di Pier Luigi Leoni
La metà circa degli Italiani odiano Silvio Berlusconi e non vedono l’ora che scompaia dalla scena politica. Sulle modalità dell’eliminazione i gusti variano, ma per tutti costoro il Cavaliere va eliminato. Il fatto che milioni di connazionali lo votano dimostrerebbe solo che vi sono in Italia milioni di stupidi.
È lecito quindi supporre che tra gli italiani che odiano Berlusconi vi siano anche molti magistrati e che essi abbiano due motivi in più per odiare il Cavaliere. Non è lui che da vent’anni minaccia di riformare la giustizia per tagliare le unghie ai procuratori con vocazioni politiche? Non è lui che ha detto che la magistratura è piena di matti, dal momento che nessun magistrato è stato sottoposto a una preventiva e seria visita psichiatrica?
Andreotti gli avrebbe detto: «Te la sei andata a cercare.»
Comunque la recente sentenza di Milano ha tutte le caratteristiche di un importante avvenimento storico. È inutile dire che le sentenze vanno rispettate. Le sentenze sono emesse da esseri umani con ritualismi, a cominciare dall’indossare uno spolverino nero che chiamano toga, tramandati nei secoli per incutere soggezione quasi religiosa. Ma poiché sono emesse da esseri umani, le sentenze possono essere sbagliate e possono essere criticate. Del resto i più severi censori dei magistrati sono gli stessi magistrati che mandano assolti almeno la metà degli imputati che i pubblici ministeri hanno sbattuto in galera, e che modificano circa la metà delle sentenze emesse dai colleghi nei precedenti gradi di giudizio.
Le sentenze sono fatti che pesano quotidianamente su migliaia di poveri cristi, rovinando legittimamente o illegittimamente, le loro vite. Ma quando riguardano personaggi storici assumono rilevanza storica, giuste o sbagliate che siano. Sarebbe blasfemo paragonare la condanna di Berlusconi a quella (illegale) di Gesù Cristo, e sarebbe esagerato paragonarla a quella (illegale) di Luigi XVI, o a quelle (legali) dei colonnelli greci e dei generali cileni e argentini, ma una sua importanza storica ce l’ha, indipendentemente dalla colpevolezza o dalla non colpevolezza del Cavaliere. Milioni di italiani, se avessero potuto indossare la toga, avrebbero mandato Berlusconi in galera molto tempo fa, altri milioni di italiani lo avrebbero mandato assolto.
Ma questa sentenza di condanna, come sarebbe stato per una sentenza di assoluzione, peserà su tutti gli Italiani perché approfondirà ancora quella divisione profonda che sta frenando da decenni la “normalizzazione” della nostra Nazione.
Ne vedremo delle brutte.