di Silvio Manglaviti – Italia Nostra Orvieto
Sul Monte Subasio c’è assai più vento che sul Peglia, ma parecchio di più, sia come forza sia come frequenza e durata: una goduria per applicarvi le equazioni di Betz su potenza e lavoro del fluido e per gli amanti di parapendio e deltaplano. è infatti proprio per la perfetta condizione orografica, a più di 1000 m slm a piombo sulla sottostante pianura del Topino-Chiascio, e la posizione geografica preappenninica che, favorendo le dinamiche eoliche per le brusche differenze di pressione e temperatura relative, ne fanno il tipico luogo ventoso: e la stessa mancanza di vegetazione sommitale, peculiare caratteristica iconografica, oltre le cause pedologiche ne testimonia l’habitat estremo battuto dai venti.
Il Subasio è un parco. Ma mettiamo per assurdo che, proprio a cagione di questa sua risorsa eolica a qualcuno venisse in mente di tirarvi su una foresta di torri a vento, magari sfruttando l’esperienza pilota dell’impianto Enel integrato eolico–fotovoltaico stand alone presso il rifugio della Comunità Montana in località Banditelle inaugurato nell’ottobre 2000 (un piccolo generatore eolico della potenza di 1.000 Watt e un gruppo generatore fotovoltaico con potenza di picco di 800 Watt).
Cosa direbbe in proposito Francesco, il santo?
Rivedrebbe le proprie posizioni sull’understatement e relative norme di tratto già messe in pratica ad esempio con il lupo a Gubbio?
E i poveri fratelli conventuali (ma anche i minori, cappuccini, clarisse e terz’ordine pure): al Pax et Bonum di prammatica farebbero seguire «Gesù caccia i mercanti dal tempio»?
Quello assisiate, almeno all’apparenza, è un modello di equilibrio paesaggistico: a parte qualche sbavatura cementizia nella pianura (e qualche lottizzazione selvaggia qua e là) sfuggita in nome di vetuste politiche pseudoindustriali. Ma al di là di questo, chi ad Assisi si sognerebbe di proporre impattanti irriguardose pale eoliche o ciminiere termovalorizzatrici e immondezzai in faccia al Sacro Convento (ora poi, col vicino scalo aeroportuale)?
E che dire di Siena? Immaginate se sulle scenografiche colline senesi spuntassero – tipo quelle meraviglie tra Capodimonte e Piansano sul Lago di Bolsena o del Pratomagno – imponenti torri dei venti tali da nascondere quella del Mangia.
E Orvieto allora? Cosa ha di meno Orvieto rispetto a Siena o ad Assisi, con cui scambiò nel Medio Evo podestà e capitani di popolo? Perché ci meritiamo tutto ciò?
Il rispetto deriva dalla dignità. La dignità si costruisce ed il rispetto si conquista.
Siena ha la dignità che le deriva dall’essere la Città del Palio. Assisi, da Francesco di Bernardone cui diede i natali e che da qui lanciò una proposta di visione del mondo al Mondo.
Chi non rispetta Siena e Assisi?
La dignità di Orvieto sta nella propria storia di antica Velsna etrusca sede del santuario federale Fanum Voltumnae; di Città del Corpus Domini, che qui fu istituito l’11 agosto 1264 da papa Urbano IV; di storica residenza dei pontefici; di “civitas eucharistica” di Paolo VI, nel cui Duomo si trova il santuario del SS. Corporale del miracolo di Bolsena.
Cos’altro serve per meritarsi un minimo di rispetto?