La “rete” può portare nuova vita alla democrazia e l’Umbria, nella creazione dell’Agenda digitale, può sperimentare un modello da esportare in altre regioni italiane: si può riassumere così il resoconto finale delle tre sessioni di lavoro che si sono tenute oggi nell’ambito di “#umbriadigitale/costruiamo insieme l’agenda digitale”.
Tre gli argomenti trattati: “Il digitale per welfare e qualità della vita” di cui rapporteur era Marco Fratoddi de “La Nuova Ecologia”, “Il digitale per cultura e competitività” con Nello Iacono, di Stati Generali dell’Innovazione, “Il digitale per comunità ed inclusione”, con Carlo Infante di Urban Experience.
Sintetizzando il senso dei lavori, Carlo Infante ha citato Robert Kennedy, “il Pil misura tante cose – ha detto – ma non ciò per cui vale la pena di vivere”.
“Oggi – ha aggiunto – in un momento in cui abbiamo bisogno di inventare un nuovo modello economico, ci serve qualcosa di veramente nuono e la rete rappresenta uno splendido strumento per ascoltare la voce di tutti e alimentare il desiderio di futuro”.
“Ma per innovare – ha precisato – serve la creatività sociale e la partecipazione attiva della comunità. Per far ciò bisogna ispirarsi in qualche modo agli antichi romani che costruirono gli acquedotti per far arrivare a tutti l’acqua inteso come “bene comune”. Internet oggi per noi è come l’acqua ‘un bene comune’ e le infrastrutture immateriali devono essere così capillari da permetterne l’accesso a tutti e colmare il digital divide tra i territori”.
Per i rapporteur l’Umbria in questo processo può diventare un laboratorio di innovazione sociale coniugando l’avanzamento tecnologico con la capacità di coesione sociale che da semprela Regioneesprime.
“Queste due giornate – ha detto Nello Iacono, di Stati Generali dell’Innovazione – aprono un percorso che si fonda sulla partecipazione e sui suggerimenti di rappresentanti delle imprese, dell’università e delle associazioni, che hanno portato la loro esperienza, come quella delle biblioteche umbre, e le loro proposte. Nel campo della cultura in particolare, abbiamo visto che già sono state sperimentate buone pratiche che però ora bisogna mettere a sistema”.