Caro amico, questa settimana ti scrivo …
Franco Raimondo Barbabella
Caro amico, così ti rispondo …
Pier Luigi Leoni
Se si dorme per non vedere ci si può svegliare con qualche sorpresa, sgradevole
“Gaia, un Nuovo Ordine Mondiale è nato oggi, il 14 agosto 2054. Internet è stato il veicolo del cambiamento … 2018: il mondo è diviso in due principali aree, l’Occidente della democrazia diretta e libero accesso a Internet e il Medio Oriente con dittature orwelliane e l’accesso a Internet sotto controllo. 2020: inizio della Terza Guerra Mondiale che dura 20 anni: distruzione dei simboli dell’Occidente, Piazza san Pietro, Notre-Dame de Reims, Sagrada Familia, uso di armi batteriologiche, accelerazione dei cambiamenti climatici e innalzamento degli oceani di 12 metri, fame, fine dell’era dei combustibili fossili, riduzione della popolazione mondiale a un miliardo di persone. 2040: l’Occidente vince, la democrazia della Rete trionfa. 2043: movimenti dal basso nascono in tutto il mondo per gestire i problemi locali di energia, cibo, salute; il pianeta è diviso in centinaia di comunità collegate dalla Rete. 2047: ciascuno ha la sua identità in un social network mondiale chiamato Earthlink, devi stare in Earthlink o non esisti, non è più necessario alcun passaporto. 2050: Brain Trust permette alle persone di risolvere problemi complessi condividendo ogni tipo di informazione e dato on line … 2054: prima elezione mondiale in rete per un governo mondiale chiamato Gaia che verrà eletto; le organizzazioni segrete vengono abolite, ogni uomo può diventare presidente e controllare le azioni del governo attraverso la rete; in Gaia partiti politici, ideologie, religioni, spariscono; l’uomo è il solo proprietario del suo destino; la conoscenza collettiva è la nuova politica”. (“Casaleggio e il Nuovo Ordine Mondiale Gaia”)
“Il 25-30% non basta. Quando il movimento arrivera’ al 100%, quando i cittadini saranno diventati lo Stato, allora il movimento non avrà più ragione di esistere. L’obiettivo è quello di estinguerci”. Nel frattempo “loro parlano di trasparenza al loro interno, noi parliamo di dissolverli i partiti”… “Ho incanalato tutta la rabbia in questo movimento. Dovrebbero ringraziarci uno ad uno: se noi falliamo l’Italia sarà guidata dalla violenza nelle strade”. (Beppe Grillo, intervista a Time Warner)
F. Due scritti che si integrano: l’uno di taglio visionario, l’altro di taglio politico di stringente attualità con il primo perfettamente coerente. Insieme una strategia, senz’altro non banale, senz’altro da non sottovalutare.
Il primo scritto è la trascrizione delle didascalie del video messo da tempo su You Tube dalla “Casaleggio & Associati” il cui interesse sta non certo nella sua presunzione profetica quanto piuttosto nell’indicazione del modo di pensare, direi del sistema categoriale che ispira l’operazione 5 Stelle. Attenzione, non si commetta l’errore di dire che è un insieme di pensieri ridicoli o la pura riproposizione in chiave moderna delle sempiterne affascinanti visioni millenaristiche. Non è così. È invece, lo ripeto, la cifra della linea di comando.
Il secondo scritto è a sua volta la traduzione in termini di pura brutalità politica di quel sistema categoriale. Secondo tale sistema (di tipo deterministico) tutto è già scritto e quello che deve accadere accadrà. La fase attuale è transitoria: la vittoria di M5S è solo il primo passo verso la vittoria totale, la presa del potere, la distruzione di tutto ciò che è stato creato prima. Casaleggio e Grillo, il guru e il trascinatore di folle.
Questa situazione mi fa venire in mente che già alla fine dell’Ottocento il francese Gustave Le Bon prendeva atto che era iniziata l’epoca delle folle ed esaltava chi era capace di guidarle, i capi (i meneurs de foules), che hanno un segreto per farsi seguire: possono vendere la cosa più preziosa, la speranza. La suggestione irrazionale è infatti quasi sempre più forte delle argomentazioni razionali. Le Bon sarà non a caso, e per diretta ammissione dell’interessato, uno degli ispiratori di Mussolini. Io non so se Casaleggio e Grillo hanno letto “La psicologia delle folle” di Gustave Le Bon, ma mi pare di capire che anche nella loro visione le folle non sono le vere protagoniste: nel processo immaginario esse arrivano, diventano Stato, distruggono l’esistente, e creano un nuovo mondo, ma la –guida non è loro, perché c’è il Brain Trust che pensa a tutto e alla fine tutte le persone si diluiscono in Gaia, il cervello collettivo. Dunque folle come masse di manovra; oggetto, non soggetto di storia.
