Caro amico, questa settimana ti scrivo …
Pier Luigi Leoni
Caro amico, così ti rispondo …
Franco Raimondo Barbabella
M5S e democrazia
La democrazia rappresentativa ha di fatto estromesso dal processo decisionale i cittadini. Riteniamo quindi sia necessario avviare processi deliberativi popolari, per guidare gli amministratori nel prendere decisioni mirate non influenzabili da interessi privati. Si tratta di norme di elementare democrazia, idonee per introdurre equità e giustizia sociale e consentire ai cittadini di decidere dove e come destinare risorse della comunità. Una componente importante della felicità delle comunità passa attraverso la partecipazione popolare diretta. (Proposte di programma del Movimento 5 Stelle di Orvieto)
L’aggiunta di taluni istituti di democrazia diretta – quali il referendum e l’iniziativa popolare delle leggi – non toglie che le nostre siano democrazie indirette governate da rappresentanti. A questa constatazione si può rispondere che la democrazia come è (nel fatto) non è la democrazia come dovrebbe essere, e che la democrazia è, prima di tutto e sopra tutto, un ideale. Più di qualsiasi altro regime politico la democrazia va controcorrente, contro le leggi inerziali che governano gli aggregati umani. Le monocrazie, le autocrazie, le dittature, sono facili, ci cascano addosso da sole; le democrazie sono difficili, debbono essere promosse e “credute”. Posto che senza democrazia ideale non vi sarebbe democrazia reale, il problema diventa: com’è che gli ideali si rapportano alla realtà, com’è che un dover essere si converte in essere? Gran parte del dibattito sulla democrazia verte, più o meno consapevolmente, su questa domanda. Se fosse realizzato, un ideale non sarebbe più tale. E tanto più una democrazia si democratizza, tanto più la posta sale. Ma fino a che punto può esser alzata? L’esperienza storica insegna che a ideali smisurati corrispondono sempre catastrofi pratiche. Comunque sia, in nessun caso la democrazia così com’è coincide, né coinciderà mai, con la democrazia per come vorremmo che fosse. (Giovanni Sartori)
P. È l’eterno dibattito tra democrazia diretta e democrazia rappresentativa. Ma non dimentichiamo (come ci avverte Sartori) che la democrazia è fragile. Il Movimento 5 Stelle, per nostra e sua fortuna non è violento. Speriamo che lo rimarrà anche quando si renderà conto che la democrazia diretta è molto ideale e poco pratica.
F. Caro Pier, vogliamo dirla come va detta? Non solo niente di nuovo sotto il sole, ma sensazione di stupore quasi come per la scoperta dell’acqua calda. Basti pensare che già Alexis de Tocqueville, osservando il funzionamento della democrazia americana, aveva capito che la partecipazione diretta dei cittadini (attraverso associazioni politiche e civili, organizzazioni volontarie, ecc.) è essenziale per contrastare il pericolo del “dispotismo della maggioranza” connesso con l’esercizio del suffragio universale. Eravamo negli anni 1831/32, dunque ben più di un secolo e mezzo fa. La storia successiva delle democrazie realizzate ha dimostrato che il sistema funziona se si prevede in costituzione e poi si realizza un sapiente mix di delega e di partecipazione diretta, che poi si tratta di adeguare continuamente all’esercizio dei diritti di cittadinanza che suggerisce la storia. Perciò nessuna meraviglia che nell’epoca del web prendano corpo nuove esigenze, nuove possibilità e nuove forme di partecipazione. Ma non si dica che “la democrazia rappresentativa ha di fatto estromesso dal processo decisionale i cittadini” e dunque si tratterebbe di restituire loro il potere con la democrazia diretta. Non è stata affatto la democrazia rappresentativa a togliere potere al popolo, ma la cattiva interpretazione che ne è stata data dai soggetti che via via si sono succeduti al potere. I guai sono derivati dalla pochezza delle classi dirigenti, peraltro espressione di uno scarso senso del bene comune e di una perenne ritrosia a rispettare regole condivise. Insomma, non ci si inventi spiegazioni di comodo per propinare scorciatoie tanto fascinose quanto ingannevoli. Il problema in realtà è sempre uno: la qualità delle classi dirigenti. E la qualità c’è solo se c’è rigorosa selezione e rigoroso controllo. Finora non mi pare di aver visto un serio impegno in questo senso da parte di nessuno. Se qualcuno crede che possa avvenire per miracolo, si accomodi. Io penso che sarebbe meglio affidarsi alla fatica dello studio, all’esercizio del pensiero, alla dimostrazione pratica di ciò che si sa fare, a percorsi strutturati secondo regole note e trasparenti, alla capacità di misurarsi con gli inciampi della vita reale e alla volontà di mettere a verifica tutto questo. Ma forse il mio è un modo di pensare grigio e banale, mentre oggi ci vuole senso della novità, mente improvvisante, animo da cambiamento caleidoscopico. Mi permetto solo di osservare che a quelli che hanno massacrato la democrazia per incapacità e mascalzonaggine non si può rispondere con cure più distruttive della stessa malattia. Ha ragione Sartori a dire che “le democrazie sono difficili, debbono essere promosse e ‘credute’”. Le vie facili e sbrigative ne minano le fondamenta. Il populismo e la demagogia sono i parenti stretti che collaborano a questo risultato. Il qualunquismo fa parte della famiglia. E, proprio a proposito di democrazia rappresentativa, si può dire che oggi la parentela è ben rappresentata dappertutto. Basta vedere un telegiornale, magari in streaming.
