di Filippo Belisario
Abitualmente si indica con l’inglesismo top down un tipo di approccio calato dall’alto, preconfezionato, imposto gerarchicamente, non discutibile o negoziabile ma che può solo essere accettato. Il suo contrario è bottom up, un qualcosa di costruito metodologicamente dal basso, partecipato, concordato, discusso magari per lungo tempo ma alla fine ampiamente condiviso e riconosciuto.
Ecco, per tornare alla discussione riguardo all’incontro top down di qualche giorno fa alla Festa Nazionale del Turismo del PD su “Turismo, ambiente, cultura – la via dello sviluppo sostenibile”, credo anche io che la serata sia stata un’occasione sciupata per iniziare a costruire, o ri-costruire, qualcosa di diverso e concreto a partire dal nostro territorio. Ed è un peccato perché, potenzialmente, si partiva da alcune buone premesse.
Una cornice non localistica e di buona visibilità, la presenza del ministro dell’ambiente, una serie di incontri precedenti che avevano gettato le basi per una possibile progettualità condivisa di area vasta (il cui senso è racchiuso nel documento PD sui “contratti di paesaggio” dove si parla di governance e di “governo partecipato e olistico del territorio”, a sottolineare, forse per la prima volta, un atteggiamento teoricamente inclusivo nella costruzione delle decisioni), una platea numerosa, attenta ed eterogenea che racchiudeva diversi amministratori locali, portatori di interesse e rappresentanti del mondo associazionistico. Insomma una buona base per un sano e utile confronto sulle tante, possibili e auspicabili, idee di futuro. Certo l’incontro è iniziato con un’ora di ritardo e il setting, il contesto fisico, non era dei più invitanti, con in alto il salottino stile Bruno Vespa in cui si sarebbero confrontati i relatori e in basso le file passive degli spettatori. Ma la forma non è sostanza.
E allora vediamola la sostanza, o almeno analizziamo come si siano pian piano fatti strada nell’iniziativa una deriva di coordinamento e un’incoerenza di contenuti che hanno portato molti partecipanti a percepire la loro presenza lì come qualcosa di alieno. La riflessione immediata che credo abbia attraversato i presenti è il terribile senso di “fuori tema” che si è percepito quando chi aveva la responsabilità di moderare gli interventi ha iniziato a centrare gli argomenti sul manifatturiero. Ma che c’entrava? E perché avremmo dovuto per forza contrapporgli la filiera turismo-ambiente-cultura in termini di subalternità? E perché non dare dignità, autonomia ed esclusività ai termini utilizzati nel titolo dell’incontro?
Ma la frittata ormai era fatta e si è capito finalmente che i tanti che erano arrivati certi di ascoltare idee, confronti e proposte su turismo, ambiente, cultura e sostenibilità, in realtà avevano sbagliato tempo e luogo.
Nell’ordine si è poi parlato degli “asset dello sviluppo”, di riqualificazione del territorio, di partecipazione come valore (però timidamente) ma anche di incoerenza dell’approccio “nimby” (“non nel mio cortile”) alle questioni ambientali, o di ambientalismo “del fare”, ormai per fortuna così lontano rispetto alle chiusure degli anni ‘70 – ‘80, ecc., ecc.
Intanto il tempo passava fino a che si è giunti, a ridosso delle 24, al tentativo di chiudere lo spettacolo senza alcun accenno a possibili interventi dal basso, domande, richieste. E qui ha fatto bene chi, con energia, ha preteso quanto meno un momento di attenzione e visibilità per focalizzare un paio di “piccole” vertenze ambientali (geotermia sull’Alfina e eolico sul Peglia) dal cui esito dipende il futuro che si vuole immaginare per il nostro territorio. Purtroppo è stato il punto di arrivo e chiusura di una serata in buona parte sprecata. E invece avrebbe, forse, dovuto e potuto essere solo un punto di partenza…
Per capire ad esempio come un’area così straordinaria a cavallo fra Umbria, Lazio e Toscana, che concentra in poche centinaia di chilometri quadrati così tanti elementi di cultura, paesaggio, biodiversità e genti, così tante e varie opportunità turistiche di intrattenimento e svago, possa candidarsi a diventare un esperimento unico a livello europeo di sana gestione e integrazione delle politiche di pianificazione, ambientali, culturali e turistiche. Un’area in cui valorizzare l’esistente con uno sguardo ai futuri prossimo e remoto in un’ottica di sostenibilità. Con progetti e sistemi attenti e virtuosi di gestione del turismo, intelligenti, innovativi, magari a basso costo ma economicamente remunerativi, rispettosi dell’ambiente e degli ambienti, attenti alla qualità di vita delle collettività, ma anche ad offrire esperienze significative e memorabili ai visitatori.
Non sono utopie irraggiungibili da relegare nelle “varie ed eventuali” di una sera d’estate, ma spunti concreti per iniziare a pensare e progettare.
A pochi mesi dalle amministrative sarebbe nell’insieme interessante capire quali e quante siano le diverse anime del PD locale, unico partito che per ora parla e agisce come forza di governo. E anche quali siano, al di là delle parole, la sua idea di futuro, la visione, gli indirizzi, gli strumenti, i metodi. Ma nell’esprimere questo sarebbe bene che fosse chiarito anche con il contributo di chi e come.
Con la maschera della partecipazione si chiederà l’approvazione-ratifica di proposte ormai blindate o si cercherà veramente di costruirle insieme quelle proposte, costi quello che costi, con tutti coloro che hanno qualcosa da dire e dare? I fermenti sono tanti, il vento politico cambia in continuazione. Si potrebbe creare un’onda lunga il cui obiettivo non sia solo vincere le elezioni ma costruire una nuova stagione di progettualità sostenibile attorno a cui far rifiorire questa vasta, bellissima e un po’ dimenticata area dell’Italia centrale.
Può essere questa una speranza? Possiamo far crescere consapevolezza e senso di partecipazione in questa direzione?
Inglesismo per inglesismo, bottom up vuol dire “dal basso”, ma bottom significa anche posteriore, nel senso di “di dietro”, “terga”. Sicuramente ci saranno altre occasioni, se i tempi sono maturi, per iniziare a parlare di futuro in maniera partecipata. Ma per fortuna saranno sempre meno le persone disposte a farsi prendere per il… bottom.