di Pier Luigi Leoni
Che c’è di strano se gli avversari dell’amministrazione Concina tifano per il dissesto, che comporterebbe la non rieleggibilità del sindaco e degli assessori? Però il riequilibrio finanziario pluriennale è stato inventato proprio perché la normativa sul dissesto non ha funzionato. E non ha funzionato nemmeno quando non era prevista la ineleggibilità dei membri dell’esecutivo. Mentre aveva funzionato anche troppo all’inizio, quando era previsto un aiuto finanziario da parte dello Stato. Il riequilibrio finanziario pluriennale è detto malignamente pre-dissesto, come se fosse l’anticamera del dissesto; invece è uno strumento per evitare il dissesto ripartendo fino a cinque anni la bonifica del disavanzo strutturale, con i relativi sacrifici in materia di aumento dei tributi, di contenimento delle spese e di controlli. Non è obbligatorio il ricorso al “fondo di rotazione per assicurare la stabilità finanziaria degli enti locali”, cioè alla contrazione di un prestito da restituire in non più di dieci anni. In caso ricorso al fondo (non più di 100 euro ad abitante; per Orvieto 2 milioni e 100 mila euro) sono previsti maggiori sacrifici.
Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma io che mi ci sono trovato posso dire in coscienza che l’amministrazione Concina, in tema di gestione finanziaria, non poteva fare molto di più senza sacrificare servizi preziosi per la popolazione.
Comunque, Concina o non Concina, non è facile pareggiare il bilancio, né oggi né domani. Orvieto è una città costosa, ha un enorme territorio con una rete stradale comunale sproporzionata alla popolazione, che è per lo più ripartita in grossi agglomerati distanti tra loro. Ciò comporta spese enormi per i trasporti di qualsiasi genere e per la raccolta dei rifiuti. Inoltre ha una popolazione esigente, abituata a un welfare che, pur non essendo d’avanguardia, ha costi notevoli.
Penso che qualsiasi persona con un po’ di consapevolezza non può provarci gusto a governare una città del genere.
Coloro che si contenderanno il potere alle prossime elezioni non prometteranno certo lacrime e sangue, ma ci scommetto che cercheranno di infiorettare la realtà con prospettive di rilancio dell’economia, di sfruttamento dei giacimenti culturali, di palingenesi del turismo e via sognando. Ma, una volta vinte le elezioni, non tapperanno le buche.