di Nello Riscaldati
E così anche per me, come per tutti, ecco arrivare il tempo dei dubbi. Ad esempio mi chiedo per chi voteranno i 15 milioni di italiani che hanno fatto le ore piccole fissati su Sanremo. Me lo chiedo e me lo richiedo, cerco una soluzione, mi viene un’idea, mi fo coraggio e giro il dubbio a tutti i numeri di cui dispongo e sono molti.
Si comincia in salita. Dall’altro capo mi bloccano con un: “Ma che domanne del c. stai a fa’,…!”. Seguito però subito dopo da un: “ No! Aspetta,…hai ragione,… il problema si pone,…insomma la questione è fondata,…capirai, quindici milioni di telespettatori tutti elettori che guardano per ore quella roba,…per chi votano,…!? Allora vediamo un po’,… secondo me,…!”
Ed dopo un paio d’ore ecco venir fuori un microsondaggio casareccio, sincero, ruspante, a tratti sbalorditivo, dove il tifo, la passione, l’odio, l’attaccamento ai colori e alla persona emergono prepotenti anche con l’abbondante ausilio di parolacce triviali. Microsondaggio che non posso però svelare anche per non privare i lettori interessati del loro legittimo diritto alla tachicardia precedente la pubblicazione del primo exit-poll (sempre che qualcuno abbia il coraggio di farlo ).
Preciso che quasi tutti i contattati avevano visto Sanremo.
Mi sono chiesto poi, e la cosa cominciava a diventare tormentosa, per chi avrebbero votato i milioni e milioni di elettori italiani che tempo fa su una rete minore seguirono il siparietto Santoro-Cav.
Pensai allora di telefonare ad un mio amico che lavora a Londra nel settore, perché a Londra, così come a Bruxelles o a Singapore queste cose italiane le sanno già tutte mentre noi qui, in nome della legge, rischiamo una multa solo se ci azzardiamo a scrivere mezzo numero di previsione. Poi lasciai cadere l’idea e mi decisi a fare lo stesso giro di telefonate di cui sopra. Questa volta gli interlocutori si dimostrarono molto più interessati ma il quesito si rivelò più difficile tanto che alcuni mi fecero rilevare che ci eravamo situati ad un livello di difficoltà medio-alto.
Anche qui parolacce all’indirizzo dei singoli, dei capi e della casta tutti descritti come saccheggiatori delle casse statali, regionali, provinciali, comunali, rurali e parrocchiali e al bisogno anche del cassetto del comò della nonna. Parolacce da lite di vicinato all’indirizzo di banche, banchieri e bancari.
Dopo aver chiarito che questi ultimi non c’entrano il sondaggio prende forma, prende colore riservando anche qualche sorpresa non piccola.
Ne emerge lo spirito di un popolo strano, ma bello, un popolo allegro, buongustaio, frequentatore di conviti, di merende e di tavole rotonde, un popolo antico e infantile insieme, stracolmo di risorse e di fantasia, passionale e meditabondo ad un tempo, un popolo di poeti e navigatori che vive un conflitto perenne tra il suo cuore tumultuoso e la sua mente appennicata.
Presente, anzi presentissimo, in molte elettrici ed elettori ancora il senso di quell’ “odi et amo” che tanto fece magna’ ‘r core a Catullo e non solo a lui. A tal proposito abbiamo sentito dette elettrici ed elettori argomentare così:
”Oh! Quello sarà pure un grandissimo stronzo,…e su questo nun ce piove,…ma,..e quell’artre,…?! Dimme ‘n tantino tè chi ce rimane,..?! Dimme tè chi votereste,..?! Chi,…?! Ma per carità,…ma nun scherzamo,..! Oh! ce fosse mae su la piazza quarcuno da monno,…mae che se vedesse ‘na donna co’ po po’ de carisma,…o un’omo de quelle che je fumono per davero,…! Invece, chi pe ‘n verso chi pe’ ‘n artro ciavemo tutta gente affamata de quatrine o de portrone, smaniosa, ambiziosa e permalosa…ecco che ciavemo,…! Ma lassamo perde vah! che’ è meio,…! Io, ‘gni modo, a vota’ ce vo, si non artro pe’ da’ contro a quella stronza de la moje de,…ché io lo so lèe per chi vota,…e te manco te l’immagìne cocco,…! Ma rilassamo perde vah! ché sinnò va a fini’ che annamo tutte a ‘r gojo,…!!
Tra coloro che fanno simili riflessioni c’è una forte minoranza sincera ed una discreta maggioranza che mente. Di solito chi vuole evitare discussioni si affretta ad adeguarsi al sentire dell’altro affermando di non avere ancora deciso.
E così finché la barca va, lasciamola andare, ma teniamo anche presente che, come ci narrano gli antichi cantori di Sanremo, una notte detta barca, come in molti ricorderanno, tornò sola. Noi speriamo comunque che resti a galla e trovi presto un approdo e, nell’attesa che l’evento si compia, mettiamoci tutti buoni, per una settimana almeno, lontani dalla demagogia, dall’invettiva, dall’insulto, dalla denigrazione, dalla retorica, dalla satira e dalla previsione di cupe tragedie incombenti sul nostro futuro. Si sa che un popolo al verde ha sempre tanta paura e non gli va ricordato quotidianamente che dovrà soffrire ancora a lungo.
Ma cambiamo argomento. Molti anni fa,….qualcuno scrisse e qualcun altro cantò che Dio era morto. In attesa di conferme mi consolai pensando che la Poesia no, la Poesia era ancora viva. E per il momento mi bastò.
Oggi un Papa si dimette perché non se la sente più di dirigere un’orchestra che non sa suonare. Se ne va dunque in pensione ma non per riposarsi da qualche parte e respirare un po’ d’aria pura tra colline verdi e ruscelli arzigogolanti. No, se ne va in clausura. O ne viene invitato.
Ripensandoci bene io non credo che Dio sia morto, ma se è vivo sicuramente non bàzzica dalle parti del Vaticano. Specialmente in tempi di Conclave.
E per chiudere, domenica e lunedì:
Votate per chi vi pare, ma andate a votare! (anche se piove)