di Pier Luigi Leoni
Non sono l’avvocato difensore del sindaco e della sua famiglia, ma so leggere abbastanza le carte per rendermi conto che nel caso specifico si tratta di irregolarità amministrative (quindi non di reati) e, fino a prova contraria, conoscendo il sindaco come una persona per bene, mi attengo alla sua affermazione che la sua famiglia fosse stata mal consigliata.
Ho l’impressione che gli oppositori di Còncina non la pensino molto diversamente da me e, nonostante l’ansia di riprendere il Comune, siano piuttosto irresoluti nello sfruttare l’incidente della piscina. Anche perché sanno benissimo che se si analizzassero bene le foto aeree del territorio comunale, integrandole con qualche sopralluogo e qualche scatto sul posto, nonché scartabellando le pratiche comunali, si potrebbe provocare il finimondo.
Il rappresentante di Italia Nostra, nella sua recente conferenza stampa, l’ha presa alla larga; si è lamentato della cattiva gestione di Orvieto negli ultimi sessant’anni per concludere con l’auspicio delle dimissioni del sindaco in carica perché, dopo l’affare della piscina, non sarebbe più credibile come garante del rispetto delle regole e dei valori culturali della città.
Italia Nostra ha il diritto di auspicare, ma le dimissioni del sindaco le dovrebbero chiedere le opposizioni e dovrebbero cercare di spaccare la maggioranza. Ma non lo fanno e passano il tempo a cercare inutilmente di censurare il presidente del consiglio, che ha l’unica colpa di aver soffiato il posto al consigliere Gialletti.