di Federica Martellini
Meno dieci. Fra dieci giorni il Comune di Orvieto non avrà più un servizio di trasporto pubblico efficiente in grado di collegare il centro alla stazione in una fascia oraria cruciale, come quella del mattino.
Una delle conseguenze negative del cambio orario ferroviario del prossimo 9 giugno infatti, e non certo la più nefasta, è che l’anticipo di 7 minuti (dalle 7.31 alle 7.24) del treno IC 581 per Roma Termini, un treno utilizzato dalla stragrande maggioranza dei pendolari che partono dalla stazione di Orvieto, comporterà per tutti i residenti del centro storico l’impossibilità di utilizzare la funicolare per scendere in stazione. La prima corsa delle 7.20 infatti non sarà più utile per prendere quel treno. Per non parlare poi degli utenti del treno per Firenze delle 7.21 (RV 2304), che non hanno mai potuto usufruire di alcun servizio in questo senso. Da un anno ormai è stata soppressa la corsa della linea 2 degli autobus che partiva da Via Garibaldi. E così ora resta solo una corsa della linea 1 dei bus, in partenza alle 7.05 da piazza XXIX marzo: unico residuo di servizio di trasporto pubblico per quei cittadini orvietani che non hanno la fortuna di lavorare nel proprio comune ma devono ogni giorno affrontare un viaggio, un viaggio peraltro sempre più difficoltoso, per andare a lavorare in un’altra città.
Da tempo io personalmente e altri scriviamo, inascoltati, a UmbriaMobilità e al Comune di Orvieto per chiedere una soluzione a questo problema. Da una settimana è disponibile sul sito di Trenitalia il nuovo orario ferroviario che rende questa carenza ormai cronica di servizio una quasi totale assenza di servizio. Ringrazio l’assessore Luciani per il suo impegno personale sul tema, in questa ultima settimana, e per la sua disponibilità ad ascoltare e rispondere ai cittadini, cosa che se non altro lo contraddistingue dal suo predecessore. Giudico tuttavia pesantemente insufficiente l’impegno dell’amministrazione comunale di Orvieto su questa questione come su quella, ben più generale, del progressivo depotenziamento del trasporto ferroviario che serve la stazione di Orvieto. Gravissimo è, a mio avviso, che il Comune di Orvieto non abbia il peso specifico e la forza per incidere in qualche modo sulle scelte dell’azienda che gestisce il trasporto urbano e la lungimiranza per pagare, se necessario, un servizio per i propri cittadini.
Vivo in un piccolo Comune, in una Regione che si vorrebbe verde, e trovo lecito pensare che il mio Comune non mi dovrebbe costringere ad acquistare un’automobile e ad utilizzarla tutti i giorni solo per raggiungere dal centro storico (non parliamo poi di chi, la maggioranza, vive fuori dal centro storico) la stazione ferroviaria, per posteggiarla poi per giunta in un parcheggio costruito in un’area alluvionabile. Vorrei che il mio Comune e la Regione, che sono attraversati da un’infrastruttura di forte impatto sul territorio come la linea veloce della ferrovia, si impegnassero per garantire alla città di Orvieto e ai cittadini che ne usano la stazione il diritto di accesso a questa linea e ad un servizio ferroviario dignitoso. Vorrei poter acquistare oggi, ultimo giorno del mese, un abbonamento ai mezzi pubblici e al treno per il mese prossimo, sapendo con certezza che tipo di servizio sto acquistando.
Da anni ormai invece quello a cui assistiamo è un depotenziamento del trasporto pubblico locale; una progressiva diminuzione del numero dei treni che servono la stazione di Orvieto; un aumento costante ad ogni cambio orario dei tempi di percorrenza; la chiusura, tre anni fa ormai, della stazione che, essendo totalmente meccanizzata, offre ora solo il servizio di biglietteria. Oggi, fra dieci giorni, ci apprestiamo a perdere gli ultimi due treni “diretti” che collegavano Orvieto a Roma senza soste intermedie e quindi con tempi di percorrenza inferiori a un’ora (il già citato IC 581 del mattino e l’IC 594 attualmente in partenza da Roma Termini alle 18.15, quest’ultimo treno peraltro non compare affatto al momento – sono le 01.30 del 31/05/13 – negli orari ufficiali di Trenitalia, nemmeno con un altro orario e tempo di percorrenza). Con quest’ultimo passo la città di Orvieto sta perdendo il treno. Cambierà la vita quotidiana di molte persone, fra l’indifferenza o l’assuefazione di molti, anche – mi spiace dirlo – di molti pendolari. E, quel che è più grave, di fronte alla latitanza delle istituzioni che questo territorio lo dovrebbero rappresentare. È da vedere se in questi dieci giorni che restano qualcuno si sveglierà dal torpore. E se lo farà solo per tamponare, momentaneamente, questa “emergenza” che si ripresenta puntuale ogni sei mesi, oppure se sarà in grado di farlo con una visione di piú lungo respiro.