di Pier Luigi Leoni
Le sagre spuntano ogni anno come funghi e sono sempre più numerose. E sempre più forti sono le proteste degli esercenti pubblici che vi riscontrano una concorrenza sleale. La tentazione di risolvere il problema per via legislativa e regolamentare, aggiungendo altri paletti legali a quelli che già abbondano, è molto forte. La rabbia degli esercenti, del tutto comprensibile, è forte e organizzata, ma la paura dei cittadini, che potrebbero vedersi privati di occasioni di sollazzo, trova ascolto da parte dei pubblici amministratori sensibili agli umori della massa. Se si vuole fare uno sforzo in direzione dell’equità, credo debba essere tenuto presente che la libertà è un valore e che la democrazia è impostata su questo valore. I pubblici esercenti lo sanno, come sanno che il loro mestiere è tra i più difficili che esistano e che basta un cambiamento imprevedibile degli umori della clientela per costringere un esercizio alla chiusura. Chi si mette a fare l’esercente pubblico, se non è un incosciente, è una specie di eroe. E questo gli va riconosciuto. Quanto alle sagre, si deve tener conto che la loro fortuna è dovuta alla propensione di molta gente ai raduni festosi che stimolano l’adrenalina e richiamano usi tradizionali e ricordi ancestrali; ma anche al fatto che spesso vengono offerti piatti ben fatti la cui fama si diffonde col passa parola, più efficace della propaganda commerciale. Ed è anche vero, come gli esercenti pubblici polemicamente rilevano, che sempre più spesso i prezzi nelle sagre si avvicinano a quelli dei ristoranti; infatti il successo di tali manifestazioni attira sempre di più “volontari” che mirano a farsi i cavoli loro collettivi (finanziare una qualche loro attività o iniziativa) o addirittura individuali. Se fossi autorizzato a dare consigli, direi agli esercenti di tener conto che gli organizzatori delle sagre ci provano gusto a darsi da fare e sanno che i politici sono sensibili anche ai loro voti. Perciò non sperino di essere protetti più di tanto, ma si mettano in concorrenza con le sagre organizzando, singolarmente o collettivamente, raduni festosi in spazi pubblici o privati. Quando arriva l’estate, non aspettino i clienti col tovagliolo sul braccio, ma vadano in piazza coi loro prodotti e al suono della fanfara. Il suono degli ottoni, come il profumo della cucina, scatena l’adrenalina ed eleva l’umore.