Sul concetto di maggioranza
… Non c’è da stupirsi quindi se la nomina [del nuovo assessore di Orvieto Gianluca Luciani] abbia colto tutti un po’ di sorpresa. Ma non solo nell’opposizione, come sarebbe tutto sommato più naturale. Ma anche nella maggioranza. La decisione, infatti, è stata comunicata alla compagine di governo a cose fatte tramite una mail inviata nella serata di giovedì. Libero il sindaco di scegliersi i suoi collaboratori, certo, ma il sistema ormai collaudato di far sapere a cose fatte sta irritando molto. E non più solo Orvieto libera. Ma cosa ha spinto il sindaco a ripensarci? Per restare su un livello politico, di certo dalla decisione esce rafforzato ancora una volta il Pdl che può contare sul vicesindaco e ora anche su un secondo assessore, mentre Orvieto libera sembra chiamata a mandare giù l’ennesimo boccone amaro e non è detto che voglia farlo. C’è da scommettere che a breve l’avvocato Angelo Ranchino (Ol) tornerà a tuonare per una verifica di maggioranza. (Da una notizia di OrvietoSi)
P. Sto nel consiglio comunale, sto nella maggioranza, sto come indipendente nel gruppo del Pdl, ma non sono affatto sorpreso né irritato dalla nomina di Gianluca Luciani. Quanto ad Angelo Ranchino, tu che stai fuori da tutto questo, pensi che un consigliere che ha votato contro la tariffa dell’IMU proposta dalla giunta e non ha votato il bilancio, faccia parte della maggioranza?
F. Beh, è evidente che no. Ma qui sta la stranezza, e anche la pericolosità, di tutta la situazione: non si capisce più quali sono le regole, quali criteri guidano le azioni, e di conseguenza quali giudizi si possono dare. Ovvio che Ranchino avrebbe dovuto chiarire le cose da un pezzo, ma anche ovvio che tutta la maggioranza avrebbe dovuto stabilire se è tale, in che senso lo è e per fare che cosa. In queste condizioni non c’è da meravigliarsi poi se il sindaco depone e nomina gli assessori senza sentire nessuno. E, per tornare un attimo al tema di prima, non c’è nemmeno da meravigliarsi se qualcuno pensa che il malfunzionamento delle istituzioni è colpa della democrazia rappresentativa.
Prove tecniche di democrazia diretta
Preferisco di gran lunga un portavoce inesperto che uno troppo esperto a rubare nelle tasche di tutti noi!!! se la politica esperta ha ridotto il nostro paese in questo stato ringraziamo TUTTI i Vostri esperti che hanno fatto gli interessi LORO e non degli ITALIANI………. (Giorgio Bazza su www.blogo.it)
Cari Grillini, la colpa non è vostra ma di quei signori che vi hanno dato il voto credendovi persone che volevate cambiare il sistema, ora si stanno accorgendo che razza di politici siete, siete al servizio di un miliardario come Grillo=Berlusconi nato un po’ dopo. Grillo-Casaleggio, il duo onnipotente che vi tengono al guinzaglio come cagnolini, non potete nemmeno ad andare a pisciare se non avete il permesso scritto, alle prossime elezioni vi auguro di prendere il 100% dei voti cosi comincerà il (ventennio) del Grillismo…..e cosi risolveremo tutti i problemi per gli operai e per i poveri per i disoccupati per i pensionati…… e saranno giorni duri per i miliardari….Auguri…… ITALIANI. (Edo Rosadoni su www.blogo.it)
P. Non mi fanno paura né il sarcasmo né il turpiloquio, anche se personalmente mi sforzo di evitarli. In questo caso entrambi gli sfoghi esprimono evidenze fra di esse incompatibili. Spetta alla politica conciliare gli opposti, con la violenza o con la faccia tosta. Ma le vecchie facce toste hanno fatto i loro danni e devono andarsene. Hanno ragione sia Renzi che Grillo. Ci vogliono nuove facce toste che facciano meno danni, aiutate dalla penuria di soldi.
F. Sinceramente, a me il turpiloquio e le offese danno molto fastidio. Capisco la rabbia e gli sfoghi: sono state fatte cose così ignobili che dire basta è dire poco. Capisco l’indignazione e il “tutti a casa”. Ma poi bisogna mettersi in testa che qui c’è un Paese da salvare ora, subito, e che c’è una società da ricostruire non dico dalle fondamenta ma quasi, comunque dandoci nuove regole condivise per stare insieme con l’intento di costruirci un futuro. Operazione lunga e dura, da impostare con lungimiranza e da condurre in porto con determinazione. Mi piacerebbe vedere finalmente almeno l’inizio di sforzi convergenti per uscire dalla melma, piuttosto che sentire o leggere le contumelie ripetitive con cui ognuno ogni giorno riconferma le barriere del proprio piccolo mondo. Contumelie che si traducono poi in protesta inevitabilmente demagogica: tutto il bene di qua, tutto il male di là, angeli contro demoni. Mi dispiace, ma non sono affatto convinto che le nuove facce toste, se devono essere innanzitutto facce e non maschere, vengano fuori come per partenogenesi. È vero che nel mondo vegetale e in quello animale la partenogenesi è piuttosto diffusa, ma non lo è per nulla nel mondo umano, dove la riproduzione avviene solo per fecondazione. E così accade anche in quegli aggregati complessi che sono le società democratiche. Perciò apprestiamoci a tempi ancora più difficili di quelli che già viviamo, perché all’orizzonte non mi pare si stagli il sol dell’avvenire.