di Nello Riscaldati
E finalmente eccoli arrivati. Partiti dalla Capitale, e precisamente dalla Borgata Tufello alle 8 e 5, avevano impiegato quasi due ore per tagliare il traguardo.
Erano le dieci ma ce l’avevano fatta.
L’ utilitaria a 5 porte di seconda mano ma in discrete condizioni, annusata la meta, emise un ultimo gemito quasi di gioia sfinita, ma a meno di un metro dalla linea di attestamento del parcheggio la ruota anteriore sinistra incocciò in una buca, quasi un piccolo cratere allungato profondo più di quaranta centimetri e traboccante di una vegetazione giallastra che nascondeva un’acqua sporca e puzzolente per i gas di scarico delle vetture.
L’utilitaria di seconda mano si inclinò e si inchiodò. Vi fu un grosso contraccolpo e la portiera finì ad incastrarsi. La signora uscì a fatica dal lato destro un po’ sollevato in aria, e si arrabattò non poco per estrarre i due figli dai sedili posteriori. Poi aiutò il marito che faceva forza appuntandosi con i piedi mentre la moglie lo tirava per un braccio. Ma un pantalone si impigliò in un pedale e si udì chiaro lo stridìo di uno sgarro. Con cautela e pazienza e con danni molto limitati riuscì comunque a venirne fuori.
Qualche bestemmia a bassa voce per via dei figli, qualche “Porco su e porco giù”, due telefonate al soccorso stradale e ai pompieri, i quali però consigliarono l’uso del crick e, al bisogno, di telefonare nel primo pomeriggio. Il marito lasciò comunque loro il numero del cellulare. Poi la moglie esplose:
“Ma l’animaccia de li mor…,…ma proprio qui dovevamo da veni’,…ma, dico io, un posto un po’ più da monno nun te poteva veni’ pensato,…?! ‘Ste gite, da soli e co ‘sto catorcio de machina, noe nu le potemo fa’,…nu le dovemo da fa’,…spennemo ‘r doppio e nun vedemo un cavolo,…! Le gite comode e sicure so quelle che se fanno in pullman, quelle organizzate o da la parocchia o da ‘r sindacato o da ‘r partito,…se spenne poco,…se magna bene e se viaggia tranquilli,…!”
Si guardarono intorno per avere coscienza di dove fossero venuti a ficcarsi. Erano in Piazza della Pace. Un grande parcheggio ai piedi del lato orientale della Rupe di Orvieto.
Piazza della Pace,…! Oggi fa tendenza usare certi nomi in toponomastica. Così come, ad esempio, nel secolo scorso fecero tendenza Via della Vittoria, Via della Rinascita, Via delle Rimembranze, Via Roma, Via della Repubblica o della Costituente, così in un prossimo futuro e probabile che avremo una tendenza nuova con: Via della Crescita, Via della Ripresa, Viale della Responsabilità Condivisa, Piazza delle Larghe Intese, Promenade de les Exodeés, Vicolo del Precario (ex Vicolo dei Co-Co-Co-), Raccordo delle Convergenze Parallele, etc,…!
Non potendo far altro per la macchina la famigliola del Tufello si organizzò armi e bagagli per salire ad Orvieto. E cosi padre, madre, la figlia Priscilla di 14 anni e il figlio Tito di 3 si avviarono là dove si udivano le voci di un assembramento.
Erano i passeggeri di un pullman arrivati da poco che protestavano:
“Ci avevano garantito ascensori e scale mobili funzionanti a volontà,…!”- strepitava una popolana col culone davanti ad alcuni strani cartelli.
