Il Pozzo della Cava contro la violenza sulle donne.
Il Pozzo della Cava sostiene il convegno orvietano sulla tutela delle donne vittime di violenza ed è un piccolo simbolo -seppur non politicamente corretto- della lotta alla violenza sulle donne, da quando cinque ufficiali francesi furono gettati nel pozzo per aver tentato di violentare alcune ragazze del quartiere.
Il Pozzo della Cava è tra i sostenitori del convegno «La tutela delle donne vittime di violenza» organizzato da Servizi “Vincenti” alla sala Agorà di Orvieto il prossimo 6 aprile che vedrà, tra i partecipanti, Alessandra Borgia e Roberta Bruzzone.
«Purtroppo -dicono i gestori- non siamo potuti andare oltre una micro-sponsorizzazione, ma abbiamo comunque voluto essere presenti a ricordare un legame tra il Pozzo della Cava e l’odio per la violenza sulle donne».
Già la guida di Orvieto di Piccolomini Adami faceva risalire la chiusura del pozzo, avvenuta nel 1646, ad una scaramuccia tra alcuni soldati dai bollenti spiriti e i cavajoli veraci, ma l’episodio va collocato due secoli più avanti, al periodo della presenza delle truppe napoleoniche a Orvieto. Fu allora che cinque ufficiali francesi furono gettati all’interno del pozzo per aver tentato di violentare alcune ragazze della Cava, prontamente difese dai cavajoli che decisero di smorzare
nelle gelide acque della sorgente sotterranea i bollenti spiriti dei soldati.
L’episodio, che stando ai documenti dell’archivio storico orvietano fu tutt’altro che isolato, è alla base di una corrispondenza tra il Delegato Apostolico di Viterbo e gli amministratori del Comune di Orvieto, in cui il primo chiedeva ai secondi di chiudere l’accesso ai sotterranei orvietani che erano «luoghi opportuni per coprire delitti», ed in particolare i pozzi, «specialmente quello della Cava profondissimo, che può dirsi piuttosto Caverna».
Seppur lontanissimo dall’essere un esempio politicamente corretto e socialmente valido di lotta alla violenza sulle donne, ci piace ricordare, in occasione di questo importante convegno, come i 36 metri di “volo” del Pozzo della Cava possano essere, da due secoli, il deterrente cavajolo ad ogni tentativo di violenza.