Il Consiglio comunale ha discusso e approvato all’unanimità la mozione presentata dai consiglieri Marco Moscetti e Anna Rita Mortini (PD) con la quale si promuovono sul proprio territorio comunale i progetti di Agricoltura Sociale.
Più precisamente il Consiglio comunale ha deciso di promuovere un tavolo di lavoro, coinvolgendo le associazioni di categoria del settore quali: Confagricoltura, CIA, Coldiretti, Libera, AIAB, Rete Slow Food, Coop Sociali e quanti altri possono apportare un contributo, per elaborare i seguenti progetti:
– disciplinare per stabilire i requisiti sociali ed agricoli dei progetti di Agricoltura Sociale;
– registro di imprese che promuovono agricoltura sociale;
– individuazione dei criteri per la promozione di un marchio specifico per i prodotti derivanti da Agricoltura Sociale;
– promozione dei prodotti derivanti da imprese di agricoltura sociale, con la collaborazione delle associazione di categoria del settore, presso la rete commerciale e di ristorazione del territorio comunale;
– concedere i terreni di proprietà dell’Ente, a titolo gratuito o con un affitto simbolico, alla realizzazione di progetti di agricoltura sociale.
Relatore della mozione è stato il consigliere Marco Moscetti che ha evidenziato le finalità dell’agricoltura sociale, ovvero la valorizzazione dell’agricoltura multifunzionale nel campo dei servizi alla persona che si caratterizza per legare la produzione di beni e servizi tradizionali alla creazione di beni e reti informali di relazioni.
“L’agricoltura sociale che è oggetto di proposte di leggi sia a livello nazionale che regionale – ha sottolineato il proponente – interviene a sostegno della produzione di salute di azioni di riabilitazione/cura, dell’educazione, della formazione, dell’organizzazione di servizi utili per la vita quotidiana di specifici gruppi di utenti (agri-asili, servizi di accoglienza diurna per anziani, riorganizzazione reti di prossimità per la cura ed il supporto alla vita di anziani), nonché nella creazione di opportunità occupazionali per soggetti a più bassa contrattualità. Inoltre, valorizza le potenzialità co-terapeutiche dell’interazione con i viventi, mette a disposizioni luoghi e facilita l’incontro con gruppi di persone dove potenziare le capacità individuali e la vita di relazione delle persone coinvolte. Vede attive imprese e famiglie agricole, cooperative sociali, associazioni di volontariato, strutture pubbliche, nell’avvio di iniziative inclusive legate alla gestione di processi produttivi agricoli. Gli utenti dell’agricoltura sociale sono persone con disabilità fisiche, psichiche e mentali, giovani con difficoltà nell’apprendimento o nell’organizzare la loro rete di relazioni, soggetti con svantaggio sociale e a bassa contrattualità, con dipendenze da droghe, disoccupati di lungo periodo, burn-out, malati terminali, anziani, bambini in età scolare e prescolare. Si lega ad un modello di welfare municipale che basa sulla professionalità e sull’azione pubblica di regolazione e salvaguardia i suoi punti essenziali, ma che, allo stesso tempo è capace di integrare nell’organizzazione delle reti formali di servizi le azioni delle reti informali basate sul principio di responsabilità, sulla presa in carico e sullo spirito di comunità. Infine, promuove un modello di agricoltura più vicino alle esigenze del territorio, dei suoi abitanti e dell’ambiente, e guarda con attenzione alla responsabilità ed all’impegno dei consumatori nella selezione dei propri comportamenti di acquisto”.
