Stazione di Milano, dove dissi arrivederci a Margherita,
sapendo che le stavo dicendo addio. Era comunque sempre
un’avventura viaggiare nella notte, ascoltando
il respiro di gente che era solo respiro . Qualche
viso appariva e spariva nella luce improvvisa
di una stazione senza sosta.
Poi era buio e calore, sensazione di abitarmi
nell’anima. Alla stazione di Bologna
quella donna lunghi capelli, lunghe cosce
tornite nella gonna troppo corta, troppo
tutto. E il profumo sensuale che hanno
le donna sconosciute.
Nel sonno la sua testa poggiò su una mia spalla;
avrei voluto carezzare la chioma misteriosa,
baciare quella fronte che il buio mi rubava
e che turbava il sonno alla mia notte.
Premeva Margherita alla memoria,
ed un presagio di morte: avrei sudato
sangue come Cristo, ma ero vivo
a guardare la luna maliziosa
che illuminava il nulla da vedere.
Respiravo a fatica il mio respiro,
mi dicevo che un viaggio ha sempre
un senso: non importa per dove,
non importa l’arrivo e la partenza.
La vita non ha orario.