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Home Politica

PALE EOLICHE. LETTERA APERTA ALL’ ON. ERMETE REALACCI

Redazione by Redazione
6 Maggio 2013
in Politica, Secondarie, Archivio notizie
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Riceviamo e pubblichiamo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Vengo anch’io, no tu no…!

 

 

Di guerra giusta ce n’è stata una, e nessun’altra

                                                                                                                quella di Troia: due popoli alle armi

                                                                                                                per chi dei due doveva tenersi la bellezza.

                                                                                                                (Erri De Luca “Aller  simple”- Gallimard 2012)

 

Caro Realacci,

abbiamo con noi la tua interrogazione parlamentare  ai Ministri dell’Ambiente e per i Beni  e le Attività  Culturali (1) in merito alle istanze presentate i mesi scorsi alla provincia di Terni da parte della società napoletana Innova Wind s.r.l. (capitale sociale 10.000 euro, per un investimento di circa 42 milioni di euro!) per ottenere l’autorizzazione unica di cui al D. Lgs. n. 387/2003 (decreto Bersani) per la costruzione e l’esercizio di due impianti eolici  per complessive 18 pale, ognuna alta (oltre) 150 metri.

Leggiamo anche nell’atto che nel condividere il dettato dell’art. 9 della Costituzione laddove recita che “La Repubblica…tutela il paesaggio e il patrimonio  storico e artistico  della Nazione” ritieni come gli impianti che si volessero realizzare sarebbero “visibili  da più orizzonti e da elevata distanza, tra l’altro anche dal Duomo di Orvieto, capolavoro del gotico e neogotico italiano del XVI secolo, che rendono la città umbra famosa in tutto il mondo”. E noi e altri numerose associazioni ambientaliste e comitati di cittadini –che ci opponiamo ai due progetti- non possiamo che con te concordare e ringraziarti di tanto interesse .

Del resto la stessa Alessandra Paciotto,  presidente di Legambiente Umbria,  si era già schierata a fianco della mobilitazione contro l’eolico sul Peglia, perché “è un progetto  che fa acqua da tutte le parti, non rispetta le linee guida regionali…” dopo aver lodato tuttavia qualche giorno prima la buona politica energetica dell’assessore Rometti, uno dei sostenitori del progetto. Ed anche l’ineffabile Edoardo Zanchini, vice presidente nazionale di Legambiente,  sostiene in merito che “le rinnovabili… vanno fatte bene(!) e con regole chiare e precise, anche con il coinvolgimento e la partecipazione delle comunità locali”. Ma, bontà sua,  “quello sul Monte Peglia  non va fatto, perché è un pessimo progetto”. Ma invece, continua lo Zanchini, di “ esperienze eccellenti e virtuose ce ne sono tante…” (torri alte oltre 150 metri come possano inserirsi  in maniera “eccellente” nel paesaggio italiano  é veramente…  un mistero! )

Quindi la domanda che a questo punto  vorremmo fare a te e agli altri esponenti di Legambiente è la seguente: a ben guardare perché ad Orvieto non vanno bene tali impianti ed invece gli stessi vanno bene in Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, sui crinali appenninici? L’Italia è tutta il Bel Paese, lo si vede bene oggi che proprio molte delle realizzazioni di questa errata green economy stanno  distruggendo!

La realtà, cari amici di Legambiente, va presa per quella che è: la green economy italiana  è un altro pasticcio nazionale. Favolosi incentivi alle imprese, costi pagati sulla bolletta degli italiani, mentre- e ti riportiamo un recente parere della scrittrice Susanna Tamaro che vive sulle colline orvietane “…ai singoli cittadini che impiegano le loro risorse per le energie alternative – io per esempio ho messo un impianto fotovoltaico e pannelli solari da anni – vengono opposti ostacoli di ogni sorta, disorganizzazione e atteggiamenti che  si potrebbero definire tranquillamente come disonesti e predatori. Come sempre in Italia le persone oneste che si impegnano per il bene del paese, vengono umiliate e punite.”

La Tamaro ha perfettamente ragione: la green economy italiana lungi dal facilitare l’accesso alle nuove forme di energia “verde” per le famiglie ed il tessuto produttivo del nostro paese ha permesso l’ingresso nel mercato di  speculatori di ogni risma, come ormai si apprende sempre più frequentemente (oltre  alle notizie su inchieste ed arresti operati dalla magistratura italiana, ti consigliamo la lettura di  S. Cannapele, M. Riccardi, P. Standridge “ Green energy and black economy: mafia investiments in the wind power sector in Italy”, 13 marzo 2013, edito da Springer Science + Business Media, Dordrecht 2013; Transcrime che ha curato il rapporto è il Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e dell’Università degli Studi di Trento _www.transcrime.it/).

Del resto giustamente A. Alesina e F. Giavazzi sul Corriere della Sera del 22 aprile scorso sostengono che “gli incentivi  alle rinnovabili costano a famiglie ed imprese (che li pagano in bolletta) oltre 10 miliardi  di euro l’anno” per concludere che  “ se il paese rischia il collasso e si stanno pagando rendite ingiustificate  nulla può essere sacro”!

Caro Realacci,

non pensi sia finalmente arrivato il momento di considerare che tutta l’Italia è Orvieto e di rivedere considerevolmente i fondamenti di questa green economy, a partire dalla sua forma più invasiva che è l’eolico visto e considerato che in Italia (eccetto che per qualche area della Sardegna) il vento non c’è e tutto si basa sulla speculazione del conto energia? Non pensi che un’altra green economy –a servizio veramente dei cittadini- debba essere legiferata e resa possibile per un decentramento massimo e ben incentivato dell’uso delle fonti di energia, tarato sulle necessità delle comunità e non della black economy?

Noi ad Orvieto ed in Umbria una regola ce la siamo data: non vogliamo impianti di energie rinnovabili che non rispettano l’ambiente, la natura, la cultura, la salute  e l’economia dei territori. Tu che ne dici? Possiamo fare una battaglia insieme su queste basi?

Ed infine una ultima considerazione, a proposito di bellezza: come si fa a presentare come primo firmatario (come hai fatto il 15 marzo scorso) una proposta di legge per la tutela (!) e la valorizzazione della bellezza del paesaggio italiano e contemporaneamente sostenere questa green economy?

Ti ringraziamo in amicizia per l’attenzione: leggeremo volentieri -ci auguriamo- tuoi nuovi pensieri, dopo il sostegno alla battaglia di Orvieto…

Vittorio Fagioli, segretario pro-tempore coordinamento regionale umbro sulle energie rinnovabili

Roberto Minervini, responsabile Accademia Kronos Umbria

Lucio Riccetti, presidente Italia Nostra , sezione di Orvieto

P.S.: Va precisato –per i tanti lettori della tua interrogazione-  che “… il Duomo di Orvieto è in realtà sì un capolavoro, ma del gotico del XIII e XIV secolo, restaurato con stilemi neogotici nella seconda metà dell’Ottocento (secolo XIX)”, e non già del XVI secolo.

(1) ATTO CAMERA- INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00300; Primo firmatario: REALACCI ERMETE/ Ministero destinatario:

MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA’ CULTURALI

Seduta di annuncio: 10 del 29/04/2013

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