di Mario Tiberi
E’ oramai di dominio pubblico che l’On.le Bersani abbia estratto, fuori dall’arcano cilindro, i nominativi dei nuovi Presidenti dei due rami del Parlamento nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 Marzo. Risultando impossibile qualsiasi intesa preventiva con le altre forze politiche, il Segretario del PD ha deciso di scartare le figure d’apparato di partito, e cioè Franceschini alla Camera e la Finocchiaro al Senato, e di puntare su volti mai utilizzati prima e, soprattutto, non attribuibili a questa o quella corrente interna al centrosinistra. Aver proposto, in particolare, la candidatura di Pietro Grasso a Presidente del Senato ha inequivocabilmente sortito l’effetto di veder convogliati su detta candidatura i voti di almeno una decina di Senatori del Movimento5Stelle i quali, responsabilmente, non hanno così permesso l’affermazione di Renato Schifani, candidato del PDL, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Archiviata la pratica istituzionale, necessariamente il successivo passaggio doveva essere rivolto alla formazione del nuovo Governo Nazionale. E qui iniziano i dolori!.
Le manovre per tale incombenza sono, infatti, ancora avvolte da una nebbia piuttosto fitta all’interno della quale, ma solo con la lente d’ingrandimento, si intravedono due sole opzioni: o Bersani riesce in qualche modo a mettere insieme una qualche maggioranza, pur se limitata nel tempo, oppure si andrà a ulteriori elezioni nell’arco massimo tra due e sei mesi.
Fermiamoci un attimo su quest’ultima ipotesi. Checché ne dicano, ci puntano allo stesso modo sia Berlusconi che Bersani: il primo perché si è probabilmente convinto che far passare, inutilmente, troppo tempo possa significare perdere lo slancio della campagna elettorale di Febbraio scorso; il secondo perché teme, non senza fondamento, che un insuccesso nella formazione del Governo lo priverebbe non solo della “premiership”, ma anche della segreteria nazionale del PD.
Andiamo, però, un po’ più a fondo. Il Cavaliere è preoccupato, non volendo dire terrorizzato, per le sue sorti personali in quantola Magistraturalo sta incalzando da svariate angolazioni e, se ne fosse richiesto l’arresto, con l’attuale composizione parlamentare potrebbe finire a vedere il sole a strisce, così come è accaduto a Nicola Cosentino, Sergio De Gregorio, Vincenzo Nespoli e Alberto Tedesco. Anche la recente carnevalesca manifestazione davanti alla Procura di Milano rientra appieno, senza conoscerne a priori gli esiti, in una strategia tesa ad impedire che ciò avvenga.
Per Bersani, invece, la convenienza di anticipatissime elezioni prende il nome di “No alle primarie” per la scelta del candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Un voto così ravvicinato renderebbe impossibili, per mancanza di tempo, la presa d’atto definitiva della “non vittoria” di fine Febbraio, la consultazione della base popolare del centrosinistra e la conseguente promozione di Matteo Renzi.
Alla successiva tornata, lo stesso Bersani si ripresenterebbe “candidato-premier” con qualche speranza in più, almeno secondo la sua analisi, di ottenere maggiori suffragi: è qui, però, che cade l’asino di chi non ha saputo fare i conti con l’oste ad inizio anno e, se non è stato in grado di farli allora, è fondatamente pensabile che non lo sia nemmeno nell’immediato futuro.
A me pare, come giudizio finale, che il Segretario del PD si trovi nella medesima condizione di quel marinaio il quale, pur avendo avuto il vento a favore, si sia andato ad incagliare su un qualsiasi scoglio non sapendo bene dove indirizzare la sua navigazione.
Mi si permetta inoltre, e onde terminare, una fugace considerazione sui cosiddetti “Pentastellati”. Da più parti si tenta, maldestramente, di accusare il Movimento5Stelle di comportarsi irresponsabilmente, sia sul piano istituzionale che su quello politico-sociale. Nessuno, però, ha il coraggio e l’onestà di affermare che i “cinquestelle” non fanno altro che essere coerenti con i di essi postulati espressi chiaramente in campagna elettorale. Può piacere o meno, ma così è!.
Oltretutto, ci vuole proprio una insuperabile “faccia di bronzo” a pretendere atti di responsabilità provenienti da coloro, gli esponenti della partitocrazia ufficiale, i quali da almeno due decenni per loro irresponsabilità, sia dai banchi della maggioranza e sia da quelli della minoranza, hanno condotto il nostro “ex Bel Paese” al disastro prima morale e poi socio-economico.
Per dirla alla maniera del Professor Dante Freddi, San Pietro Parenzo aiutaci Tu!.