Ecco perché l’appello alla responsabilità rivolto a M5S appare, e probabilmente nei fatti è, del tutto insensato. L’obiettivo di M5S è la resa incondizionata dei partiti e delle istituzioni. I partiti non hanno capito prima e continuano a non capire ora o a far finta di non capire per non dover ammettere le loro pesanti responsabilità per essere arrivati a questo punto. Cosicché i personaggi sulla scena sembrano tanti pugili suonati che si muovono goffamente sul ring continuando a parlare per slogan consunti. È come se non fosse accaduto niente, mentre invece è accaduto già tutto o quasi, e si tratterebbe solo di prenderne atto e di reagire. Bisognerebbe ad esempio che ci fosse qualcuno con la testa lucida e la schiena dritta che avesse il coraggio di lanciare il guanto di sfida. Per una vera rivoluzione democratica, con gente seria che ha in testa la vita reale delle persone reali. Ma dove la troviamo, se abbiamo perso anche la lanterna di Diogene?
P. Il Movimento 5 Stelle è un fenomeno di potente presa sull’elettorato e quindi non va preso alla leggera. Confesso che non ci trovo niente di buono se non la buona fede di neofiti che hanno scoperto il gusto dell’attività politica. Né me la sento di trattare da incoscienti coloro che stanno usando il movimento come sfogo per scuotere la classe politica. Ma non riesco ad avere paura. Mi fa molto più paura un dolorino alla bocca dello stomaco che le sparate dei capelluti leader del movimento. Il riferimento a movimenti collettivi del passato più o meno recente mi sembra doveroso e utile, ma la demagogia di Casaleggio e Grillo è troppo scatenata e amplificata dai mezzi di comunicazione di massa per non essere intrinsecamente debole. Il movimento è attualmente nella fase nascente e quindi nell’incandescenza di un entusiasmo collettivo. Ma lo stesso meccanismo comunicativo della rete e della televisione renderanno pubbliche, come già hanno cominciato a fare, le facce e le parole degli esponenti del movimento. Abbiamo cominciato a vedere, e vedremo sempre di più, tanti piccoli borghesi con titoli di studio inflazionati che si arrabattano per far quadrare col buonsenso, se non con la logica, le sparate dei due paraculi, uno visionario e l’altro ipercinetico. Il sindaco grillino di Parma, con l’aria da bravo ragazzo e realisticamente impegnato per risanare una città finanziariamente fallita, è il prototipo del piccolo borghese volenteroso, distante anni luce da Gaia e dalla traversata a nuoto dello stretto di Messina. Insomma, caro Franco, sono più curioso che spaventato.
L’omicidio di due impiegate regionali a Perugia non è solo un dramma della follia
“Siamo di fronte ad una personalità con problemi psichici, che non aveva l’equilibrio per razionalizzare le difficoltà di un’impresa. Non siamo di fronte ad una cattiva amministrazione oppure ad un ritardo, non c’è stata nessuna revoca di finanziamento. Quell’ufficio verifica i requisiti per avere l’accreditamento e quella società era in fase di accreditamento, non era stato bloccato nulla. È giusto che la stampa riporti correttamente quello che è successo, altrimenti continua questo terreno di semina di odio e di vendette” … “il clima da caccia alle streghe e di speculazione intorno a questi temi porta a drammi simili. Mi auguro si smetta di discutere di agende che servono soltanto a riempire le pagine dei giornali, e si concentri l’attenzione verso il lavoro e il dramma sociale. Chi pensa che in questo spazio si possa arricchire politicamente, economicamente, mediaticamente, è corresponsabile anche di questi drammi così come lo può essere tutta la politica”. (Wladimiro Boccali, Sindaco di Perugia)
F. L’assassinio delle due impiegate della Regione dell’Umbria ha suscitato giustamente non solo dolore, ma anche allarme per il clima culturale e sociale che stiamo vivendo. Clima pesante non solo per la crisi economica, ma per i comportamenti che le persone ritengono ormai normali, per la legittimazione della caccia al nemico in ogni circostanza, per lo scarico di responsabilità proprie su altri, per la pratica della maleducazione, dell’arroganza e della prepotenza. Credo che il Sindaco di Perugia abbia fatto benissimo a reagire come ha reagito. È chiaro infatti che non si tratta solo di prendere atto che il male esiste e che esistono tragici atti di follia. Però bisogna anche dire che si rischia di accorgersi che la porta è rimasta aperta quando i buoi sono già scappati. Allora bisognerà finalmente cercare un percettibile punto di equilibrio tra funzionamento delle istituzioni per i bisogni del cittadino e comportamenti di questo che esprimano coscienza sia dei diritti che dei doveri. Sarà anche necessario impedire l’accesso alle armi a chi non è in condizioni di sanità mentale o di equilibrio psichico e ci vorrà per questo una certificazione e un’autorizzazione rigorosamente rispettate. Sarà soprattutto duro ricostruire un clima di civiltà e, nelle condizioni in cui siamo immersi, non è detto che ci si riesca. Ma nessuno può stare lì fermo a guardare la luna.
