di Fausto Cerulli
Parlavo al mio essere solo
davanti al mare. Mi ascoltava
forse un’onda o il vento
di libeccio. Le luci di una
nave quasi magica, mi
ferivano gli occhi, ma volevo
vedere, avevo troppa paura
di essere diventato cieco.
Poi apparve lei, forse sirena,
vestita del suo essere nuda
e mi fu amica, amante, consigliera.
Poi disparve nel chiarore dell’alba,
lasciandomi un profumo
di sali sensuali.
E mi lasciò più solo,
solo per qualche sempre.