di Mario Tiberi
E’ sotto gli occhi pur dei ciechi, e ciò non lo si può negare, che la civica amministrazione orvietana guidata dal Sindaco Concina giace, ormai da tempo, in una fragilissima greppia oscillante tra l’annaspamento e il traballamento con, al centro, l’immobilismo più totale.
Del nuovo modo di governare, del rinnovamento e metodo, delle linee di indirizzo programmatico, della originaria compagine governativa, è rimasto ben poco: in termini di credibilità e di rappresentatività del voto popolare di Giugno 2009, anche a voler ricercarne una sensata spiegazione, sarebbe come andare a spulciare un pagliaio per recuperarvi un minuscolo ago in esso disperso.
Di ciò il Sindaco in carica dovrebbe averne contezza ma, probabilmente, preferisce tapparsi le orecchie, turarsi il naso e chiudere gli occhi per non sentire, non odorare e non vedere. Non mi meraviglio poiché non è trascorso granché di tempo da quando, in un colloquio privato generatosi casualmente, di getto e con tutta franchezza mi confessò di essersi imposto di non concedere ascolto alle parole al vento, di non voler assaporare i profumi olezzosi del chiacchiericcio pettegolante, di barrare la vista di fronte a fatti ed eventi, secondo lui, più capziosi e fallaci che realmente fondati.
Ora però, Signor Sindaco, la vaporizzazione della Giunta Municipale nella sua funzione deliberativa e le dimissioni a catena dei suoi più stretti collaboratori non sono eventi immaginari o fantasiosi; sono invece accidenti accaduti nella concretezza della realtà almeno, così appare, agli occhi di una intera comunità cittadina e nemmeno ad Ella, che ne è alla guida, solo ed unico può sembrare il contrario.
Mi meraviglia, per converso, il deficit di coerenza rispetto ad una sua più prossima affermazione pubblica che, all’incirca, ha suonato in tal guisa: “Ho un debito di riconoscenza nei confronti della città di Orvieto che ospitò la mia profuga famiglia ed è, per tale motivo, che ora presto ad essa la mia opera di primo amministratore e per il suo bene e per quello di tutti i suoi cittadini”.
Si domandi oggi, alla luce del precipitare degli avvenimenti in corso, quale sia il vero bene della città e se per caso, in codesti frangenti, non sia coincidente con una sua repentina uscita di scena. Lei, come ben sa, non è certamente obbligato a dimettersi, ma buon consiglio vorrebbe che seduta stante lo facesse. Saper cogliere l’attimo giusto e migliore per concludere, a testa alta, una esperienza divenuta sofferta e sofferente è una virtù, un gesto di coscienza, un diritto, un dovere che ognuno di noi deve al rispetto che sempre dobbiamo serbare alla nostra dignità di esseri umani.
Di altro ancora mi meraviglio. Ovverosia, mi meraviglio del comportamento tentennante ed ambivalente delle opposizioni politiche cittadine, in particolare di quella rappresentata dal Partito Democratico. Non serve sbraitare, o peggio ancora blaterare e ciarlare, se poi lo sbandierato proclama accusatorio viene privato di azioni ed iniziative di concreta tangibilità e, se al pensiero non segue l’atto, ogni pur valida e pia intenzione rimane vuota ed inutile.
A quale atto mi riferisco?. All’unico responsabilmente praticabile: cioè quello di richiedere immediatamente la convocazione straordinaria del Consiglio Comunale di Orvieto avente, all’ordine del giorno, la discussione di una mozione di sfiducia da presentare nei confronti del Sindaco e del suo zoppicante governo cittadino. Perché non si opera in tal senso?. Perché si consente che la già precaria condizione di salute civica degradi ulteriormente?. Perché non vi è la volontà politica di mostrarsi coraggiosi e pugnaci?.
Sono domande alle quali una forza partitica, seria e responsabile, non può certo sottrarsi di rispondere con argomentazioni organiche e convincenti. Altrimenti, non sarà mai fugato il dubbio che tra il Dr.Concina e una fetta rilevante del PD si instaurò un segreto patto di potere tuttora vigente e che, avendo lo stesso PD subito la perdita di numerosi esponenti potenzialmente validi ad eccezione dei due consiglieri transfughi, non sia ad oggi ancora in grado di presentare una robusta proposta di alternativa di governo da sottoporre al giudizio degli elettori e, in più, che non abbia al momento tutti quei numeri, né quantitativamente né qualitativamente, di cui disporre per affrontare degnamente la crisi successiva alla implosione della Giunta di centrodestra.
Vorrei, in piena sincerità, essere smentito e quindi potermi ricredere ma, nel contingente, il quadro è quello descritto, dove più dove meno. E la verità, quella pura e genuina, verrà mai, una buona volta, a galla?.