“Strano”, verrebbe da dire considerato che d’inverno le vipere sono in una specie di letargo. Questa volta però le viperette sono 21, giovani ed agguerrite e di verde hanno solamente la felpa. Perché le viperette in questione sono le giocatrici della squadra orvietana di rugby che sabato 16 febbraio nella sala del Consiglio Comunale è stata presentata ufficialmente alla città.
<<L’idea è stata di due ragazze che sono riuscite a trascinare altre amiche e a dicembre si sono presentate a noi chiedendo di voler provare a giocare a rugby.- dice Marco Fazi, responsabile del settore giovanile dell’Unione Ovietana Rugby – Ѐ stata una bella novità perché, specie dalle famiglie, il rugby è considerato uno sport violento, poco adatto alle ragazze. E in realtà è uno sport di combattimento perché gli avversari si scontrano anche fisicamente. Di fronte alla richiesta delle ragazze siamo rimasti un po’ stupiti, poi abbiamo preso la palla al balzo e, nonostante ci trovassimo in difficoltà dato che il campo da gioco dopo l’alluvione del 12 novembre era ancora disastrato, ci siamo appoggiati al campo sportivo di Sferracavallo e lì abbiamo cominciato gli allenamenti.>>
Essendo oltre una ventina, le ragazze sono state divise in due squadre, under 16 e senior, in modo che tutte potessero giocare.
<<Ѐ un impegno- dice l’allenatore Massimiliano Spirito che ha al suo attivo una lunga carriera di giocatore e di allenatore – perché giustamente le ragazze sono esigenti, vengono per imparare a giocare e vogliono che ci sia professionalità da parte dei loro allenatori, hanno grande passione e chiedono spesso di fare un altro allenamento tanto che a volte in una settimana si arriva anche a farne quattro. Abbiamo diviso la preparazione in parte tecnica e atletica e, andando avanti, andremo a lavorare con una parte che è puramente sulle giocate. Quindi dalla tecnica passeremo alla tattica ossia a tutto ciò che riguarda gli schemi in campo per giocare in ogni situazione. Il rugby è uno sport in cui ad ogni situazione che si crea si deve giocare in un modo ben definito. Loro stanno imparando tutte queste cose. Non è facile perché abbiamo poco tempo e le cose da imparare sono tante. D’altra parte bisogna riconoscere che loro imparano molto velocemente. Il rugby nella sua semplicità è uno sport molto complesso. Dobbiamo andare avanti e passare la palla indietro. Già questa è la prima difficoltà, dobbiamo sempre stare dietro al pallone per poter giocare, però loro non demordono e continuano ad andare avanti nonostante i mille problemi che si possono incontrare in un campo come il De Martino.>>
Dopo l’alluvione del 12 novembre u. s. il campo da rugby è disseminato di buche e di pozzanghere. Se può essere divertente per una ragazzina piombarsi in una pozzanghera e sporcarsi tutta, lo è di meno correre su un campo pieno di buche. Le gambe ne risentono.
<<I problemi che stanno emergendo adesso sono le caviglie perché a correre con le buche sul campo le caviglie sono le prime a soffrirne. Ma loro non si tirano indietro, stringono i denti e vanno avanti… C’è da imparare molto da loro.>>
Il nome “viperette” sembra appropriato a delle ragazze che praticano questo tipo di sport. Resta comunque la curiosità. “Viperette”: perché? Non per lo scatto e la grinta. Solamente per questioni di logo: se prima nell’Orvieto rugby c’era un’anguilla, con la comparsa nel 2013 della squadra femminile il logo è divenuto una vipera con tanto di lingua biforcuta e il corpo a strisce. Però, benché l’allenatore preferisca definirle “leonesse”, il nuovo nome non è male e ben caratterizza l’attesa, l’osservazione e la tempestività dell’azione