di Pier Luigi Leoni
Il dottor Mario Tiberi, con tenerezza e autorevolezza fraterne, m’invita a tentare di concludere, con un intervento scritto, il ciclo dei nostri privati ragionamenti sulla libertà. Non posso sottrarmi, a costo di annoiare qualcuno; del resto anche questa è libertà, amplificata a dismisura dal web: libertà di scrivere e libertà di leggere.
Comunemente, col termine libertà, ci riferiamo alle libertà politiche, che sono consacrate da tutte le carte costituzionali, a cominciare dalla libertà di manifestare il proprio pensiero, anche quando sono poco o punto rispettate.
Ma, alla base delle cosiddette libertà politiche c’è la libertà morale, cioè lo spazio riservato al libero arbitrio nei limiti fissati dalle leggi di natura, dallo stadio evolutivo dell’intelletto e dalle costrizioni esterne umane e naturali.
Però la libertà somma, quella che Sant’Agostino chiama libertas maior è quella che con cui l’uomo realizza se stesso, cioè volontariamente aderisce allo scopo per cui Dio lo ha fatto nascere in un mondo creato perché nascesse e vi cercasse la perfezione, che altro non è se non la felicità.
Con il libero arbitrio, Dio ha posto l’uomo davanti al bene e al male, davanti alla vita e alla morte. Spetta all’uomo scegliere liberamente. Senza la libertà non può esserci felicità, essendo inconcepibile la felicità senza la conoscenza e l’esperienza del suo contrario.
Libertà morale e libertà di vincere la morte sono verità di fede, anzi sono il nocciolo di tutte le fedi religiose, sono il succo di ciò che è stato insegnato da tutti i grandi Maestri. Noi cristiani le troviamo condensate nel Discorso della Montagna, pronunciato da colui che per noi non è “un” Maestro, ma “il” Maestro. Colui nel quale la Divinità si è incarnata nel modo più diretto e penetrante, tanto che lo chiamiamo vero Dio e vero Uomo.
Trattandosi di verità di fede, possono essere negate, come fanno i fatalisti, i positivisti, gli ateisti, i materialisti e, sotto certi aspetti, anche i cristiani protestanti.
Ma, se riflettiamo, anche le libertà politiche tanto solennemente affermate e alle quali tutti teniamo gelosamente, non sono che aspetti di un diritto naturale al quale si può credere o non credere e nel quale effettivamente molti non credono.
In conclusione, è tutto questione di fede. Senza un po’ di fede non avremmo il coraggio di alzarci dal letto la mattina.