di Nello Riscaldati
Riprendo il titolo di un mio fortunato programma, andato in onda sulle TV locali dal 1992 al 2008, nel tentativo di adattarla alla rete. Saranno brevi osservazioni su eventi piccoli e grandi, su parole dette o ascoltate e su opinioni di qualcuno su qualcunaltro o su, qualcosa.
E cominciamo dal Corteo Storico. Dovrei essere il più anziano dei sopravvissuti alla prima edizione del 1951, che però non era ancora Corteo Storico ma un indotto collegato alle Sacre Rappresentazioni, e vi rimasi fino al 1990. Dovrei essere inoltre il più anziano dei Decani, anche se dimissionario , perché la carica è a vita. Sono insomma un reperto del Corteo.
Il Corteo Storico fu entusiasmante idearlo e costruirlo, fu ricco di soddisfazioni il completarlo e il migliorarlo, ma fu sempre più affollato da problemi sia organizzativi che economici man mano che ci si allontanava appunto dalla stagione degli entusiasmi.
Io ricordo le ultime tumultuose riunioni notturne fra Decani in S.Giovanni, riunioni che non approdavano a nulla e che spesso si riducevano a vivaci battibecchi a due o tre voci.
Disinteresse e micragna hanno sempre acquattato l’entusiasmo e specie in manifestazioni collettive dove non si può essere entusiasti da soli o quanto meno non lo si può essere abbastanza a lungo.
Bellini se ne va?! Io non ne conosco le ragioni, ma conosco lui anche perché è stato un mio studente, e non credo che sia un suo capriccio personale. Ma per carità se nel Corteo c’è una cosa da evitare questa è il “divismo”. Si suppone e si pretende infatti che anche l’ultimo degli arcieri si impegni al meglio per dare quanto può alla buona riuscita della manifestazione. Altrimenti il Corteo si ridurrebbe ad una sfilata di modelli.
Sono comunque d’accordo che al fine di evidenziare le carenze di chi è carente il non uscire, o quanto meno il prospettare la non uscita, potrebbe essere una sollecitazione decisiva.
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Anno pre-elettorale in Orvieto, tempo di fioritura di salvatori della città. Soli o a piccoli gruppi emergono da letargo triennale e, subito vivaci, si adoperano ad impiantar “cantieri” e a teorizzare soluzioni. E vedi germogliare politici, economisti, urbanisti, amanti del paesaggio, esperti di bilanci, di parcheggi, di piste ciclabili, di morale, di ceramiche, di alluvioni, di pale a vento e poi giù giù fino a coloro che quasi di sottosfugge avanzano la loro candidatura a Sindaco.
E questo fervore sarebbe indubbiamente di buon auspicio se a germogliare e a férvere non fossero sempre gli stessi. Sempre gli stessi e sempre più vecchi.
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L’elogio di “Lapo” ed il suo candidarmi a Sindaco non essendo, credo, una presa in giro, mi hanno fatto un po’ pensare. Lì per lì mi sono detto “Ma siamo matti,…?!”, ma subito dopo “E perché no,…!”. La città è la mia da generazioni, la conosco bene, le voglio bene e gli orvietani me ne vogliono. Debbo anche dire che non è il primo invito che mi viene rivolto quest’anno accompagnato da promesse di voti. Insomma, vivendo, mi è capitato di molto peggio.
Il fatto è che non vorrei sembrare uno di quei germogli di cui dico più sopra anche perché abbiamo un inverno davanti e le gelate che sicuramente verranno ne bruceranno molti.
Orvieto ha bisogno di una buona squadra composta da un timoniere e otto rematori che sappiano muoversi armonicamente anche contro corrente. La città necessita insomma di un “otto con” che sappia identificare i traguardi e raggiungerli poi per la via più praticabile e con azione costante, altrimenti con una “ciurma” dell’ultimo momento non si andrebbe più lontano di una partita di pesca alla trota,…!
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concludendo:
Per la festa della mamma
Oggi mamma è la tua festa!
Oggi, mamma, sei più bella!
Sei più bella anche di quella
D’ un compagno mio di scuola
Che si mette la pelliccia
Quando va dal macellaio
A comprare un po’ di ciccia!
Sei più bella della luna,
sei più bella anche del sole,
queste semplici parole
io le dico solo a te!
Sono semplici parole,
é una piccola poesia:
“Cara mamma, sei più bella
perché sei la mamma mia!”
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