Caro amico, questa settimana ti scrivo …
Pier Luigi Leoni
Caro amico, così ti rispondo …
Franco Raimondo Barbabella
Ogni tanto una bella notizia
Il Comitato dei Quartieri organizza “Orvieto in fiore” e il “Palio della Palombella”. (www.orvietosi.it)
P. Da un’intervista ad Armando Fratini, presidente del Comitato Cittadino dei Quartieri , ho appreso novità che mi hanno letteralmente commosso. Va detto che il comitato si propone, in primo luogo, di superare la cesura tra la comunità del centro storico e quelle dei sobborghi e delle frazioni. Si tratta di una separazione determinata soprattutto dalla singolare orografia del territorio, ma che la volontà umana e la novità delle idee possono superare. L’idea base del comitato è la utilizzazione in senso moderno della suddivisione in quartieri proiettando la ripartizione cittadina in tutto il territorio comunale. Per esempio, sarà recuperata la tradizione del concorso “balcone fiorito”, ma vi parteciperanno i balconi di tutto il territorio comunale e il tema sarà l’ispirazione ai colori dei singoli quartieri. Ma ciò che più mi ha colpito è una gara di “infiorate” tra i quartieri, nell’ambito del “Palio della Palombella”. Gli “infioratori” di Bolsena, che hanno conservato una tradizione abbandonata dagli Orvietani nel dopoguerra, aiuteranno la città sorella a riacquisire tecniche vecchie di millenni fino a quando non sarà in grado di riavere i propri “infioratori”. Mi sembrano evidenti i significati storici e spirituali di questo evento.
F. Sì, certo, mi sembrano queste tra le notizie più degne di attenzione degli ultimi tempi. Intanto sono in controtendenza rispetto al giudizio irrispettoso che troppo spesso si dà sugli orvietani (e che gli stessi danno di sé) come sostanzialmente propensi alla nullafacenza. Vedi che invece c’è voglia di fare delle cose? Cose che magari ad un primo sguardo potrebbero solleticare il gusto della battuta strapaesana da parte di qualche cittadino improbabile, ma che al contrario certamente indicano la permanenza di un serbatoio di energie positive che attendono di essere apprezzate e incoraggiate. Poi l’idea di considerare quartieri sia quelli storici che quelli nuovi, e di metterli tutti simpaticamente in gara costruttiva tra loro commuove me. Devi sapere (forse non lo puoi ricordare perché all’epoca eri troppo impegnato nel ruolo di oppositore) che l’Amministrazione da me diretta aveva impostato e in parte anche realizzato un programma di estensione dell’“effetto città” ai quartieri nuovi che chiamammo “città unita”. Che peccato aver interrotto quel modo di ragionare per visioni generali e aver scelto di camminare per “puntini”, che progressivamente dal concreto delle costruzioni e dell’uso del territorio sono passati poi anche ai rapporti sociali e perfino e a quelli umani! E infine, che dire di farci insegnare la gentile arte popolare dell’infiorata dai nostri vicini bolsenesi? Non nutro il minimo dubbio che sia un’altra bella e lungimirante idea, non solo perché sta nel solco dell’esperienza giubilare, ma perché rompe con la spocchia di chi pensa che sappiamo già tutto e che non dobbiamo imparare niente da nessuno, tanto meno dai nostri vicini. Dunque, bene e avanti. Io vorrò incontrare Armando Fratini, e spero che lo potremo fare anche come COVIP.
Una nuova associazione che non lascia indifferenti
ApertaMenteOrvieto esprime la volontà di un gruppo di persone che si mettono in gioco, al di fuori dei pregiudizi ideologici e dei recinti di partito, attraverso un percorso di riflessione e di confronto sui grandi temi che incidono sulla evoluzione sociale e dell’individuo. L’obiettivo è quello di creare dei momenti di discussione sul nostro futuro che ci aiutino meglio a comprendere i processi economici, sociali e culturali che stanno determinando il cambiamento della nostra vita. Essere coscienti delle profonde trasformazioni che hanno cambiato la nostra società, compreso il modo di partecipazione alla stessa vita democratica, significa svolgere consapevolmente il ruolo di cittadini. (www.apertamenteorvieto.it).
P. L’associazione culturale ApertaMenteOrvieto, secondo statuto, promuoverà e realizzerà iniziative ed eventi al fine di approfondire tematiche ritenute di interesse per la collettività, favorirà e promuoverà occasioni di discussione e approfondimento su tematiche di interesse comune, redigerà atti o documenti da proporre a soggetti ed enti competenti in materia. E tutto ciò lo farà organizzando incontri, iniziative e convegni, redigendo documenti di posizione su tematiche specifiche e organizzando eventi, feste, e incontri enogastronomici. Tutto sommato, una delle solite associazioni piene di buone intenzioni. Ma il momento in cui essa appare sulla scena, cioè l’approssimarsi delle prossime elezioni comunali, e la presenza tra i promotori di Massimo Rosmini e Marco Sciarra, già esponenti del movimento politico “Orvieto Libera” e assessori dimissionari della giunta Concina, non possono non avere la sua importanza. Staremo a guardare con interesse e rispetto.
