di Cristina Trequattrini
Un inedito dialogo tra il giullar cortese, Gianluca Foresi e Fra’ Tuck, impersonato da Silvio Manglaviti, ha inaugurato ieri pomeriggio lo spettacolo medioevale in Piazza Duomo ad Orvieto: la manifestazione, legata agli eventi celebrativi per il 750° anniversario del Miracolo Eucaristico di Bolsena organizzati da Ar.Tè, Fondazione Cassa di Risparmio e Comune di Orvieto prevedeva la disputa di una partita a scacchi a personaggi viventi tra la città di Orvieto e quella di Marostica e lo spettacolo degli sbandieratori dei Borghi e Sestieri Fiorentini.
E’ proprio nella città veneta che a partire dal 1923 nasce questa singolare rappresentazione, che ogni due anni vede sfidarsi sulla scacchiera ricreata nel Campo Grande del Castello due opposte fazioni cittadine in rappresentanza dei nobili guerrieri Rinaldo d’Angarano e Vieri da Vallonara: essi, innamoratisi di Lionora, figlia del governatore di Marostica, nel 1454 furono spinti da quest’ultimo a disputare una partita di scacchi, che avrebbe decretato il vincitore come futuro marito della giovane contesa.
Orvieto ed i pezzi bianchi, impersonati dai figuranti del Corteo Storico contro Marostica ed i pezzi neri rappresentati dalla delegazione veneta: per la prima volta su una scacchiera, hanno dato vita ad una avvincente competizione, riproducendo una storica partita giocata a Londra nel 1851, intitolata “l’immortale”; le due storie quindi, quella profana marosticense ambientata a metà Quattrocento e quella religiosa del miracolo di Bolsena avvenuto nell’anno 1263, si sono fuse insieme in un intreccio senza precedenti, diretto magistralmente dal regista Maurizio Panici.
A muovere i pezzi, ossia ad annunciare i vari spostamenti sulla scacchiera, la voce del giullar cortese Gianluca Foresi, che ha tradotto dal dialetto veneto il canovaccio usato a Marostica ricreando un testo in una lingua volgare più adatta al centro Italia: seguendo le mosse dei due contendenti seduti ad un tavolo da gioco, egli impartiva le indicazioni necessarie ai personaggi della scacchiera, che uno ad uno uscivano dal gioco fino allo scacco matto che ha portato alla vittoria la città di Orvieto; ma l’attore orvietano non si è limitato soltanto a questo, ha intrattenuto gli spettatori con le sue rime improvvisate che ha sapientemente alternato al testo veneto creando una composizione gradevole e divertente.
Stimato in tutta Italia per il suo lavoro, non è un caso se il Comune di Orvieto ha voluto per questa rievocazione storica proprio l’attore orvietano, che ha dalla sua una carriera pluridecennale: protagonista indiscusso della serata, ha riscosso un grande successo tra il pubblico, che è stato molto partecipe ed è finito inevitabilmente anche per essere vittima delle sue prese in giro giocose.
La sua formazione comincia ad Orvieto, sua città natale, dove studia recitazione presso il Laboratorio Teatro Orvieto perfezionandosi poi con stages sull’arte e sulla tecnica dell’improvvisazione.
A partire dal 1995 propone al pubblico il personaggio del giullar cortese nelle più importanti rievocazioni storiche italiane: il giullare, infatti, è un personaggio che per sua natura si presta ad essere utilizzato per rallegrare occasioni conviviali e per intrattenere i passanti durante le feste medioevali.
Autore, attore e regista, tiene corsi e laboratori, mette in scena spettacoli teatrali ed ha partecipato a due edizioni della manifestazione Todi Arte Festival, la prestigiosa rassegna di teatro ed arti sceniche diretta da Maurizio Costanzo.
Importante, inoltre, la collaborazione con la regista newyorkese Karin Coonrod che porta in scena lo spettacolo Laude in Urbis, una versione rivisitata della sacra rappresentazione: grazie a questo lavoro teatrale Gianluca ha recitato anche negli Stati Uniti, nel National Museum of Catholic Art and History di New York.
Da ricordare, inoltre, la sua collaborazione a trasmissioni radiofoniche, come ad esempio quella intitolata Vieni avanti Kiss Kiss condotta insieme a Marco Baldini per ben due stagioni.
Ciò che stupisce maggiormente, chi per la prima volta si trovi al cospetto di questo poliedrico artista, è la sua abilità linguistica unita all’improvvisazione poetica: i suoi testi sono soltanto in parte legati ad un canovaccio su cui egli, di volta in volta, imbastisce sempre nuove storie a seconda del pubblico e delle situazioni.
Farabutto, come egli si definisce sulla scena, irriverente, acuto, sempre pronto a sbeffeggiare il malcapitato di turno su cui ha posato il suo sguardo: è straordinario vedere come egli domini la scena e come riesca a destreggiarsi tra le variabili del caso, senza mai perdersi d’animo, ispirato da sempre nuove idee.
Il giullar cortese, tuttavia, è difficile da raccontare, bisogna viverlo, vederlo in azione, per poi da una parte sorprendersi della sua bravura e dall’altra temere di essere la sua prossima vittima!