di Fabrizio Cortoni Comitato 12 Novembre di Orvieto
Chi scrive è il portavoce del Comitato “12 novembre 2012” costituitosi fra Aziende e Cittadini vittime dei danni provocati dallo straripamento del fiume Paglia avvenuto in quella data nella zona dell’Orvietano.
Dovremmo essere felici, forse addirittura brindare per l’annunciato approssimarsi di quei rimborsi così a lungo invocati ed attesi; ottenere qualcosa è già di per sé una vittoria, e peggio sarebbe stato se oggi non avessimo almeno questa promessa, questa speranza.
Con tutta la buona volontà, non riusciamo ad esserlo.
Già, perché nel nostro beneamato Paese, anche gli aiuti a chi ha subito danni da eventi catastrofici quali eventi sismici, alluvionali o meteorologici, vengono elargiti con stolida superficialità.
E’ il caso di quanto previsto dal decreto del governo Monti: aiuti e rimborsi sì, ma solo per quanto riguarda i danni agli immobili, agli impianti ed alle attrezzature. Niente scorte di magazzino, niente merci destinate alla vendita, niente appezzamenti agricoli spazzati via e resi inutilizzabili dalla furia delle acque.
A nulla è valso far osservare che il tessuto economico di quella parte di territorio Orvietano così duramente colpito, sia composto prevalentemente da aziende di tipo commerciale.
A nulla è valso far considerare che la tipologia dei danni provocati da un sisma è ben diversa da quella di un’alluvione: se nel primo caso sono gli immobili a subire i danni più rilevanti, nel secondo questi sono quasi del tutto risparmiati, a scapito di ogni bene mobile che il fango ingoia irrecuperabilmente.
Ed è così che aziende commerciali che si occupano di abbigliamento, di ricambi per auto, di beni per la casa come mobili ed elettrodomestici, di ferramenta, vernici e solventi, di vendita di automobili, non si vedono riconoscere quel danno. E non è servito neanche considerare che proprio per l’approssimarsi del periodo natalizio i magazzini di questi negozi fossero particolarmente pieni di beni destinati alla vendita, ancora tutti da saldare ai fornitori.
E se anche questo danno, dalle stime in possesso della stessa Regione Umbria, ammonta al 65% del danno dichiarato, ebbene, per il Bando Regionale questo danno non esiste. Come se le aziende commerciali non garantissero lavoro e sostentamento a decine e decine di famiglie!
La stessa Amministrazione del Comune di Orvieto, che nei giorni dell’emergenza si è adoperata per aiutare i cittadini a ripulire le proprie case ed i propri posti di lavoro, si trova a dover fronteggiare economicamente (per quasi 800.000 euro!) il conferimento in discarica di quei rifiuti senza che ne venga riconosciuta l’eccezionalità, proprio come se si trattasse di una normale operazione di pulizia e spazzamento.
Un’assurdità che ricorda quanto successo a L’Aquila: l’impossibilità per i cittadini di ripulire il loro Centro Storico perchè immobilizzati da norme che consideravano le macerie delle loro case rifiuti speciali!
Ci eravamo accorti subito che nel dispositivo del decreto Monti, quello che stabiliva importi e modalità di distribuzione degli aiuti alle zone devastate dal maltempo dello scorso autunno, qualcosa non andava.
Ne avevamo avvertito tutti, cercando nelle nostre richieste di attenzione al problema quell’appoggio politico che non ci è mai arrivato, arrestandosi il più delle volte sull’imbelle rassegnazione di fronte ad una norma governativa tanto ingombrante quanto sbagliata. In fondo, non chiedevamo ulteriori aiuti economici, ma solo una equa distribuzione delle risorse che diversamente penalizzeranno alcuni a favore di altri.
Certo che oggi le promesse fatteci pubblicamente dalla Governatrice dell’Umbria di richiesta di nuovi aiuti economici destinati a sanare questa situazione non ci fanno ben sperare: vuoi per la fiducia che il Cittadino nutre nelle Istituzioni, vuoi perché il territorio devastato del Bel Paese crea purtroppo continue e ripetute necessità di interventi in tutte le Regioni.
Pretendiamo quindi che le Istituzioni, Regione Umbria, Provincia di Terni, Comuni interessati intraprendessero insieme a noi una azione di coinvolgimento dei nostri rappresentanti Parlamentari per una iniziativa che consentisse una interpretazione estensiva del concetto di “danneggiamento subito”. Vorremmo che in Italia, anziché accettarle supinamente, si combattesse per modificare quelle leggi e quelle norme che producono effetti sbagliati, se non addirittura iniqui.
Altrimenti, oltre all’amarezza della rovina delle nostre aziende, avremo anche la beffa di non essercele fatte danneggiare nel modo giusto.