Aria di elezioni prossime venture. Gente che si incontra, cena insieme e “verifica” , crocchi in giro, tante chiacchiere, movimento intenso.
Nel festa del Turismo del Pd le questioni del futuro di Orvieto sono passate in second’ordine, festa nazionale, temi grandi. D’altra parte è anche difficile comprendere che cosa si stia muovendo nel più grande partito della città con la folla di candidati che si sta muovendo, timidamente per ora, ma tutti pronti allo scatto finale, avanti o indietro, appena si capirà come sarà scelto il candidato sindaco, se ci saranno le primarie di coalizione e se ci sarà ancora una coalizione classica, quella di centrosinistra con SeL e Comunisti italiani. “Bisogna partire dalla coalizione di centrosinistra- sostiene Evasio Gialletti, vecchia volpe elettorale, candidato da più di 300 preferenze personali-. Da lì poi apertura a tutto quanto si muove in città e va nello stesso verso e ripresa dei progetti che il centrodestra ha affossato in questi cinque anni senza sostituirvi nulla. Non mi sembra però che il Pd pensi di adottare questo metodo. Con me Scopetti sostiene che il suo partito è aperto alla città, al di là dei vecchi schieramenti. Insomma, il contrario di come vedo le cose io. Il Pd si ha sempre avuto la tendenza a sentirsi autosufficiente e se continuasse potrebbe correre così il rischio di regalare di nuovo Orvieto al centrodestra.”
Certo comunque che scegliere è difficile in un ambiente in cui alle correnti politiche si assommano quelle personali e perfino di renziani ce ne sono già due rami. C’è Trappolino, Di Loreto, lo stesso Scopetti. Candidato in pole è Giuseppe Germani, il più apprezzato, che però non è tipo da contrasti intestini e potrebbe lasciar perdere se vedesse che la lotta interna potrebbe allontanare il successo del suo partito. Se ci saranno le primarie ci vorrà consenso su una persona oltre che su un programma e quella persona dovrà essere votata anche da quella società a cui Scopetti vuole aprirsi, composta da un tela di possibili liste civiche vere, non pd dirette, oltre che da associazioni imprenditoriali, culturali , sociali. Insomma, non sono più i tempi facili del centralismo democratico del vecchio Pci e potrebbe saltar fuori un candidato sindaco che non proviene dall’apparato, come è accaduto spesso al Pd in altre città.
“Sì, certo-riprende Gialletti-ma bisogna comunque partire da quello che c’è, il centrosinistra. E subito. Spero che l’esperienze del 2009 sia servita a qualcosa e che i democratici non continuino con la manfrina che portò alla vittoria di Còncina e che il blocco odierno di ogni scelta fa tristemente presagire”.
Còncina ancora sindaco, quindi? Candidato certamente, ci ha preso gusto, ma anche per lui non sarà così facile. Toni tesse la sua tela, forse c’è già dentro Frizza, ma la spina nel fianco potrebbe essere la giovane e gagliarda vicesindaco, Roberta Tardani, leader naturale della nuova Forza Italia che ha l’ambizione di raccogliere gran parte del centrodestra. E un partito nuovo, anche se per modo di dire, non si affiderebbe mai a un personaggio vecchio, non tanto per età quanto per l’esperienza risultata fallimentare e comunque non certo foriera della speranza di rinnovamento e metodo. Gialletti sorride per i busillis degli altri, pensa ai suoi riformisti, vecchi socialisti provenienti da tutti i luoghi della diaspora che ricominciano a vedersi di nuovo, a cercarsi e a pensare insieme, spinti da un sopito orgoglio socialista che soltanto le elezioni sanno riaccendere. “Ci siamo già visti qualche volta, è bello, amicizia, nessun rancore, tanto in comune” conclude soddisfatto con i piedi a mollo nella piscina della moglie, a Castiglione in Terverina. ” Tutto regolare eh!” ci fa notare.