Piave occupata da privati, in parte senza alcun titolo, con le utenze che potrebbero essere ancora a carico del Comune, in locali di cui è discutibile l’agibilità. L’ex assessore Leonardo Brugiotti fa la storia deliberazione per deliberazione e denuncia errori e assenze dell’Amministrazione nella gestione della Piave. Ci auguriamo che il contributo di Brugiotti costituisca un ulteriore impulso per porre di nuovo l’argomento nell’agenda chiusa dell’Amministrazione.
Segue l’intervento dell’architetto Leonardo Brugiotti.
A seguito dell’incontro pubblico, svoltosi ieri presso il Palazzo dei Sette, sul delicato tema della viabilità e dei parcheggi, argomento ampiamente descritto nel Q.S.V. (quadro strategico di valorizzazione) e prendendo spunto dall’articolo pubblicato in data 9 Marzo u.s. sul quotidiano il Corriere dell’Umbria, leggendo le dichiarazioni rilasciate dal Consigliere Giorgio Pizzo:
“ Stiamo ragionando – fa sapere il consigliere Piergiorgio Pizzo, capogruppo dell’UDC e consigliere con deleghe a bilancio, finanze e cassa- sulle fasi conclusive di un grande progetto di riqualificazione dell’immobile, dialogando con Regione, Demanio e Fondazione Patrimonio comune attraverso il rivoluzionario strumento del Puvat attivato, per la prima volta da un comune”.
Prima cosa va informato il consigliere Pizzo che tale strumento non è stato attivato per la prima volta dal nostro comune, dato che anche le amministrazioni di Bologna e Piacenza hanno già provveduto in merito;
Poiché l’argomento tocca il nostro bene più importante, la ex caserma Piave, mi corre l’obbligo verso la cittadinanza di portare a conoscenza quale sia la situazione. Con la dovuta premessa che, parallelamente alla attività rivolta alla alienazione del bene, non vi è stata mai una seria attività da parte di codesta Giunta anche per la messa a reddito dell’immobile (salvo l’ignorata mia proposta di un sistema come già utilizzato con successo presso la città di Friburgo con il Forum Vauman).
Cosa accade attualmente alla Caserma Piave?…Facciamo una cronologia sempre con documenti alla mano.
In data 28 Giugno 2010, il presidente di una cooperativa di privati, richiede al Sindaco la possibilità di avere in comodato un locale dove poter svolgere le proprie attività in Orvieto Centro Storico.
In data 7 Settembre 2010, lo stesso presidente della precedente domanda ma, con diversa cooperativa, di “fornirci quanto prima un locale da adibire ad ufficio e successivamente di individuare altri eventuali spazi…”
Nella seduta di Giunta del 30 Settembre 2010, viene presentato l’atto di indirizzo politico n. 242, con la richiesta di spazi presso la ex caserma Piave , sull’atto ufficiale di proposta non compaiono le firme dell’assessore relatore e del dirigente proponente; bensì l’atto viene approvato con la sola firma del Sindaco.
Nella seduta di Giunta del 12 Novembre 2010 n. 280, viene presentato un atto di indirizzo politico per presa d’atto della detenzione degli spazi presso la ex caserma Piave; su questo atto non compare la firma dell’assessore relatore, ma solo la firma del dirigente proponente. A tale atto è allegata una relazione tecnica del dirigente Ing. Mario Mazzi, il quale…facendo seguito alla ricognizione recentemente effettuata dello status di detenzione della ex caserma Piave… porta a conoscenza della Giunta che la caserma è occupata da ben 36 soggetti tra pubblici e privati, fornendo planimetrie colorate dove sono stati contraddistinti i locali occupati con questa suddivisione:
Piano terra – locali utilizzati contraddistinti dal n. 1 al 26
Piano primo – locali utilizzati contraddistinti dal n. 27 al 28 (assegnato alla cooperativa di cui al punto secondo per diverse migliaia di metri quadrati.)
Piano secondo – locali utilizzati contraddistinti dal n. 29
Piano terzo – vuoto
Piano primo seminterrato – locali utilizzati contraddistinti dal n. 31 al 36
Piano secondo seminterrato – vuoto
Segue l’elenco degli occupanti che per brevità qui non riportiamo; riportiamo invece quanto dichiarato nelle conclusioni finali da parte del dirigente…”suddetta situazione deriva da atti di indirizzo politico e da accordi diretti con l’amministrazione.
Occorre precisare che lo status dell’impianto elettrico non permette una suddivisione in blocchi degli stessi, pertanto, anche dal punto di vista impiantistico, non risulta possibile effettuare un controllo dei consumi dei singoli utenti. Si potrebbe ipotizzare il pagamento di una cifra forfettaria calcolata in base al consumo medio annuo di tutto l’immobile;
Vista la mancanza di titoli giuridici validi che giustifichino suddette occupazioni, si chiede la presa d’atto degli accordi bonari da cui si evince l’attuale occupazione dello stabile in questione, per effettuare una eventuale regolarizzazione comodataria…”
In data 09 Maggio 2010, viene redatto dal dirigente il “PIANO DI ALIENAZIONE E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE COMUNALE NELL’ANNO 2012 PREVISTO dall’art.. 58 D.L. 112/08 CONVERTITO IN L. 133/08 E SS.MM.”; in tale relazione da allegare al bilancio di previsione, su apposita scheda, viene dichiarato dal Dirigente che la caserma Piave, risulta occupata solamente al piano terra da magazzini comunali e protezione civile.
Dall’elenco degli atti ufficiali, risulta che solamente due soggetti hanno stipulato un contratto di comodato d’uso.
- 1. In definitiva oggi la ex caserma Piave, risulta per gran parte occupata anche da soggetti privati senza averne titolo;
- 2. I costi delle utenze sembrerebbero ancora per intero a carico del Comune (e quindi dei cittadini);
- 3. Andrebbe appurato se la struttura sia dotata della opportuna certificazione di agibilità;
- 4. Sul Bilancio di Previsione la struttura risulta occupata solamente al piano terra;
Personalmente, la ex caserma Piave per me rappresenta una parte di Orvieto che deve restare di proprietà degli Orvietani, sono sempre stato contrario alla vendita di un edificio che, come la funicolare (seppur modernizzata), rappresenta uno stupendo esempio di quella che potremmo definire “ Archeologia Moderna “ e, comunque un pezzo della nostra storia che non dobbiamo perdere, perché senza passato non vi è futuro. E spero che non si ripeta quello che è già accaduto con lo scempio del “Borgo”, dove un edificio di splendida archeologia industriale ha dovuto cedere il posto ai conteggi di bilancio ed operazioni immobiliari di dubbio risultato.
Le altre considerazioni su quanto esposto sopra le lascio ai cittadini, la vera“ Voce di Orvieto”, che vogliono il risanamento dell’intera città e non del prossimo improbabile bilancio, che servirebbe ancora una volta solamente a mantenere le poltroncine a chi ha dimostrato ampiamente di non avere idee e proposte per l’interesse pubblico ed il bene della comunità.
Architetto Leonardo Brugiotti