P. Uno s’alza la mattina per andare a guadagnarsi onestamente il pane e arriva un matto che t’ammazza. Caro Franco, sarei tentato di trarne delle considerazioni sul degrado del rapporto tra burocrazia pubblica e cittadino, ma proprio non ci riesco. Non riesco a distinguere la tragedia di Perugia da quella della figlia dei miei vicini di casa travolta e ammazzata da un incosciente sulle strisce pedonali, mentre portava una pizza per mangiarla coi suoi familiari. Per quarantuno anni sono andato in automobile a lavorare come segretario comunale e ho sfiorato qualche volta la morte viaggiando; molto più spesso che avendo a che fare quotidianamente in ufficio con cittadini a volte giustamente incazzati, ma spesso semplicemente maleducati e fuori di testa. Una volta un matto che voleva una casa popolare entrò nell’ufficio di un segretario comunale campano e lo fece fuori a revolverate. Ne parlò la stampa nazionale. Ma quando un mio collega, che stavo sostituendo mentre era in vacanza, volle rientrare puntualmente in servizio (nonostante lo scongiurassi di rimandare il rientro perché stava nevicando a bassa quota) e morì sul grande raccordo anulare con la moglie e il figlioletto, uscì solo qualche riga sulla cronaca locale. Con ciò non voglio assolutamente sostenere che non esiste il problema (eterno) del rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, ma semplicemente che la vita è tragica e le tragedie, a parità di gravità, non hanno la stessa risonanza. Comunque ci sono in giro troppi matti, con buona pace (eterna) di Franco Basaglia che disse: «La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione.»
I sindaci dell’Orvietano si muovono all’unisono. Forse ci dobbiamo aspettare un terremoto?
“Dopo una attenta discussione ed analisi dei vari documenti presentati, è stata ribadita l’importanza di una posizione congiunta tra tutte le amministrazioni comunali che consenta di affrontare in modo condiviso, le problematiche energetico-ambientali che, per dimensione, impatto, conseguenze socio-economiche degli impianti, travalicano le dimensioni principali del territorio comunale. Con specifico riferimento all’impianto del Monte Peglia … i sindaci hanno confermato l’opposizione a tale tipologia di impianto che, per le sue eccessive dimensioni, verrebbe a snaturare lo storico paesaggio orvietano, risorsa per l’occupazione e lo sviluppo del territorio”. (Notizia da OrvietoSi)
“La Conferenza permanente dei sindaci dell’Orvietano per le Politiche Energetico-Ambientali, riunitasi recentemente ad Orvieto, ha proposto una serie di linee guida per favorire la promozione di impianti a biomassa nel proprio territorio, in grado di incoraggiare l’attrazione di investimenti privati, creare posti di lavoro, in armonia con la qualità del territorio e dell’ambiente naturale. In particolare … ritiene plausibile sviluppare una filiera produttiva nel settore, che parta dalla produzione della biomassa fino alla valorizzazione termico-energetica di questa”. (Notizia da OrvietoSi)
F. Non so se mi sbaglio, ma la relazione tra le due notizie, una che dice no alle pale eoliche e una che dice sì agli impianti a biomassa, mi è sembrata interessante. Si tratta di politica energetica, terreno delicato che evoca scontri all’arma bianca tra opposte fazioni convinte delle rispettive verità assolute. È naturale che sia così: quasi mai studi seri e conseguenti proposte meditate incastonate in visioni generali, progetti precisi e realizzazioni corrette, funzionamento con controlli rigorosi, penali per chi sbaglia, monitoraggio degli effetti e misurazione dei risultati; per contro, quasi sempre confusione e approssimazione, discussioni infinite, inconcludenza, in qualche modo danni certi. D’altronde, se non c’è una politica ambientale lungimirante e coerente, che cosa ci si dovrebbe aspettare di diverso? Anche ad Orvieto fino ad oggi è stato così. Ora finalmente si cambia strada? Questo possono voler dire le due notizie (una del no e una del sì) che vengono dalla recente riunione della Conferenza permanente dei sindaci dell’Orvietano? Me lo auguro vivamente. Sarebbe un importante segnale di svolta per un territorio che ha un bisogno assoluto di coerenti politiche ambientali coordinate con quelle produttive, culturali e turistiche.
P. Quando i sindaci hanno a che fare con le energie alternative, mi viene da compatirli perché si tratta di temi che fanno tremare le vene e i polsi. Non solo bisogna essere preparati (e istruiti abbastanza da potersi preparare), ma bisogna destreggiarsi tra le mattane dei legislatori nazionale e regionale, le diatribe tra gli ambientalisti e gli economisti e le divergenze tra gli scienziati. E poi c’è l’emotività e l’ignoranza dell’elettorato. Da quando hanno detto che il popolo è sovrano chiunque pensa di portare la sua coroncina in testa. Adesso poi Casaleggio e Grillo ci dicono che esiste l’intelligenza collettiva e quindi stiamo proprio freschi. A parte queste chiacchiere, i sindaci dell’Orvietano hanno preso una decisione (in verità non molto originale) su un tema fondamentale e hanno fatto bene. Adesso si decidano a fare l’Unione dei Comuni così vediamo se hanno davvero un’intelligenza, se non collettiva, almeno collegiale.