di Mario Tiberi
Negli ultimi giorni di campagna elettorale, il Partito Democratico farebbe bene a non pronunciare mai più l’espressione “voto utile”. E’ fastidiosa e controproducente: il voto è sempre utile se si crede, in tutta onestà, nella democrazia e nella sua vocazione ad essere rappresentativa di ogni qualsiasi orientamento di pensiero.
Inoltre e “ad abundantiam”, gli appelli al voto utile storicamente sortiscono quasi sempre l’effetto opposto e, cioè, quello di incoraggiare la già naturale tendenza di ampie fasce dell’elettorato ad un voto celioso, beffardo e dilettevole per il miglior demagogo al momento esistente sulla tribuna comiziale.
Proporrei al PD di sostituire il concetto di utile con quello, quantomeno, di durevole ed efficace nel tempo. E ciò perché, passata la buriana elettoralistica, sarà lecito domandarsi che ne sarà dei molteplici slogan e carrozzoni politichesi allestiti all’ultimo momento e sfilati, davanti ai nostri occhi, in queste ultime settimane.
Forse, come la storia più recente ha avuto modo di insegnarci, si scioglieranno quale neve al sole di primavera.
Proseguendo, quanto potrà durare l’alleanza tra il PDL ela Lega?. Se la destra vince in Lombardia
(in Italia se ne parla poco e spesso a sproposito), al massimo un paio di anni: vale a dire il tempo necessario ad aprire l’inevitabile lotta per la successione a un Berlusconi ormai ottantenne. Se perde in quella regione-chiave, è di ragionevole supposizione immaginare che non durerà neppure una settimana.
Quali saranno, inoltre, le sorti politiche del Movimento 5 Stelle?. Affascinante questione: i sondaggi lo pongono ora in calo e ora in ascesa, ma probabilmente si sbagliano in entrambi i casi. Beppe Grillo, glielo dobbiamo riconoscere, sta conducendo una campagna di acquisizione consensi formidabile, astutissima, a modo suo anche estremamente coraggiosa. E’ l’unico, ad esempio, capace di riempire le piazze di folle strabocchevoli e, dunque, potrebbe conseguire un successo da “fuochi d’artificio”. E qui, però, cominciano i guai.
Un conto, infatti, è controllare dalla cabina di regia un movimento “in fieri” dove uno è uguale ad uno e, cioè, nessuno conta niente e comandano solo in due, lo stesso Grillo e il signor Casaleggio. Altro è introdurre onorevolmente nelle Istituzioni politici seri e competenti i quali, a differenza di quanto accaduto nel passato prossimo, dovranno inevitabilmente misurarsi con le gravissime criticità esistenti ed operare, di conseguenza, nella concretezza della realtà.
La vittoria al Comune di Parma, a tal proposito, è stata alquanto significativa. Il Movimento 5 Stelle colà trionfò sulla base di tre fondamentali impegni programmatici: a) un NO secco e deciso, maestoso quanto un grattacielo, alla costruzione di un inceneritore per lo smaltimento dei rifiuti urbani e industriali; b) il dimezzamento, se non l’abolizione totale, della IMU introdotta dallo spietato governo dei tecnici; c) sostegni e sgravi fiscali alle famiglie deboli e bisognose. Risultati: l’inceneritore sarà costruito;la IMUnon è stata affatto toccata ed è tra le più elevate d’Italia; degli aiuti alle fasce fragili della popolazione non ve n’è ancora traccia.
Il sindaco Pizzarotti ripete da tempo che i bilanci comunali non consentono di intervenire sulle tre questioni di cui sopra, come fosse un qualsiasi viceministro bocconiano; Grillo, dal canto suo, infervora le platee a cielo aperto con tutt’altri argomenti, quali i privilegi della Casta, i complotti orditi dalle alte sfere politiche e finanziarie, la stampa di regime et cetera. Vi vedremo in Parlamento e sarà un vero piacere!.
Quanto a Rivoluzione Civile, il suo destino è avvolto tuttora nelle nebbie della propria neonatalità. Con quattro segretari di partito (Di Pietro, Ferrero, Diliberto, Bonelli), con quattro apparati alle spalle, quanto potrà sopravvivere senza una leadership autorevole e però gestita collegialmente?. Se ciò accadrà e se non inizieranno fin dal primo giorno a bisticciare per spartirsi, ad esempio, la torta dei rimborsi elettorali, mi impegno solennemente sin da ora a proferire pubblica ammenda.
Resta il Centro, il più perfetto e diabolico dei carrozzoni. Non punta a vincere, ma a far perdere tutti tanto da risultare in tal maniera decisivo per governare. Se l’operazione riuscirà, magari per uno zero virgola, si andrà ineluttabilmente verso un governo a tempo limitato Destra- Sinistra. Altrimenti, ci potrà essere qualcheduno che possa anche minimamente immaginare un Monti capo dell’opposizione parlamentare per più di un trimestre?. Sinceramente, direi proprio di NO!.
Alle elettrici e agli elettori spetta l’arduo compito di districare l’avviluppata matassa: per me stesso ho già deciso, ormai da qualche giorno, per chi e come esprimere la mia libera e coscienziosa preferenza, naturalmente in terza e/o in quarta battuta nonostante alcune perplessità.