Ieri pomeriggio i capigruppo del consiglio comunale di Orvieto hanno incontrato i sette saggi. Così vengono chiamati, con bonaria ma acidula ironia orvietana, i quattro consiglieri comunali (due di maggioranza e due di minoranza) e i tre esperti che il sindaco Concina ha incaricato di trovare il bandolo per districare la matassa del Centro Studi Città di Orvieto. Mezza cittadinanza era convinta che i sette saggi fossero stati rinchiusi, come l’uomo di Popper, dentro una stanza buia per cercare un cappello nero che forse non c’era. Invece i sette hanno prodotto una relazione di 22 pagine nella quale, detto in estrema sintesi, si afferma che:
a) il salvataggio del CSCO è legalmente possibile a condizione che i creditori accettino un dilazione dei pagamenti con decorrenza dal 2014;
b) venga nominato un nuovo consiglio di amministrazione che stipuli gli accordi coi creditori e vari un progetto pluriennale di risanamento.
La relazione non manca di far presente che la soppressione del CSCO lascerebbe il comune privo di uno strumento gestionale nel settore dell’alta formazione.
Nel tratto saliente della relazione viene testualmente affermato:
“Non risulta alcuna disposizione di legge che vieti al Comune di Orvieto di mettere il CSCO nelle condizioni di svolgere attività statutarie. Quindi, serve agire con tempestività, in particolare serve che una nuova Amministrazione del CSCO, avendone i poteri, si occupi di:
a) redigere e approvare il Conto consuntivo dell’Esercizio 2012;
a) rimuovere il pignoramento del conto di tesoreria previo accordo col pignorante coop. Carli;
b) ottenere la rateazione dei debiti a decorrere almeno dal 2014;
c) redigere e approvare il bilancio 2013 per il proseguimento e l’incremento delle attività in
corso;
d) elaborare un piano per il medio periodo (2014-2016) idoneo a garantire l’equilibrio del
bilancio, compreso il ripiano dei debiti rateizzati, nonché l’efficienza, l’efficacia e l’economicità della gestione;
e) elaborare eventualmente (nel caso si sia deciso il passaggio ad un organismo in house) la proposta per adeguare lo statuto alle caratteristiche di tale organismo in modo da poter
affidare al CSCO gestioni di beni comunali suscettibili di valorizzazione indirizzando gli utili al finanziamento sia del bilancio del CSCO che del bilancio comunale;
Le suddette operazioni possono essere eseguite solo da una Amministrazione in carica avente la pienezza dei poteri, nominata dal Sindaco, previa deliberazione del Consiglio comunale che, coi poteri assegnati dalla legge sul riconoscimento della personalità giuridica all’ente fondatore, modifichi lo statuto qualora occorra e impartisca gli opportuni indirizzi.
Ovviamente la decisione positiva del consiglio comunale in ordine all’attuale mantenimento in vita e alla valorizzazione del CSCO deve essere adeguatamente motivata.
Non è la fondazione che per sua natura produce disavanzo. Pertanto, se l’amministrazione
sarà impostata nell’ottica costante del pareggio di bilancio il CSCO svolgerà il suo ruolo di
ente strumentale che rende più articolata, professionalmente ricca e più capace di iniziativa l’amministrazione della città.
La decisione del consiglio comunale è altamente discrezionale e pertanto l’interesse primario alla prestazione di servizi culturali deve essere soppesato con gli interessi secondari in ballo, sia di carattere pubblico (equilibrio del bilancio comunale, tutela del prestigio dell’amministrazione comunale, che sarebbe gravemente compromesso dal sostanziale fallimento di un suo ente strumentale) sia di carattere privato (scongiurare le insolvenze nei confronti dei creditori, evitando così anche gli effetti a cascata sul tessuto economico e sociale del territorio, recuperare nei limiti del possibile i posti di lavoro evitando la dissipazione di professionalità maturate in esperienze ultradecennali, creare in prospettiva nuovi posti di lavoro).”
I sette componenti del comitato (quanto siano saggi lo confermerà o meno il futuro) hanno tutti sottoscritto la relazione senza riserve, anche se appartengono a formazioni politiche avversarie (il consiglieri Pier Luigi Leoni e Davide Melone fanno parte del gruppo del PDL; la consigliera Adriana Bugnini fa parte del gruppo del PD e la consigliera Cecilia Stopponi del gruppo della Rifondazione Comunista) o ad esperienze professionali e politiche di vario genere come il prof. Franco Raimondo Barbabella, l’avv. Stanislao Fella e il dott. Vittoriano Calistroni.
Oggi si riuniscono nuovamente i capigruppo per programmare i lavori del consiglio comunale in relazione all’argomento CSCO.
Dunque lo scoglio politico può essere aggirato, anche se i dolori di pancia non mancano. Resta da vedere se i rappresentanti del popolo vorranno e sapranno aggirare lo scoglio burocratico, dato che per la dirigenza comunale potrebbe stare molto più tranquilla se il prefetto praticasse al CSCO l’iniezione letale.