di Pier Luigi Leoni
Ligio al principio della divisione del lavoro, che sta alla base del progresso economico, sto aspettando da umile consigliere comunale lo schema del bilancio di previsione che scaturirà dal costruttivo confronto tra la giunta comunale di Orvieto e l’alta burocrazia dell’ente. Evidentemente qualche difficoltà deve esserci, altrimenti il bilancio sarebbe stato già fatto. Le entrate del comune di Orvieto, nonostante la pressione fiscale obbligatoriamente pesante, non bastano a sostenere le spese di un ente oggettivamente costoso. Non è bastato il blocco delle assunzioni e delle riassunzioni del personale; non è bastata la chiusura di alcune vene, a cominciare dalla gestione della piscina comunale; non è bastato dare un verso, con un accordo e con una lite, ai famigerati contratti derivati; non è bastata una politica più oculata dei servizi. Massimo Gnagnarini dice il vero quando afferma che il comune è in difficoltà; anche se, a proposito dei suoi calcoli e dei suoi grafici, gradirei che gli uffici comunali replicassero coi dati ufficiali e con gli strumenti che hanno a disposizione.
La premessa da cui parte Gnagnarini porterebbe a concludere che chi continua a scaldare le sedie del consiglio e della giunta è una specie di cireneo, ma, soprattutto, che chi si candida ad amministrare nei prossimi anni è completamente matto. È per questo che Gnagnarini si premura di dirci come pensa di far fare i soldi al comune ed elenca:
– sviluppo e gestione dei flussi turistici;
– gestione diretta infrastrutture della mobilità;
– gestione diretta dei beni culturali.
Spero che presto, data la sua passione per i numeri, oltre ad unire i puntini, presenti i conticini.
P.S. L’autore di questo articolo e Massimo Gnagnarini, oltre ad essere vecchi amici, fanno entrambi parte del COVIP e come tali si vedono spesso e discutono; qualche volta si trovano d’accordo e qualche volta no, perché sono “pensatori liberi” (che è cosa diversa da “liberi pensatori”), ma sempre sono uniti dalla passione per il bene della città e per la dialettica democratica.