“Da ultimo – ha osservato – l’indagine conoscitiva sull’agricoltura sociale, presentata lo scorso 4 luglio alla XIII Commissione della Camera, ribadisce: ‘…Per le istituzioni pubbliche favorire lo sviluppo dell’agricoltura sociale rappresenta un interesse non solo etico, ma anche economico. Infatti, in termini economici, investire nelle fattorie sociali è motivo di ottimizzazione dei costi, perché consente alle persone, attraverso il lavoro, di passare dalla condizione di soggetto assistito alla condizione di soggetto attivo della società, dall’essere un costo all’essere una risorsa. Al contempo, le pratiche di agricoltura sociale offrono un rilevante contributo allo sviluppo del territorio e delle comunità rurali, in quanto creano nuove opportunità di reddito e di occupazione, offrono concrete prospettive di inclusione sociale per soggetti vulnerabili, generano servizi per il benessere delle persone e delle comunità, migliorano la qualità della vita nelle aree rurali e periurbane, creano beni ‘relazionali’. In generale, i soggetti partecipanti all’indagine hanno ampiamente illustrato come l’agricoltura sociale, più che una forma di diversificazione aziendale, rappresenta una possibile forma di economia e di agricoltura « civile », dove i meccanismi del mercato, del dono e della reciprocità operano in forma combinata nella regolazione degli scambi locali tra i membri della comunità’. Il Comune di Orvieto ha la proprietà di diversi terreni agricoli che possono essere utilizzati dunque, come avviene in altri Comuni italiani, per le finalità dell’agricoltura sociale”.
Sintesi del dibattito:
Stefano Olimpieri (PdL): “l’agricoltura è un pilastro dell’economia italiana e oggi ha dei segni ‘più’ rispetto ad altri settori, credo però che questa proposta risponda solo in parte alle istanze del mondo agricolo. Non credo che l’agricoltura sociale possa essere un volano serio di crescita economica piuttosto di impegno sociale. Io penso che sia doveroso che nel nostro Statuto riformato si indichi ‘Orvieto città del Vino’. Da ciò deriva la difesa e tutela della nostra agricoltura in termini di benefici. Certamente raccogliamo la proposta dell’agricoltura sociale ma non come soluzione di spinta economica. Personalmente mi asterrò perché elemento limitativo e fuorviante rispetto ad un contesto di programmazione di livello nazionale, europeo e mondiale”.
Maria Cecilia Stopponi (PRC): “Olimpieri ha ammesso di non aver capito bene il senso della proposta di agricoltura sociale che effettivamente non ha nulla a che vedere con i grandi scenari mondiali. L’agricoltura sociale è un comparto che produce ricchezza sociale in un lavoro di cura e riabilitazione, in cui persone svantaggiate riescono a recuperare un ruolo. Evidenziare il sostegno politico alla crescita di questa esperienza significa, ad esempio, poter trovare una piccola nicchia di commercializzazione dei prodotti dell’agricoltura sociale che non la rendono fine a se stessa. Di qui l’invito a riportare la discussione sul reale significato di agricoltura sociale che va sostenuta appunto come valore sociale”.
Pier Luigi Leoni (PdL): “condivido e apprezzo alcune considerazioni generali del capogruppo, però mi sento vicino ai contenuti che hanno ispirato la mozione perché questo tipo di agricoltura, che ci si propone di valorizzare, rientra nella valorizzazione del cosiddetto terzo settore che, data dall’attenzione alla reciprocità, consente di sfuggire alla forbice del dirigismo statalista e del profitto in senso assoluto. Nella mozione di parla di orti sociali, il PRG parlava di orti amatoriali. Penso che sarebbe un progresso se questi diventassero orti sociali. Sono favorevole”.
Adriana Bugnini (PD): “riteniamo che questa proposta possa essere necessaria per la nostra comunità. Vorrei fare un esempio, nel momento della diagnosi della disabilità per bambini, giovani e anziani, la cura è senza dubbio finalizzata al recupero delle capacità che avevano prima mentre il momento della riabilitazione può essere il mezzo attraverso il quale raggiungere questo obiettivo, e questo mezzo può essere proprio la realizzazione di orti sociali. Per non parlare degli aspetti educativi e culturali per i bambini. A noi interessa anche l’esperienza dell’orto urbano realizzato in altre realtà, che consente il recupero di superfici di proprietà comunale abbandonati e che potrebbero rappresentare anche un piccolo beneficio per effetto del pagamento di affitti al Comune. La concessione di questi appezzamenti, potrebbe essere infine un momento di attenzione verso chi volesse contribuire all’economia familiare a costo zero specie in un momento così critico per le risorse economiche dei nuclei familiari”.
