ORVIETO – Stando ai numeri, si preannuncia come il più grosso processo per droga a cui Orvieto abbia mai assisto. Più vasta della Cahos, più corposa di qualsiasi altro faldone precedente o successivo, l’inchiesta che la procura della Repubblica presso il tribunale di Orvieto ha chiuso in queste settimane rischia di mandare alla sbarra una sessantina di persone. Tanti sono gli avvisi notificati al termine dell’indagine che già lo scorso anno (gennaio 2012) aveva portato a diciassette provvedimenti restrittivi, tra cui undici ordinanze di custodia cautelare (quattro erano ai domiciliari e sette in carcere) e sei obblighi di dimora pressa la propria abitazione nelle ore serali. Destinatarie di quest’ultima misura anche due donne. L’indagine condotta dai carabinieri della compagnia di Orvieto nell’arco di circa due anni è andata allargandosi nel corso del tempo, soprattutto a seguito degli interrogatori e delle persone ascoltate per sommarie informazioni.
Col risultato che adesso è attesa la fissazione dell’udienza preliminare per una sessantina di persone. Il giudice non ha ancora fissato la data per celebrare l’udienza che deciderà sui rinvii a giudizio. Si tratta prevalentemente di giovani tra i venti e i trent’anni. Ma non solo. Studenti, operai, artigiani, imprenditori: c’è un po’ di tutto (pure minorenni fino allo scorso anno), anche perché – si ricorderà – che quella emersa dall’inchiesta, sin dall’inizio, non era un’unica organizzazione, bensì una struttura che venne definita “tentacolare” dagli stessi inquirenti. Non a caso, non tutti gli indagati si conoscono tra loro. Il giro di droga che fa emergere l’inchiesta è un traffico “al minuto” tra Orvieto e Roma. Nella Capitale i ragazzi andrebbero ad approvvigionarsi per sé e per gli amici, la fidanzata o semplici conoscenti di cocaina, hascisc, marijuana ed ecstasy. Molti degli episodi di spaccio, ovvero di cessione della sostanza stupefacente, si collocherebbero in questo contesto, di gruppi di amici separati tra loro.
Ragion per cui, non è difficile immaginare che la recente sentenza della Cassazione sull’acquisto e sul consumo comune darà certamente argomenti di confronto in aula tra accusa e difesa. La Suprema Corte, come noto, ha stabilito che è “penalmente irrilevante” il consumo di gruppo di sostanze stupefacenti sia nell’ipotesi di “mandato all’acquisto” sia in quella dell’ “acquisto comune”. Secondo alcuni legali, tra cui l’avvocato Angelo Ranchino, ci sarebbe la possibilità dunque di vedere cadere molte ipotesi di spaccio nella misura in cui l’acquisto avveniva per conto di gruppi di persone e il consumo altrettanto sarebbe avvenuto spesso in gruppo in occasione di feste e cene. In tribunale per il momento però ancora non ci si è arrivati.