F. In realtà anche questa è da annoverare tra le buone notizie, che purtroppo sono sempre più rare. E lo è per diverse ragioni. La prima è che anch’essa conferma che il serbatoio degli spiriti vitali non è esaurito e che ci sono cittadini provenienti da diverse esperienze che hanno la voglia e il coraggio di mettersi in gioco a favore della comunità. La seconda è che si intende farlo sul terreno della conoscenza per un futuro di cittadinanza consapevole, un terreno su cui ormai pochi sono avvezzi a voler camminare e che però è quello vero per una comunità che voglia considerarsi ed essere tale. La terza (per favore, non considerarla banale) è che è promossa da persone che stimo e considero amiche, a partire dal suo presidente, Erasmo Bracaletti, indimenticato compagno di tante battaglie di rinnovamento. Non a caso il tema scelto per il 2013 è proprio il significato del termine cambiamento. Mi auguro di poter discutere con loro personalmente e inoltre anche con loro come COVIP, giacché sono sicuro che le loro intenzioni sono buone e condivisibili in una visione larga del futuro della nostra città, intesa (come amerebbe dire anche Erasmo) proprio come “città unita”.
Centro Studi sul Diritto di famiglia. Che se ne fa?
La famiglia, i suoi problemi e i suoi diritti sono al centro dell’interesse nella città di Orvieto. Già nello scorso ottobre si è cominciato a lavorare attorno a un progetto di grande rilevanza, che prevede l’utilizzazione del Palazzo Simoncelli e del Palazzo del Capitano del Popolo per ospitare un Centro Studi sul Diritto di famiglia e discipline affini, quali la Psicologia Giuridica e le varie forme della Mediazione. L’iniziativa è stata pensata dall’allora assessore all’urbanistica Leonardo Brugiotti e tecnicamente curata dal Prof. Marino Maglietta, presidente dell’associazione nazionale Crescere Insieme, ideatore dell’affidamento condiviso dei figli di genitori separati ed estensore dei principali testi in materia di diritto di famiglia dei quali il Parlamento si è recentemente occupato. È così stato elaborato un progetto, da tempo depositato in Comune, che non ha ancora ricevuto formale approvazione solo a seguito delle note difficoltà operative ed economiche locali. Attorno ad essa, tuttavia, si è raccolto un ampio consenso e si è nucleato un sostegno che viene da praticamente tutte le componenti cittadine e non solo, interessate alle problematiche familiari. In particolare, si va costituendo una Associazione specificamente destinata a promuovere la realizzazione del Centro, nonché a gestirlo in seguito, alla quale stanno dando adesione quanti sono e si sentono maggiormente legati alle sorti della città di Orvieto. (www.orvietosi.it)
P. Credo che sarebbe opportuna una dettagliata informazione alla popolazione non solo sui contenuti e sulle finalità del progetto, che sono estremamente attuali, ma anche sulla fattibilità dal punto di vista finanziario. E ciò a prescindere dalla vicenda del contrasto col sindaco che ha comportato la revoca della nomina ad assessore dell’arch. Leonardo Brugiotti. Dovrebbe prevalere il bene della città. O no?
F. Ma certo, e che diamine! Anzi, finiamola con questa cultura minimale che trasforma in banalità anche le idee più brillanti e riduce a dimensione miserevole anche le proposte dotate del più evidente potenziale, con il solo risultato di non far niente e di fornire l’alibi a chi non è capace o non vuole far niente di dire che tanto ad Orvieto non si può far niente. Insomma, basta con la filosofia (chiedo scusa alla mia parola prediletta) del niente. E certo, è vero anche che le proposte, quando sono valide, trascendono chi le ha formulate. Consentimi tuttavia di osservare che, proprio perché ancora una volta siamo senz’altro di fronte ad una proposta valida che però sta lì e non si sa che fine potrà fare, in tutto questo nascere-dormire-morire di idee e di potenziali progetti c’è una logica unificante, che mi pare sia contemporaneamente il trattare le idee come fossero funghi, la sfiducia nel futuro e il particolarismo individualistico. Mali esiziali. Questa logica va dunque rovesciata. Quell’idea, come altre, diventerà davvero buona e percorribile quando si riuscirà a costruire una visione condivisa della città, nel suo territorio, verso il futuro, da organizzare ora. E quando ci sarà gente disposta a spendersi per far diventare realtà questa visione. Utopia? Chissà, tante volte (e anche da poco) abbiamo visto che ciò che sembrava impossibile ad un certo punto si è realizzato. E poi, pur essendocene a guardar bene qualche ragione, perché dovremmo pensare di essere tra i condannati irredimibili della storia (peraltro soggetto astratto non identificato)?