di Massimo Gnagnarini – Unire i puntini Orvieto
Il Tribunale non c’è più. Sarebbe rimasto se, nel corso degli ultimi vent’anni, Orvieto fosse stata capace di mantenere la sua centralità sui territori confinanti attraverso un suo crescente sviluppo economico e demografico che invece non c’è stato.
Raccogliere firme, organizzare cortei, protestare annunciando scioperi della fame e perfino tagliarsi i capelli davanti al nostro ex palazzo di giustizia non serve certo a fermare il declino.
Il fatto è che la leadership su un territorio non è cosa che si può semplicemente rivendicare, nossignore la leadership , semplicemente, o ce l’hai o non ce l’hai. E noi , quella che avevamo, l’abbiamo persa !
Dare la colpa al governo e al parlamento nazionali per i nostri guai attuali è da ingenerosi, non foss’ altro perché Orvieto è stata destinataria di ingentissime risorse economiche e di una legge speciale fatta ad hoc proprio per noi e con la quale rimettemmo in piedi questa città dalle sue fondamenta, dalle fognature alle rinnovate pavimentazioni, dai monumenti risanati alle moderne infrastrutture della mobilità.
Se a distanza di vent’ anni siamo ridotti nel modo in cui siamo ridotti non è certo per colpa degli altri e non perché non siamo stati amati.
Semmai dovrebbero esser le Istituzioni contro cui oggi ci scagliamo a lamentarsi e ad esprimere la più profonda delusione e rammarico per come siamo riusciti, noi, a sprecare e a vanificare decine di miliardi di investimenti, e non solo quelli, ma anche lo straordinario peso politico e culturale (leadership) che quell’impegno ci consegnò.
Voglio sperare che il corteo di domani recuperi il significato profondo di questa storia e che sia impedito ad esso di divenire l’alibi di chi, magari in prima fila, voglia soprassedere ai propri errori e ai propri fallimenti o a quelli di un’intera classe dirigente locale.
Lo dico serenamente perché consapevole della qualità delle persone che hanno promosso l’iniziativa. Ciascuno di loro sa perfettamente che il vero tentativo di risollevare le sorti della nostra comunità locale non passa per la protesta, ma solo attraverso l’umiltà e l’orgoglio di chi vuol ricominciare , di chi vuole e vorrà cambiare pagina, anche se ci vorranno altri vent’anni.
Sono con voi, dunque, cari amici del Comitato di Salute Pubblica, a svegliare le coscienze degli orvietani, ma attenzione, vi dico, che a sollecitarle e infiammarle per battaglie già perse si rischia di sopirle ancor di più e di renderle refrattarie a ogni cambiamento.