di Nello Riscaldati
Sostiene il mio amico Pier Luigi Leoni che la situazione di crisi della nostra città derivi in gran misura da un logoramento del potere troppo condizionato dalle fazioni. Ed il mio amico ha tanta ragione, e ne avrebbe anche da vendere (se esistesse il mestiere di venditore di ragione), perché in tutte le città e cittadine e anche nei paesi e paesini, specie in vista di competizioni elettorali importanti migliaia di candidati si azzuffano per portarsi a casa quattro poltrone e decine di liste si contrappongono per fare il più male possibile a loro stesse e alla città.
P.L. Leoni ha dunque ragione in ordine all’estremizzazione della faziosità ma a parer mio affronta l’ argomento dal versante più arduo. Da quanto ho capito per tentare di venirne fuori dovrebbe essere individuato e posto in atto una specie di processo di separazione del grano dal loglio anche perché più avanti o poco dopo leggo che “essere protagonisti del rilancio della nostra città significa essere essenzialmente costruttori di un più vasto schieramento di forze positive e della più ampia partecipazione popolare.”
E fino a qui nulla da obiettare anche perché chi, stimandosi investito di una “mission” politica, non vorrebbe imbastire e condurre a termine un’operazione del genere?! Gli uomini e le donne migliori nei posti giusti per attuare un programma, naturalmente il migliore, che il popolo non potrà non condividere.
Caro P. Luigi, ripensando a certe nostre trascorse goliardate, un paese così ,secondo te, sarebbe “Il Paese dei…..!”
Guarda che io condivido buona parte di quello che hai pubblicato in questi ultimi tempi, anche se talvolta i tuoi scritti mi hanno dato l’impressione di chi, costretto in cella, medita piani su piani e riempie fogli su fogli con i progetti riguardanti la vita futura sua e quella della comunità dove si troverà a vivere.
Il problema pertanto è evadere, farsi riconoscere, farsi accettare trovare interlocutori, tessere discorsi e programmi, approfittando anche della temporanea assenza di quell’entità che dà il titolo a questo pezzo e cioè: “Il Partito”.
Fino a che “Il Partito” esisteva qualsiasi tentativo di “lista civica”, “scelta civica” o “patto civico” sarebbe stato addirittura inconcepibile. Il Partito era il Padre, la Madre, i Parenti e il Vicinato, aveva una Casa e aveva le Chiavi di Casa, era informato e ti informava, sapeva darti una mano se sapevi chiederla ma era durissimo con chi veniva giudicato eretico o con chi si poneva fuori della sua linea ufficiale in ordine a qualsiasi argomento.
Aveva capi, sottocapi e militanti: era il P.C.I., era l’immenso Partito Comunista Italiano, duro come un obelisco, vasto come l’Impero di Mongo e che non ammetteva altra sinistra al di fuori di Lui. Sì, cani sciolti ce ne sono stati ma non più di tanti. E’ durato cinquantanni poi si è andato sconnettendo e i resti, le mutazioni e i rifacimenti continuano tutt’ora a scomporsi anche se io sono sicuro che sotto la cenere “democratica” di molti ci sono ancora della tracce di “fuoco rosso”, perché è impensabile che una temperie che per mezzo secolo ha fatto sentire chi ne faceva parte come una specie di “er più” in tanti settori, dal sindacalismo alla scuola, dalla cultura al cinema, dall’arte all’università, dai linguaggi alle mode, dicevo che è impensabile che tutta questa “cosa” sia totalmente morta a seguito di Congressi. scissioni e fusioni. Ma, quanto meno, credo sopravviva in molti sotto forma di nostalgia anche se è vero che con la nostalgia non si fa politica.
Caro P. Luigi forse oggi la storia e la confusione consentono una finestra nel senso che dànno un po’ di spazio alle manovre “civiche” anche se non saprei esserti preciso sull’odierno valore di mercato del P.D. orvietano né del movimento 5 stelle e cioè degli spazi consentiti per manovrare. Ma se hai degli obiettivi chiari, punta dritto sul bersaglio e spara, il fumo o l’arrosto saranno tutti i tuoi. In me si sta risvegliando una specie di curiosità e un occhio che diventa sempre più attento circa il futuro della mia città. Fin dove sarà possibile questa volta vorrei poter dire anche la mia.
Scusami l’intromissione nei tuoi progetti ma io credo che dialogare, anche se di tanto in tanto, sia cosa utile, altrimenti tutti noi che cerchiamo di comunicare qualcosa rassomigliamo un po’ a quelli che fanno una lunga pipì nel loro cantone senza mai parlarsi nè voltarsi indietro. Ciao.