Dopo diverso tempo ed ormai conclusa la vicenda giudiziaria svoltasi dinanzi alla Corte dei Conti Umbria, rompo senza indugi il silenzio per entrare sul tema che anima così calorosamente gli scritti del consigliere Olimpieri.
E mi riferisco all’unico vero progetto di rifunzionalizzazione dello spazio pubblico conosciuto come “Ex Caserma Piave”, ben presto, tramutatosi nella mancata possibilità (l’ennesima!) di rilancio della nostra Città e di un importante pezzo di essa.
L’ennesimo treno perso!
Mi sento, per questo, di ringraziare il consigliere Olimpieri che con il suo intervento – anche se contraddistinto da toni che forse andavano risparmiati: l’attacco personale esula sempre da una costruttiva analisi, ma tant’è! – mi permette di entrare a ragione e doverosamente sulla vicenda RPO.
Caro Olimpieri, non solo rivendico il mio ruolo di Consigliere d’Amministrazione in RPO (Risorse Per Orvieto) e con esso la storia che mi connota ma affermo, a testa alta, che nessuno può mettere in discussione il buon operato dell’amministrazione R.P.O. né può gettare ombre sulle finalità e sugli scopi cui tendeva quel progetto che, già allora, era dotato di una notevole forza propulsiva ed innovativa.
Sapevo che i fatti si sarebbero incaricati di sconfessare chiunque, per qualsiasi ragione, avesse messo in discussione la nostra buona amministrazione.
E così è stato.
Quello che non sapevo o non credevo possibile era che interventi di tal fatta potessero sopraggiungere intempestivamente rispetto ad un’unica VERITA’, mi riferisco alla pronunzia della Giustizia amministrata in nome del Popolo Italiano, consacrata nella sentenza della Corte dei Conti che, evidentemente, Olimpieri omette di citare nel suo scritto e di cui, al contempo, dimostra di disconoscerne il contenuto.
Così dietro la citazione di elementi decontestualizzati (€ 700.000,00 di passività) nel tentativo di esaltare il “roboante dato numerico”, s’annida il tentativo, e forse anche il bisogno, di assecondare un mero utilizzo strumentale del dato rischiando, così, di tradursi in vera e propria disinformazione.
Ed allora perché non fare un’operazione verità che forse deluderà i soliti avversatori ma che aiuterà a fare chiarezza su come stanno le cose.
E’ anche la storia di una bella occasione mancata, come tante altre, ma di queste già i tempi odierni si sono incaricati di parlarne e tutt’ora lo fanno!
Tornando a noi, tutte queste considerazioni, ampiamente comprovate in atti, inducono a ritenere del tutto riscontrato “il presupposto assunto in motivazione e cioè l’infondatezza del danno erariale perché la coincidenza tra perdite di esercizio e danno erariale, non risulta verificato, essendo “evidente” – per usare la terminologia alla quale ha fatto ricorso il Consiglio comunale di Orvieto nella delibera n. 68 del 2006 – che le “perdite” abbiano costituito non un improprio spreco di risorse, bensì investimenti necessari al conseguimento degli obiettivi sociali (e dunque, della collettività orvietana, per essere il Comune azionista unico) come configurati nella programmazione urbanistica, nello Statuto sociale e nella convenzione di servizio.”.
Hai capito Olimpieri come stanno le cose?
Questa è la verità e non la dico io ma la Corte dei Conti dell’Umbria con sentenza n. 27/2012, è per questo che la trovi trascritta in corsivo!
Ora, non è che per ogni tuo intervento io possa reperirti e trascriverti quello che invece avresti dovuto conoscere prima di intervenire, non ti sembra?
Vedi Franco! (n.d.r. e qui mi rivolgo all’altro amico interlocutore che a ragione si è sentito chiamato in causa) fai bene a rispolverare, ed a ragione, il tuo vecchio “mestiere” di Professore e così spiegare per l’ennesima volta la lezione su come stanno le cose, ma bisognerebbe comunque considerare che non sempre una forzata dialettica politica mira a soddisfare quell’esigenza di certezza che noi traduciamo nella VERITA’.
Mi sembra, per come ho letto, che il consigliere Olimpieri non voglia sentire lezioni da me, me ne guardo bene dal farlo! Il mio tempo lo dedico piuttosto ad informarlo sul contenuto di una sentenza che avrebbe dovuto leggere prima di intervenire su di un tema così delicato che interessa la Città.
Franco mi perdonerà se, nel silenzio assordante proveniente dall’Olimpieri, io stesso provi a dare risposta ad alcune sue domande.
Non posso rinunziare a credere che i “progetti” sono patrimonio e non passività e che il patrimonio – soprattutto in tempi di vacche magre – non può essere sprecato!
Ed allora perché, nonostante i nostri sforzi e la nostra dedizione, tali progetti non si sono realizzati?
Semplice, non ci è stato consentito! Lo si sa!
Soffocare un progetto che nasce e che cresce è come uccidere un bambino che sta per venire al mondo e con esso il sogno di una Città che ci meritiamo, ben distante da quella di oggi!
Ed allora mi sia consentito citare un altro “passo” della richiamata sentenza della Corte dei Conti in cui si afferma che un elemento essenziale della responsabilità amministrativa è costituito “dal danno erariale, cioè l’ingiusto pregiudizio patrimoniale sofferto da una pubblica amministrazione in dipendenza della condotta, dolosa o gravemente colposa, tenuta da soggetti che siano con essa, a diverso titolo, in rapporto di servizio”.
In quest’ottica – continua la Corte – “il danno non può mai coincidere, sic et sempliciter, con una spesa, una mancata entrata, una (o più) perdita sul bilancio d’esercizio, perché il mero elemento finanziario non è sinonimo di danno, soprattutto allorquando si tenga conto che le pubbliche amministrazioni non necessariamente funzionano secondo la logica del “profitto”, propria del privato imprenditore, bensì hanno di mira il raggiungimento di obiettivi – talora anche costosi finanziariamente – di soddisfazione di interessi della collettività, sia pure essendo vincolate ad agire secondo legittimità, efficienza, efficacia ed economicità…. La società di capitali ai fini suddetti è spesso suggerita da esigenze strumentali, per essere lo scopo meglio perseguibile attraverso il modello organizzativo privatistico”.
Caro Olimpieri il nostro obiettivo è stato, rimane e sarà il bene pubblico della nostra Città, che ti piaccia o no.
Ed è tutto nero su bianco!