viterbo, Siena e Grosseto) e con una popolazione di 100 mila abitanti. Gli obiettivi sono: nuova crescita economica, occupazione duratura, attrazione di investimenti sul territorio, processo di internazionalizzazione del mercato interno”.
È un progetto di sviluppo già presentato a ottobre dello scorso anno in occasione di un convegno del Covip e depositato negli atti “L’Umbria dopo l’Umbria”. È interessante, potete leggerlo qui. http://www.librosi.it/portfolio-item/lumbria-dopo-lumbria/
L’altra, è il piano di gestione del nostro giacimento storico-culturale e paesaggistico con modalità manageriali proposto da Massimo Gnagnarini. Va affinato e inserito in una più vasta strategia di marketing, che coinvolga anche i comuni del territorio, da Bolsena a Monteleone all’Amiata, oltre la regione, ma almeno c’è un’idea coerente che suscita speranza.
Vedremo, senza entusiasmo. Perché le idee, già scarse, hanno bisogno anche di uomini che le sappiano ascoltare con onestà intellettuale e sviluppare con capacità operativa. Finora sono davvero rari.