Al lato di una scala di granito se ne trovava una mobile di plastica con l’accesso sbarrato ed a chiarimento del perché, alcune scritte, opera dei soliti contestatori, che chiarivano e consigliavano: ”Scala mobile immobile”, “Salite a piedi come i vostri nonni, mortacci vostri” e uno addirittura consigliava: “Annate a davve ‘na rinfrescatina a Paja, che lì è tutta piana,..! ”
-“Anvedi aoh, in che situazione dovevamo da capita’,…ma manco a’r tempo de guera,…te stai a vede che ce toccherà arimedia’ un caretto…..ma quando vedo Don Guerino me fo senti’,…ah! nu me fo senti’,…!e do’ va,… pe’ le tette,…?!-
-Boni,…state boni che dice che dopo ‘sta scalata c’è un’ artra scalata e dopo una piazza c’ è la Finicolare,…!-
-Noe nun potemo, rega’, ce dispiace ma mi’ madre nun gne la cava,….è troppo grossa e poi so’ troppe anche le scale,…!-
-E poi so’ anche zozze,…!-
-E nun stamo a guarda’ ‘r capello ne ‘r brodo,…!! Piuttosto dàmise na mossa e aiutàmise tutte,… forza signò,.. co’ ‘sto culo,…..voe si giocate a ‘l lotto co ‘r culo che tenete vincete sempre,…forza su che je la famo,…!!-
Dopo poco più di mezzora arrivarono a Piazza Cahen. Erano le undici suonate. La carovana si avviò verso il centro. Quelli del pullman dovevano ritrovarsi per le due e mezza in Piazza della Pace.
La famigliola del Tufello rimaneva un po’ indietro. Tito, il piccolo, bisbigliò qualcosa nell’orecchio alla sorella Priscilla, la sorella lo ripetè al babbo ed, infine, il babbo alla mamma.
-Guarda che a ‘r pupo je scappa la cacca,…!
-E pe’ forza,…ieri da tu’ padre ha sporverato ’na cassetta de l fragole,…capirai se sarà divorato anche quelle fràciche,…chè io poe stammatina je l’ho pure detto de falla ma lue, tignoso, nu l’ha voluta fa’,…! E mò ce mancava che je scappasse a Orvieto,…! Movite Ta’, addomanna a quarcuno che conosce ‘sto paese si se po trova ‘r modo de risorve ‘sto probblema,…Maria Vergine ma perché nun ciavete suggerito de anna’ a pijà popo’ de sole a Castelfusano,…o a Ariccia a magna un panino co’ la porchetta calla,…!!-
Il marito Tazio interpellò con discrezione alcuni gitanti maschi ma scoprì con sorpresa che avevano tutti lo stesso problema. Insieme si fecero coraggio e chiesero a qualche passante del luogo, ma nessuno seppe dare un chiarimento.
Finalmente catturarono un Vigile Urbano, lo circondarono e lo interrogarono con discrezione ma anche lui ignorava, almeno in zona, l’esistenza di servizi pubblici igienici. Però dette loro un’informazione preziosa. Indicò un bar-trattoria in posizione defilata e che disponeva di servizi nuovi e ben disposto con i turisti che poi avrebbero ricambiato.
Si fiondarono tutti in loco e Tazio andò ad avvisare la moglie Domizia.
-Tu fijo s’è cacato addosso Ta’,… dimme de prescia dov’è’ ‘sto posto, Ta’, chè ieri da tu’ padre ‘n po’ de fragole me le so’ magnate pur’io,…! E poe si ‘n famo presto, tra poco, addosso a ‘r pupo ce comincia a ronza’ er moscone,…! Vieni bello de mamma,…cori,…!-
-Corete,…! Lo vedi ‘n do’ va tutta quella gente Domi’,…?! e poi c’è scritto,…!-
E difatti fuori dell’esercizio così diceva l’insegna: “Bar-Vino-Cucina-WC turistico in offerta,…” e continuava a di là della porta, “. ..previa consumazione al banco o pasto al tavolo al prezzo corrente.”
Il bagno del locale era doppio, per uomini e donne, tenuto bene fornito di saponi, asciugamani e carta igienica,…,…! pulito e senza odori!
