di Carlo Perali
Andare controcorrente è un’ esercizio salutare che aiuta a ritrovare la ragione ,è quello che Ranchino ha voluto far capire rilanciando il referendum e l’antico tema della Tuscia ma è anche l’unico argomento in grado di dare una scossa alla politica e ai nostri noncuranti cittadini motivo : La chiusura del tribunale e l’ulteriore marginalizzazione del nostro territorio con tagli che penalizzano sempre gli stessi e favoriscono sempre i soliti marpioni
Infatti quando entrerà in vigore la riforma avremo tre tribunali a 30 km l’uno dall’altro con notevoli svantaggi per tutti gli altri residenti ,troppo lontani dal cuore amministrativo del potere d’altro canto l’indifferenza della Regione nei confronti della città del Duomo è cosa vecchia , non si capisce invece l’attaccamento di alcuni personaggi della rupe a questa terra che non perde mai occasione per penalizzarci , stà di fatto che, con la chiusura del tribunale, Orvieto ha perso definitivamente il suo carattere di città insieme ad una serie di servizi e posti di lavoro e quindi anche di motivi per restare in una regione che ci è ostile.
Il territorio appartiene a chi lo ama e quando vengono meno certi rapporti di rispetto e affinità, non restano che le convenienze .
Una regione che non ha mai pensato a valorizzare il nostro patrimonio artistico/monumentale ,che non ci ha mai offerto spunti di alcun genere ma ci ha utilizzato solo come discarica la dice lunga sul futuro che ci attende .
L’equivoco amministrativo del passaggio di Orvieto al cuore verde dell’Italia ha solo aggravato il nostro isolamento e sacrificato invece tutto il resto incluso il nostro sentimento identitario , sociale e culturale Adesso l’articolo 132 della costituzione consente , previo referendum , di passare da una regione all’altra ridisegnando una nuova mappa del paese , perciò cari politici attenti perché questi assestamenti territoriali , peraltro molto di moda , sono movimenti che nascono improvvisi quasi sempre per incomprensione o per mancanza d’ ascolto o di dialogo ed esplodono inattesi .
D’altra parte non si può perennemente minacciare una scissione per poi lasciarla morire come” ipotesi “, la risposta ce la dà la storia ,anzi secoli di storia ci insegnano dove riprendere la strada anche perché non possiamo estinguerci annientati da un disegno di potere o da una storia di confine, sicuramente servirà una lunga riflessione a cui dar seguito un confronto cittadino ma nel frattempo organizziamoci e prepariamoci a nuove soluzioni .
Un mese fa ho presentato all’Amministrazione il progetto di un palazzo del territorio che è il primo passo per riallacciare i rapporti con la Tuscia ,vediamo si l’Amministrazione vorrà sostenere questa proposta e se il governo del rinnovamento è anche quello dell’orgoglio e della determinazione o è solo quello delle chiacchiere che usa la scissione come espediente.