di Silvio Manglaviti
Bene ed opportunamente fa il nostro Direttore del Parco Archeologico Ambientale dell’Orvietano, Prof. Bizzarri (e mai inveterato amico, Claudio), a denunciare pubblicamente l’ennesima ridicola boutade contro Orvieto. La sua è voce autorevole in materia archeologica e non solo. Andrebbe ascoltata, insieme a tante altre altrettanto autorevoli e pertinenti in diversi campi, per meditarvi su. E a meditare dovrebbe essere la (o ‘certa’, cosiddetta) classe dirigente. Tralasciando il fatto che in periodo estivo è uso spararle grosse sui mezzi di comunicazione per ovviare alla carenza di notizie, tuttavia questa che Claudio espone al pubblico ludibrio è la classica goccia che fa traboccare il vaso o punta d’iceberg, come meglio aggradi. Orvieto, quantomeno da qualche decennio, ma io direi pure dagli anni Settanta (curiosamente, proprio in concomitanza con l’annessione della ex-diocesi tuderte), si è pian piano trasformata in una sorta di “far west” (essendolo di fatto anche geograficamente in terra d’Umbria) culturale: le classi dirigenti che si sono affastellate via via nel corso degli anni sulla Rupe, in generale, è come se avessero voluto fare a gara per grattar via ogni segno e colore di identità, vestigia, carattere culturali, stando altresì bene attenti a non consentirne eventuali riprese e rigenerazioni; anzi, impostando ed imponendo, normalizzandole, nuove improbabili vesti culturali di chiara matrice propagandistica. Ovviamente legate ora a questo ora a quel carrozzone. Unica inversione di tendenza in tal senso il Progetto Orvieto; purtroppo successivamente esauritosi con lo svuotamento delle greppie e variegati regolamenti di conti interni alle solite classi dirigenti di cui sopra. Orvieto non ha pertanto potuto (mai più) difendere adeguatamente i suoi abbondanti tremila anni di Storia, Cultura e Civiltà. Non ha (mai, dall’Unità d’Italia) potuto far valere e promuovere il proprio ruolo geografico storico di Luogo cerniera tra Tuscia e Umbria che le compete endemicamente, geneticamente, elettivamente. L’urlo del Prof. Bizzarri cade nel deserto. Per l’ennesima volta. Se non si promuove come si deve almeno Orvieto-Velsna-Volsinii, sede del Fanum Voltumnae (cartelloni stradali e flyers in giro, almeno in città e nel comprensorio), come si può pretendere di far conoscere al mondo il luogo in cui l’11 agosto 1264 fu istituita la solennità del Corpus Domini da Urbano IV, papa e patriarca di Gerusalemme? Splendide ed azzeccate iniziative come qualche portale e manifestazione sono apristrada, ma da soli non sufficienti. Il TCI (si vedano ad es. i numeri estivi del periodico Touring) ci snobba, a parte qualche sopito richiamo (e la mia pagina sul sito del Club, non ancora oscurata …). L’articoletto su monte Landro (sito che – tra l’altro – ho personalmente contribuito a promuovere nei convegni di S. Lorenzo) non deve essere sottovalutato. Va preso semmai come monito. Orvieto paga (ancora oggi, mi duole constatarlo) l’assenza di una classe dirigente all’altezza che possa intanto difenderla da chiunque non rispetti le semplici regole dell’onestà scientifica ed intellettuale. Poi, magari, pure promuoverla come dovrebbe essere, e come meriterebbe uno dei posti più belli al mondo, per ricchezza di emergenze e risorse culturali. Questa nostra antichissima, ancestrale, Terra Volsiniese di “Orvieto-Bolsena” (e che comprende anche Bagnoregio, Acquapendente, spindendosi fino a Chiusi e Città de la Pieve, solo per citare alcuni tra i centri maggiori di questa Regione Naturale, fisica e antropologica), pretende il giusto riconoscimento del proprio carattere culturale. Terra di scambi culturali. Qui passavano la leggendaria Via Heracleia e poi le consolari Cassia e Traiana; le Romee (Francisca, Stadense alias Teutonica alias Alemagna), lambite dalla Carolingia. Orvieto-Bolsena, Terra del Fanum e del Corpus Domini. Cosa altro si vuole ancora per vederlo scritto da qualche parte, per sempre? Fumi, Perali, Buccolini, Pieri, Bonelli, Dottarelli, Tecchi, Bizzarri Sr., ringrazieranno e potranno finalmente riposare in pace. Siamo nel pieno del giubileo per la Transiturus … per chi non se ne fosse ancora accorto.