All’uscita una folata di profumi casarecci dimenticati provenienti dalla cucina era tale da far perdere i sensi a chi si era alleggerito,…! Una tettona uscita dal bagno chiese a un’ inserviente sulla porta:
-All’anima dell’appetito, ma se po’ sape’ che cucinate de bono,….?!-
-Fittuccine fatte a mano co la sfoja, sugo de rigaje, cunijo a porchetta, faciole co’ le codiche, signo’….!-
-Ho capito,…ho capito e basta così,… e che ce volete fa mori dritte qui n do’ se trovamo,…e,…volenno, quanno se potrebbe ave’ un assaggio,…!-
-Anche subbito signo’,…voe v’annate a mette a ceccia, ordinate quello che ve pare e noe ve lo portamo lì e subbito a ‘n parmo da ‘r naso e da le ganasse,…!-
E così quando era da poco suonato il mezzogiorno alla Torre del Moro, i turisti del pulmann, contagiati dagli odori della cucina, si avventarono intorno ai pochi tavoli di cui disponeva la trattoria,…! Si strinsero, si strinsero, ma i posti non erano sufficienti,…!
Furono allora procurate alcune tavole e dei cavalletti e con delle tovaglie sopra furono accroccati nuovi tavoli,…e così tutta la comitiva fu messa a sedere.
Da quel momento ebbe inizio un ininterrotto incontro ravvicinato del terzo tipo tra i gitanti e tutto quello che veniva ammannito senza risparmio nei loro piatti. Questa sì che era una botta di vita,…!
Venne infine trovato anche un angolo per la famigliola del Tufello che si era attardata in bagno nel recupero del figlio Tito. Famigliola che però era talmente depressa da essersi convinta di aver fatto una gita a Orvieto solo per sfasciare la macchina, pulire la cacca del figlio e possibilmente mengiare un boccone.
E avevano cominciato anche con appetito quando dal cellulare del padre il Soccorso Stradale avvisò che tra mezzora sarebbero stati sul posto per liberare il mezzo. Erano le due. La mamma lacrimando di rabbia e di fame riusci a far mangiare un po di carne al figlio e poi via tutti e quattro, di carriera, verso la Funicolare tra gli occhi sbalorditi degli altri commensali che non capivano come si potesse fuggire a precipizio di fronte a tanta grazia di Dio,…!
I commensali si stavano dimenticando che anche loro avrebbero dovuto trovarsi alle due e mezza al pulmann che li attendeva in Piazza della Pace. Il ruolino di marcia prevedeva infatti che il loro pranzo doveva essere consumato in una pizzeria convenzionata tra le 13.00 e le 13,30. Alle 15,30 erano infatti attesi a Bolsena.
La famigliola invece fu puntuale. L’utilitaria di seconda mano fu disincagliata e con l’aiuto del Soccorso Stradale si riusci anche a riaprire la portiera e con un po’ di pazienza la vettura fu rimessa in moto. Tante piccole accoppature ma nessun danno serio.
Le speranze di tornare a casa andavano aumentando. Gli stessi del Soccorso dettero loro notizia di un allarme meteo da poco pervenuto relativo a temporali imminenti tra Attigliano e Roma. E difatti a Sud il cielo era scuro. Il marito si frugò nel portafoglio poi in tasca,…erano rimasti con 22,50. Decisero di partire immediatamente. L’utilitaria emise alcuni singhiozzi quindi acquistò velocità. Si fermarono al primo distributore e fecero venti euro di benzina.
Avanti, lontano, verso Roma, videro cadere i primi fulmini,…dietro di loro le prime luci della sera si andavano accendendo a corona intorno alla Rupe di Orvieto, la città “alta e strana”.
La famigliola del Tufello avrà forse commesso errori di imperizia e di imprudenza, ma Orvieto aveva evidenziato limiti veramente elementari in ordine al tema dell’accoglienza, tema sul quale sono state elaborate talmente tante “tavole rotonde” che le medesime apparecchiate, sarebbero state sufficienti a sfamare i pellegrini di un Giubileo, sempre che costoro si fossero accontentati di nutrirsi solo di chiacchiere.
Basti pensare che un negozio non ottiene il permesso ad aprire al pubblico se non è dotato di servizi igienici, una città invece sì,…! Le scale “mobili-immobili” motivo di vanto politico all’atto della loro entrata in servizio sono diventate indizio di vergogna per chi lascia deperire nell’indifferenza dei beni realizzati con i soldi di tutti,…!
Per la tornata amministrativa del prossimo anno forse sarà necessario dare mano alla penna ed appellarci al popolo per una scelta migliore!
Per ora buon Calendimaggio!