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Home Secondarie

Basta pale eoliche: la manifestazione nazionale in piazza del duomo a orvieto. Tanto disastro per ottenere solamente l’1,2% dell’energia consumata

Redazione by Redazione
16 Aprile 2013
in Secondarie, Archivio notizie
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di Santina Muzi

Sono venuti da tutta Italia, in particolare dal Sud ma anche dall’Appennino emiliano  per manifestare davanti al nostro splendido Duomo contro le pale eoliche in aree verdi.

“Ora basta eolico!”, “Salviamo il parco archeologico di Altilia”,  “Pale eoliche nella Tuscia: 21 già ci sono… in arrivo altre 200”. E si  potrebbe continuare perché i cartelli, comparsi un po’ in sordina, alla fine sono diventati numerosi e ben visibili. C’era persino un “uomo – uccello-sandwich” proveniente dalla Basilicata con le ali spalancate a mostrare più di una protesta relativa al territorio di Lavello (Potenza), “area agricola tra le più fertili e insediate, di notevole pregio paesaggistico e storico – archeologico in cui sono state individuate numerose specie avicole tra le quali colonie di falchi grillai”.

E non poteva mancare Candela di Puglia, dove le pale eoliche costeggiano chilometri e chilometri di autostrada e sono così numerose e ravvicinate da rendere invisibili e insignificanti le pur grandi aziende agricole. Eppure c’è chi definisce queste aree “Parchi”! “Parchi cannibali” risponde il cartello della Daunia.

Intanto dallo spazio laterale di piazza del Duomo non passa inosservato lo  spicchio del Peglia su cui dovrebbero sorgere la pale eoliche per un’altezza superiore o pari ai 150 metri. “Pale alte tre volte il Duomo” dicono i cartelli dei manifestanti nostrani. Pochi, però quei pochi presenti hanno le idee chiare e le sostengono.

Centocinquanta metri non sono una banalità. L’altezza considerevole è dovuta alla scarsa incisività dei venti sulla nostra “montagna”, che di montagna ha solamente i pini neri piantati dai prigionieri di guerra austriaci al tempo della prima guerra mondiale. Il monte Peglia  con i suoi 837 metri sul livello del mare non ha venti forti tali da far girare le pale eoliche. Di qui la necessità di  allungare i pali.

E tutte queste manovre, questo scempio, solamente per ottenere l’1,2 % dell’energia consumata. Lo ha detto chiaramente Vittorio Tarparelli, sindaco di Parrano, comune, insieme a San Venanzo, direttamente coinvolto nel megaprogetto, che chiede ai politici di riprendere il compito di tutelare l’ambiente e la volontà di programmare in campo energetico.

<<Un po’ di cautela ci vuole altrimenti questo territorio, indebolito tra l’altro da una crisi economica che non smette di piegarci, indebolito dalle vicende dell’alluvione e dal dissesto idrogeologico, rischia che un certo giorno divenga preda di qualcuno che se lo compra a due lire… Io ritengo opportuno che la politica si riprenda il compito di difendere e tutelare quello che ha perché questo territorio noi l’abbiamo avuto in custodia, non è roba nostra. Io non credo che il mercato debba decidere tutto, soprattutto in materia energetica.>>

Ma a quanto ammonterebbe la produzione di energia di un simile impianto?

<< Conosciamo i dati dell’eolico.- dice Tarparelli -L’1,2 % dell’energia consumata sarà prodotta dall’eolico. Allora di cosa parliamo?… >>

E, considerato che in qualche Regione parte delle pale sono ferme,  non pensa male quando sostiene:

<<  Facciamo sviluppare energie italiane, costruiamoci una filiera industriale,… non facciamo che queste cose servano solo per incassare denaro, facciamo che siano utili per i cittadini. Questo è banalissimo buonsenso. Auspico che la politica riprenda un minimo di capacità programmatoria  ed anche l’orgoglio e la volontà di decidere…>>

Di fronte al progetto che vuole le megapale eoliche sul monte Peglia, tutti i sindaci del comprensorio, coalizzati, si sono  uniti ai due Comuni direttamente interessati. Francesca Valentini, sindaca di San Venanzo, nel ringraziare per la compattezza, ha accentuato la necessità di pensare alla grande, non strettamente in termini di confini comunali. È per questo motivo che è stata  costituita la  conferenza dei Sindaci dell’Orvietano, organismo potenzialmente destinato ad ampliarsi con l’auspicabile ingresso dei componenti dello S. T.I.N.A., Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico e Ambientale istituito sul finire degli anni ‘novanta dalla Regione umbra.

<< Dobbiamo avere una visione più ampia, programmare una politica energetica di area vasta. La conferenza dei Sindaci potrebbe essere l’organismo giusto, un organismo che potrà  programmare una politica energetica compatibile con il nostro territorio,  nella consapevolezza che ci dobbiamo confrontare con le normative nazionali che, non conoscendo le nostre realtà, qualche problema ce lo creano.>>

In quanto alle fonti di energia rinnovabili, tutti concordano con la posizione di Francesca Valentini:

<<Noi non siamo contrari alla realizzazione di impianti e fonti di energia rinnovabili. Siamo solamente contrari a questo megaprogetto, che è incompatibile con  le caratteristiche del nostro territorio. Noi adesso ci troviamo a discutere  la questione del mega impianto eolico sul Peglia, altrove si sta discutendo di altre problematiche legate sempre ad altre energie rinnovabili… Dobbiamo metterci a tavolino per discutere tutti insieme: Istituzioni, Comitati, esperti, Associazioni, cittadini… e programmare una politica energetica compatibile.

In rappresentanza del Comune di Orvieto, capofila della Conferenza dei Sindaci, l’assessore all’ambiente Claudio Margottini sostiene la necessità di programmare in campo energetico prima che estranei possano farlo per noi.

<<In questo territorio è emersa la volontà di aderire ad una forma di sviluppo innovativa, sostenibile,  basata anche sulle rinnovabili ma su un sistema che sia scalato e a dimensione ai luoghi. In questo caso mancano le regole a monte, non tanto a Perugia quanto a Roma, mancano le linee guida, mancano gli strumenti che consentono di stabilire i percorsi. Dobbiamo provare a stabilire noi, prima di essere oggetto di aggressioni  esterne, le linee guida di quello che vogliamo sul nostro territorio.>>

Se poi i nostri politici riusciranno a trovare l’accordo e una effettiva  via d’uscita a beneficio di tutti, potremmo ben dire che la manifestazione di sabato 13 aprile ha sortito il suo effetto.

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