di Dante Freddi
Il fatto, di per sé, è abbastanza banale, in quanto il manufatto, per altro mobile, sembrerebbe, è visibile soltanto dall’alto ed è stato rivelato da una foto aerea, quindi non crea danno al paesaggio della pregevole zona. Se così non fosse, vorrebbe dire che lì al Tamburino ci sono centinaia di cittadini omertosi a cui della dignità dell’ambiente in cui vivono non importa nulla o che sono strettamente conniventi con il sindaco.
Ma la questione è anche seria, perché se la piscina non fosse regolare offrirebbe del primo cittadino un’immagine di amministratore inadeguato e arrogante, che pensa di farla franca perché lui è il primo.
Un fatto così banalmente serio credo vada trattato dalla stampa con delicatezza, per ovviare a strumentalizzazioni evidenti da parte di avversari politici e personali di Còncina, in questo caso dell’ex assessore Brugiotti e di quanti gongolano di questo scivolone.
Brugiotti ha regalato alla stampa un dossier ineccepibile, con piantine del posto e foto aerea della piscina, tanto ben confezionato che la foto non è di Google ma, a detta di un esperto, della cartografia regionale, in disponibilità dei comuni, quindi un caso già studiato e comunque non ignorato quando Brugiotti aveva il dovere di sorvegliare sugli abusi e i mezzi per farlo.
Prendere la notizia e metterla sul web avrebbe significato danneggiare Concina e lo stesso Brugiotti, senza peraltro avere precisa cognizione dell’ipotetico danno prodotto al paesaggio.
La notizia c’era tutta, ma non tutti i giornali e non tutti i direttori sono uguali. Non mi permetto di giudicare colleghi del tutto apprezzabili ed eccellenti giornalisti, ma io, purtroppo per i miei lettori, ritengo fondamentale il rapporto con le persone, tutte, e la notizia non viene per prima. Non lo considero un pregio professionale, ma non perseguo premi giornalistici e convivo bene con le mia debolezza.
Ricordo ai difensori del paesaggio che il orvietosì da anni promuove una campagna per eliminare la capanne abusive che devastano il piano del Paglia e giungere quindi ad una soluzione che permetta di regolare quelle costruzioni, per evitare anche danni penali ai loro proprietari. Impegno del tutto ignorato, a parte Fausto Galanello, che ne ha compreso lo spirito. Forse l’abuso collettivo è di minor importanza rispetto ad un ipotetico abuso singolo, seppure abuso di “pregio”?
Non condivido l’operato di questa Amministrazione e alcuni atteggiamenti di Còncina, ma ho argomenti robusti per sostenere la mia opinione senza bisogno di agitare questioni colorite, apparentemente di principio, sostanzialmente deboli.
Come giornalista, l’azione che più mi repelle è divenire consapevole strumento di azioni che nulla hanno a che fare con l’informazione né con la politica, né con la giustizia, né con la carità. A volte ho il voltastomaco a pubblicare comunicazioni di politicanti che rabberciano mezze verità per dire una bugia e il “buco” della piscina, in confronto, mi lascia alquanto freddo.
Ormai tutti sanno, compresa l’autorità giudiziaria che dovrà indagare, e continuare a non parlarne sarebbe ipocrisia, sarebbe, come scrive Gnagnarini nel suo corsivo, “fermare l’acqua con le mani”. Me se avessi potuto fermarla, lo avrei fatto.