di Pier Luigi Leoni
Nel suo bel ragionamento sulla democrazia bipolare, il mio amico Mario Tiberi accenna alle connotazioni particolari del popolo italiano (particolarismi territoriali, frazionismi campanilistici e protagonismi individualistici) che rendono preferibile la flessibilità del bipolarismo alla rigidità del bipartitismo. Niente da obiettare, ma vorrei complicare un po’ il ragionamento partendo dalle tre principali culture politiche radicate sia in Europa che in Italia: il liberalismo nella accezione neoliberista, il socialismo nella accezione socialdemocratica e il cristianesimo popolare. La terza di queste dottrine, che ha avuto un fondamentale ruolo storico in Italia, in Spagna e in Germania, ha subito per lungo tempo un calo di originalità, fino ad appiattirsi o sul liberalismo o sul socialismo. Ma il vigoroso rilancio della dottrina sociale cristiana da parte di Giovanni Paolo II l’ha riportata sempre più in auge. Tanto che la costituzione europea e poi quella italiana hanno, più o meno inconsapevolmente, finito col recepire il principio della sussidiarietà teorizzato addirittura da Pio XI. Indispensabile la libertà, che lascia respirare la creatività umana e, grazie ai meccanismi del mercato, produce ricchezza; indispensabili la solidarietà pubblica e privata che redistribuiscono la ricchezza attutendo le diseguaglianze prodotte dalla competizione economica; ma indispensabile anche la sussidiarietà, cioè il riconoscimento e la valorizzazione delle forme in cui spontaneamente si organizza la società civile per dar vita a relazioni umane che contribuiscono ad un autentico benessere; infatti per stare bene non basta la disponibilità di beni di consumo sovente inutili, nonché di servizi monopolizzati dallo Stato e dagli enti pubblici con gli effetti negativi di tutti monopoli, per di più resi perversi dalla logica del potere politico. Gli esseri umani sono complicati: dànno per avere nei contratti di mercato; dànno per dovere nel pagare le tasse e nel fare beneficenza; dànno per amore nelle circostanze più delicate della vita. I rapporti familiari, le amicizie, le relazioni di vicinato e infinite forme di associazione e di cooperazione completano il quadro. Mi sembra perciò auspicabile, se bipolarismo deve essere, che chi si sente almeno culturalmente cristiano non si appiattisca sul liberalismo o sul socialismo; ma che il liberalismo e il socialismo recepiscano le istanze della società civile.