di Mario Tiberi
Chiunque di Voi che segua il salire e lo scendere della mia penna avrà compreso, sicuramente, come i Diritti Umani siano al centro delle mie trepidazioni, soprattutto quelli universali: inviolabili, inalienabili, intangibili e indipendenti dal tempo e dallo spazio.
Al culmine della ideale piramide che compone l’universo degli “Iura”, vi è senza dubbio alcuno il “Diritto alla Salute”.
Detto diritto si connota e declina, anzitutto, sul rapporto medico/paziente e sui binomi costi/benefici ed efficacia/efficienza nell’ottica di saper ben coniugare le esigenze giuridiche dei medici con le esigenze salutiste dei pazienti al fine di migliorare, ampliare e qualificare l’offerta assistenziale nei propri ambiti di competenza.
Operare per mantenere e accrescere adeguati livelli di efficacia ed efficienza significa, prioritariamente, industriarsi per ottenere un realistico e progressivo abbattimento delle liste d’attesa e, subito dopo, il potenziamento dei servizi d’emergenza con valida copertura per l’intero arco delle ventiquattro ore per sette giorni su sette. Quanto espresso deve, inoltre, avere valenza sia nelle cure primarie che in quelle specialistiche ad avvenuta indubbia diagnosi.
Senza eccessivi indugi, basti sapere che la sola copertura sulle ventiquattro ore potrebbe senz’altro contribuire ad ottimizzare l’accesso dei ricoveri negli ospedali deputati alla cura di patologie acute, riducendo così le quote di inappropriatezza negli interventi sanitari e il rischio di non disponibilità di posti-letto nei reparti internistici.
Non si deve certo dimenticare che la perdurante crisi economica si è abbattuta, a guisa di scure tagliente, proprio e principalmente sul comparto della sanità pubblica e le ridotte risorse finanziarie, oltretutto spesso mal spese, limitano di gran lunga l’effettiva universalità e uniformità delle prestazioni cliniche anche perché, colposamente, non si tiene nel dovuto conto che dette risorse non sono una variabile indipendente del sistema sanitario nel suo complesso e che, quindi, è in essere un sostanziale problema di compatibilità e sostenibilità del rapporto costi/benefici. Nonostante ciò, è auspicabile che non siano perseguite logiche di tipo economicistico, bensì di appropriatezza e qualificazione dei servizi al fine di garantire il diritto alla salute come diritto di cittadinanza e non come diritto legato al reddito individuale e/o alla posizione sociale della potenziale utenza.
La questione ritorna, dunque, sempre al nodo centrale di ogni questione umana: la centralità cioè dell’etica pubblica rispetto alle contingenti necessità politico-istituzionali. Formare, divulgare e comunicare divengono così i tre cardini attorno a cui ancorare il rinascimento riconosciuto del diritto alla salute e della sua universalità, vale a dire valido in ogni epoca, in ogni contesto storico e in ogni angolo del pianeta Terra.
A tal proposito diviene decisiva la formazione degli operatori sanitari: bisogna necessariamente invertire la tendenza in atto e intervenire energicamente per una svolta nella metodica dell’insegnamento in ambito universitario. Non tanto e solo gelido tecnicismo, quanto piuttosto “Humanae Relationes” quali componenti fondamentali dei “curricula” professionali dei medici e del personale paramedico, poiché è doveroso conoscere non solamente gli aspetti tecnici della professione ma, anche, in che modo intrattenere rapporti di umana solidarietà con i pazienti.
In Italia, purtroppo e nella gran parte delle Università, codeste valenze non sono tenute nella debita considerazione mentre, invece, andrebbero esaltate ed introdotte quanto prima nella didattica universitaria di Medicina e Chirurgia.
Su molto altro necessiterebbe dibattere, ma quanto sopra esposto ha in sé la primaria intenzione di lanciare un sasso nello stagno e, smuovendo le acque, smuovere e favorire una discussione la più ampia possibile.
Mi si conceda, infine, un conclusivo pensiero: l’odierno editoriale è sentitamente rivolto al mio diletto Amico Gianni Pietro Mencarelli il quale, indefessamente, ha dedicato e tutt’oggi dedica il Suo impegno pubblico all’affermazione del diritto alla salute nella concretezza della realtà.