Rosalba Maria Farnesi, zoologo, già docente di Biologia animale e Zoologia presso la Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia.
Il Monte Peglia, montagna simbolo del triangolo Orvieto, Parrano, San Venanzo, ha caratterizzato da sempre questo territorio grazie alla sue emergenze naturalistiche e paesaggistiche: la montagna si è infatti mantenuta nel tempo completamente ricoperta da boschi intatti e ben conservati dove gli interventi si sono limitati a rimboschimenti e riconversioni ad alto fusto. Ai boschi si alternano pinete a pino nero, impiantate ai primi del ‘900 che, anche se non autoctone, rappresentano ormai una peculiarità significativa del paesaggio ed habitat idonei a molte specie faunistiche.
La morfologia del territorio e la grande varietà di copertura vegetale ( oltre 1000 specie tra cui alcune rarissime) , la quasi totale assenza di nuclei abitativi, hanno fatto sì che il Peglia si presenti come un paesaggio unico in Umbria, sono stati il principale fattore di conservazione dell’ambiente naturale e, di conseguenza, di una notevole presenza quali-quantitativa di specie faunistiche invertebrate ( coleotteri e lepidotteri), e vertebrate molte delle quali di interesse comunitario ( rapaci diurni e notturni, picidi, tra gli uccelli; gatto selvatico, martora tra i mammiferi ).
Da quanto detto si evince con chiarezza come il Monte Peglia, con i suoi habitat pressoché integri e con biocenosi complete nei loro componenti – dalle tante specie di funghi– organismi degradatori – alla ricca componente floristica – produttori – alla varia e numerosa fauna – consumatori – che vanno a costituire reti trofiche autosufficienti, si possa classificare tra i pochi ecosistemi naturali ancora esistenti ed esempio emblematico di Conservazione della Biodiversità.
E’ per tali caratteristiche, insieme ad altre emergenze paleontologiche, archeologiche e geologiche e all’unicità del paesaggio, che questo territorio è stato classificato a livello regionale come area di particolare interesse naturalistico-ambientale , S.T.I.N.A. e Parco regionale, che comprende una zona a protezione integrale, Bosco dell’Elmo/Melonta estesa per 1268 ha e aree contigue per 3549 ha, nei Comuni di San Venanzo, Parrano ed Orvieto.
Pertanto, in un periodo come quello attuale in cui è diventato di primaria importanza il recupero dell’ambiente naturale, il ripristino degli habitat scomparsi, le reintroduzioni di specie autoctone per la salvaguardia della Biodiversità che si sta rarefacendo in modo allarmante con gravi rischi per la sopravvivenza del pianeta, un ecosistema naturale come quello del Monte Peglia è un valore inestimabile che va rispettato e gestito nelle forme più responsabili e protetto da qualsivoglia politica di interventi avventati che porterebbero alla sua completa distruzione. Ciò avverrebbe nel caso del Megaprogetto eolico – 18 pale alte 150m , con annessi e connessi– che si vorrebbe costruire sul Peglia e che occuperebbe una vastissima area del territorio la maggior parte della quale ricadente nelle zone contigue del Parco. La realizzazione di una simile struttura porterebbe ad un disastro ecologico senza precedenti in Umbria e comprometterebbe non solo un ambiente di grande valenza naturalistica e paesaggistica ma anche lo stesso tessuto socio- economico del comprensorio che si basa principalmente sul turismo didattico, scientifico, ecologico e venatorio e sull’ospitalità nei numerosi agriturismi.
Fermo restando che le energie rinnovabili sono ormai indispensabili per uno sviluppo sostenibile e che il loro utilizzo va comunque incentivato- ma laddove ne esistano le condizioni territoriali e ambientali- progetti come quello del Monte Peglia sono da combattere con ogni mezzo perché altamente devastanti per l’ambiente e in netto contrasto con le esigenze della popolazione. La ”cementificazione” del Peglia, l’abbattimento di migliaia di alberi, la trasformazione perenne della morfologia del territorio oltre ad avere un’azione devastante sulle biocenosi sconvolgendo tra l’altro le rotte dei numerosi uccelli migratori e portando all’allontanamento e/o alla morte la maggior parte della fauna, avrebbe un impatto paesaggistico enorme: le 18 pale eoliche alte 150m dal suolo sarebbero visibili da tutto il territorio regionale e deturperebbero irrimediabilmente anche la città di Orvieto, essendo localizzate proprio alle spalle di quel capolavoro di architettura gotica che è il Duomo.
Mi sembra inoltre che, almeno nel nostro caso, siano state esaminate in modo un po’ superficiale le finalità delle energie rinnovabili: la più importante di queste è infatti l’abbattimento dell’inquinamento atmosferico che sta portando a enormi variazioni climatiche con risultati devastanti per l’ambiente e conseguente allarmante declino della diversità biologica.
Al Monte Peglia , ripeto: Classificato dalla Regione Umbria come Zona di Particolare Interesse Naturalistico-Ambientale e Parco regionale, tutti gli sforzi che, dalla Convenzione di Berna in poi sono stati fatti per la salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità, saranno vanificati da 18 gigantesche pale eoliche. Mi sembra una evidente contraddizione: qualsiasi motivazione si porti per giustificare tale iniziativa, resta il fatto inconfutabile che questo progetto di produzione energetica da fonte rinnovabile al Monte Peglia, invece di difendere ambiente, biodiversità e territorio, li distruggerebbe.
E’il gatto che si morde la coda!