Anna Rita Mortini (PD): “spero che la mozione venga apprezzata da tutto il Consiglio comunale. L’agricoltura sociale offre una serie di opportunità consentendo l’inclusione sociale con l’inserimento al lavoro di persone svantaggiate che possono passare da soggetti assistiti a soggetti attivi. La pratica dell’agricoltura sociale si dedica alla riscoperta e promozione di prodotti tipici locali favorendo una sensibilizzazione verso i prodotti a chilometro zero da introdurre nelle nostre mense scolastiche e ospedaliere. Quindi può dar luogo a servizi innovativo che possono rispondere alla crisi dei sistemi tradizionali. Anche a livello nazionale si sta discutendo per migliorare la legislazione in merito. A Orvieto come Allerona è già in essere un orto sociale che coinvolge oltre alla cooperativa Quadrifoglio anche la condotta slow food e rispetto al quale si sono già costituiti gruppi di acquisto solidale. Le richieste contenute nella mozione sono dunque condivisibili e sono una opportunità economica oltre che sociale”.
Carlo Sborra (PdL): “confesso che non ero informato sul significato di questa agricoltura sociale che va ad aiutare le persone più svantaggiate, quindi sono favorevole”.
Giuseppe Germani (PD): “il tema è molto serio, nel senso che intorno all’agricoltura sociale si può e si deve sviluppare un settore che possa dare risposte non solo alle persone svantaggiate ma a tante persone che fanno dell’agricoltura una attività, che è formativa e psicologicamente importante. La richiesta è quella di mettere a disposizione proprietà comunali altrimenti a rischio incendio, anche intorno alla rupe, cominciando dalla loro mappatura per non lasciarli incolti; inoltre, dobbiamo spingere verso la Regione perché la legge regionale che è stata presentata vada avanti. Infine, dovremmo favorire la commercializzazione dei prodotti coltivati in questi orti”.
L’assessore Roberta Tardani a nome della Giunta: “la mozione è condivisibile e i nostri uffici hanno già verificato la disponibilità di terreni, quindi ci stiamo lavorando. Come ambito sociale, peraltro, questa attività è esercitata dalle cooperative sociali per l’integrazione di soggetti svantaggiati. Siamo favorevoli e terremo aggiornato il Consiglio comunale sulla eventuale disponibilità di terreni da mettere a disposizione”.
Nella replica Marco Moscetti ha sostenuto: “desidero ringraziare i consiglieri e l’assessore. L’obiettivo della mozione è di cercare di creare una rete intorno a coloro che fanno agricoltura sociale. Gruppo di lavoro che lavora al disciplinare e al marchio”.
In occasione della dichiarazione di voto, il Stefano Olimpieri ha affermato: “faccio ‘mea culpa’ e voterò a favore dell’atto avendone compreso meglio la portata. Resta comunque il fatto che questa esperienza deve essere spiegata bene a chi sta sul mercato e affinché le aziende possano assumere le persone svantaggiate. La mozione lodevole, ma mi sembra labile il confine fra il parcheggio di alcune persone svantaggiate e l’inserimento serio ed effettivo nelle strutture lavorative, con il rischio contrario di fare un danno. Oltre al Comune, vi sono altre strutture pubbliche che hanno centinaia di ettari in queste zone, sarebbe importante se in qualche commissione specifica o gruppo di lavoro si potesse ragionare rispetto alle proprietà di altri enti di natura nazionale o fabbricerie, che sono state abbandonate. In questo caso l’agricoltura sarebbe sociale e produttiva. Sono favorevole”.