di Pier Luigi Leoni
Mario Tiberi s’è occupato, con la sensibilità che conosciamo, del diritto alla salute. Egli sa bene che “diritto alla salute” è una sintesi verbale (nemmeno tanto felice) per significare il diritto a non essere danneggiati nella salute, ad essere aiutati a prevenire le malattie e ad essere curati adeguatamente in caso di malattia.
A ben vedere tale diritto è l’altra faccia di quel dovere di “visitare gl’infermi” che la Chiesa colloca tra le opere di misericordia corporale. La collocazione di tale opera significa che quel “visitare” equivale a “curare” e non vuol dire semplicemente andare a far visita agli ammalati per consolarli. Infatti troviamo “consolare gli afflitti” tra le opere di misericordia spirituale.
Questo per dire che non esistono doveri senza corrispondenti diritti, e viceversa. Il cosiddetto diritto alla salute rientra quindi tra quei diritti naturali che Gesù Cristo ha messo in evidenza obbligando la Chiesa a trarne le conseguenze; ma è comunque un diritto naturale che deve essere riconosciuto da noi stessi (che dobbiamo tutelare e cercare di riottenere la nostra salute), dalla famiglia (che si deve occupare della buona salute dei componenti e delle cure praticabili in casa) e dalla società (che deve organizzare e prestare tutti quei servizi che, secondo i massimi livelli raggiunti dalla scienza e dalla tecnica, sono necessari per prevenire e curare le malattie).
Il diritto alla salute, essendo un diritto naturale, riguarda gli esseri umani come tali, anche quando non hanno le facoltà mentali, come i dementi, o, per disabilità grave, sono socialmente inutili, anzi dannosi per i costi che comportano.
Le carenze del servizio sanitario pubblico che Mario Tiberi denuncia, e contro le quali anche Gianni Pietro Mencarelli generosamente si batte, sono un delitto contro la natura, oltre che, per chi crede che la natura non si sia fatta da sola, un grave peccato contro Dio. E la crisi finanziaria non può essere una scusa, almeno fino a quando c’è in giro gente sana (o piuttosto che s’illude di essere tale) che butta i soldi.
Propongo di autorizzare gli ospedali a piazzare dovunque videogiochi e slot machine e a tenersi gli incassi. Anzi, li autorizzerei pure a vendere la droga, così chi vuole morire paga le cure a chi vuole vivere.