di Pier Luigi Leoni
Molte piccole aziende commerciali e artigianali dell’Orvietano soffrono o addirittura rischiano il fallimento a causa del ritardo con cui il Comune di Orvieto, anche a causa dei vincoli del patto di stabilità interno, onora i suoi debiti. Si tratta di una situazione generalizzata, letale per il sistema economico, in cui la parte privata, che ha regolarmente effettuato la prestazione, non viene pagata entro i termini contrattuali. Si scarica così sulle aziende incolpevoli la disfunzione della pubblica amministrazione. Situazione evidentemente iniqua che influisce anche sulla formazione dei prezzi nei rapporti tra pubblica amministrazione e aziende. Si è generato infatti un sistema perverso nel quale le aziende solide sono tentate di gonfiare i prezzi per compensare i danni del probabile ritardato pagamento, mentre le aziende con l’acqua alla gola offrono prezzi stracciati per procrastinare la chiusura.
Una legge del 2008 consente ai creditori della pubblica amministrazione di farsi certificare il credito da parte dell’ente debitore e di cederlo alla banca. Ma l’operazione ha un costo che è ingiusto scaricare sulle aziende creditrici e che non si può certo accollare alle banche. Sono sorte pertanto varie iniziative per limitare i danni alle piccole e medie imprese. La Camera di Commercio di Terni ha messo a disposizione un fondo di rotazione di 500.000,00 euro (elevato poi a 700.000,00 euro per intervento della Regione Umbria e della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni) al quale Unicredit, cioè la banca che ha accettato di convenzionarsi, può attingere per pagare le aziende che cedono alla banca i loro crediti nei confronti dei comuni. Per i crediti fino a 15.000,00 euro non sono previsti né interessi né spese; per crediti fino a 45.000,00 sono previsti interessi e spese fissati in misura modesta dalla convenzione; per crediti superiori, interessi e spese vanno concordati con la banca.
Per ottenere i pagamenti dalla banca, è necessaria una certificazione da parte della ragioneria comunale dell’importo e della esigibilità del debito nonché l’impegno dello stesso ufficio di rimborsare la banca entro un anno. La certificazione del debito non comporta problemi, ma l’impegno al pagamento entro un anno, coi tempi che corrono e col balletto delle disposizioni sulla finanza locale, è tutt’altro paio di maniche. Per quanto riguarda il comune di Orvieto è auspicabile una precisa direttiva degli organi politici alla ragioneria affinché il rilascio dei documenti avvenga con la massima rapidità. Vi sono momenti in cui le responsabilità non possono essere scaricate tutte sulla burocrazia, che è sempre estremamente attenta a non rischiare il posto e il patrimonio privato, ma devono essere assunte dagli organi politici. In questo caso ne va della vita di decine di piccole aziende. Sarebbero gradite notizie rassicuranti.
Mente s’attendono assicurazioni, è necessario che qualcuno sveli un paio di misteri: 1) perché la Camera di Commercio ha tenuto fuori i debiti della Comunità Montana, i cui creditori non sono certo dei figliastri? 2) perché la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto non ha cacciato un centesimo per il fondo di rotazione, e nessuno s’è incavolato?
V. http://www.tr.camcom.it/index.php/blog-layout/502-fondo-rotativo-qsbloccacreditiq.html