Caro amico, questa settimana ti scrivo …
Franco Raimondo Barbabella
Caro amico, così ti rispondo …
Pier Luigi Leoni
Nostalgia del mare ampio e infinito
“Se vuoi costruire una nave, non radunare uomini solo per raccogliere il legno e distribuire i compiti, ma insegna loro la nostalgia del mare ampio e infinito”. (Antoine-Marie-Roger de Saint-Exupéry)
F. Quando, nel corso di una discussione sui problemi della nostra città, un amico mi ha ricordato questa bella frase di Saint-Exupéry mi sono sentito come sollevato da un incubo. Mi sono detto: ma allora non tutto è perduto, se c’è ancora gente che pensa che i problemi si risolvono meglio se, lasciandosi cullare dal sogno, si matura una visione generale e si agisce con lo sguardo lungo. Più passa il tempo e più mi si rafforza la convinzione che sia a livello di Paese che di città il realismo del governare non è lo schiacciamento sul quotidiano e il consenso ottenuto con l’equilibrismo tra le opposte tendenze, ma l’azione che modifica la realtà in base a un’idea lungimirante, che scaturisce dalla testa e dal cuore, e che parla a tutti perché a tutti interessa o potrebbe interessare.
Orvieto ha conosciuto una fase in cui nel governo della città si ragionava così e un’altra in cui per risolvere il problema della ex Piave fu ripreso quel modo di ragionare. In entrambi i casi si è trattato di un’esperienza interrotta con primitiva brutalità. Il tempo, che è quasi sempre galantuomo, ha dimostrato che il metodo progettuale è l’unico serio e produttivo e che chi lo combatte fa danni gravi, talvolta irrimediabili.
La situazione di crisi che viviamo e il percorso verso un inarrestabile declino che stiamo percorrendo consiglierebbero di invertire presto la rotta guidati dalla “nostalgia del mare ampio e infinito”. Sinceramente, quello che vedo non è confortante. Ma come si fa a dire “buttiamo coppe”?
P. Ti arrabbiavi quando noi del Comune Nuovo definivamo “Libro dei sogni” il “Progetto Orvieto” e avevi ragione, perché ci mettevamo una buona dose di faziosità. Ma prendiamoci ognuno le nostre responsabilità. Non fosti un po’ troppo ottimista, conoscendo il tuo elettorato e le persone che ti stavano attorno e ti scavavano il terreno sotto i piedi? E non fosti troppo ottimista (questa volta con la mia vicinanza ideale se non politica) quando affrontasti l’avventura RPO? Non ti biasimo certo per il tuo ottimismo, anzi più ti ho conosciuto e più esso mi è stato d’esempio, ma non sottovalutare le mie riflessioni sulla pseudo sinistra agricola e sulle sue deleterie azioni.
Dimissioni Brugiotti. “La situazione politica orvietana è grave ma non è seria”, oppure è seria perché è grave?
“Dopo un “colloquio aperto e franco con l’arch. Leonardo Brugiotti”, questa mattina il sindaco ha comunicato all’interessato la revoca delle deleghe a suo tempo attribuitegli a seguito del “venir meno del rapporto di collaborazione istituzionale” (Orvietosi, 4 febbraio).
“Niente di più, Concina ovviamente non fa accenno alle problematiche interne agli uffici, né tanto meno alle indagini della procura. Anche se il clima di veleni e tensioni è palpabile. Non sarà un caso, se l’architetto italo americano Riccardo Caracciolo che il sindaco aveva in mente per ricoprire le deleghe di Brugiotti avrebbe già gentilmente declinato l’invito. Ma chi se la prende la “patata bollente” dell’Urbanistica in una situazione del genere? Per di più, a poco più di un anno dallo scadere del mandato. Proprio per questo, c’è chi consiglia al primo cittadino di ripiegare su un politico, magari proprio su Piergiorgio Pizzo, scrivendo il lieto fine sulle ambizioni da assessore del consigliere dell’Udc”. (Orvietosi, 7 febbraio)
“Premetto che la mia attività di assessore è stata da me svolta con la reale volontà di lavorare per la città (come dimostrato dai documenti e dalle iniziative), e non dalla ossessiva ricerca dei consensi finalizzati al mantenimento di un ruolo di potere politico. … Tuttavia ed in special modo negli ultimi mesi, ho dovuto prendere atto che a questa amministrazione ed in particolar modo a Toni Concina, non era necessaria una testa pensante e propositiva ma solamente uno “Yes Man”, una figura che dicesse sempre sì, una persona che chiudesse i vuoti lasciati dalla diaspora di altri assessori per poter continuare a gestire e non governare la nostra città”. (Ex Assessore Leonardo Brugiotti. Orvietosi, 7 febbraio)
“Mi spiace non averti più con noi ma, in una “famiglia” come siamo noi in Comune, si gioca tutti dalla stessa parte. A volte ci si vorrebbe imporre sugli altri, quando si è convinti della bontà assoluta delle proprie azioni, a volte si fa un passo indietro sempre per il bene comune della collettività di Orvieto. Sono assolutamente convinto, in tutta umiltà che, con la nostra presenza di tecnici, in questo momento di crisi generale, abbiamo limitato i danni che avrebbe potuto subire questa città. Ciononostante, con te abbiamo avuto difficoltà a fare squadra”. (Assessore Claudio Margottini. Orvietosi, 7 febbraio)
F. Sono stato incerto fino all’ultimo se sottoporre al tuo giudizio la vicenda Brugiotti che ha riempito le cronache orvietane in tutti questi giorni. Mi sono deciso dopo l’intervento dell’assessore Margottini, perché a mio parere questo fa risaltare con nettezza e aggrava una questione che era già emersa per precedenti numerosi episodi, ma che ora mi pare assuma connotati gravi e pericolosi per la stessa istituzione comunale: mancanza di linea politica, contrasti che paralizzano, avvitamento e stasi. Francamente, si rimane disorientati. Anche quelli che come me sono adusi fare solo critiche costruttive, di fronte a questa situazione si fermano e si chiedono se si può andare avanti così. Non saprei dire quale, ma una svolta occorre, ed è urgente che ci sia. Oppure dovremmo applicare alla politica orvietana il famoso aforisma di Ennio Flaiano “la situazione politica italiana è grave ma non è seria”? Tu che ne pensi?
P. Che vuoi che pensi? L’amministrazione Concina passerà alla storia come quella della strage degli assessori. Ma non la confonderei con la strage degli innocenti. Gli assessori sanno di essere dei collaboratori del sindaco eletto direttamente dal popolo. Nessuno li obbliga ad accettare la nomina e devono sempre tenere presente che il sindaco li sceglie e li congeda a sua discrezione. In ogni modo non si tratta di un bello spettacolo, perché ogni assessore che viene meno dimostra che o il sindaco non l’ha saputo scegliere o lui non ha saputo scegliere il sindaco. Capisco perciò l’imbarazzo della maggioranza e la goduria dell’opposizione. Ma penso che purtroppo non siano questi i problemi più seri di Orvieto. Fare l’assessore senza il becco di un euro è frustrante, e lo è ancora di più se hai delle idee.
I sindaci orvietani si scoprono anche un po’ ternani
“Attraverso un documento congiunto, tutti i sindaci dell’orvietano hanno formalmente chiesto alla giunta regionale un preciso impegno affinché sia data la dovuta attenzione e la pari dignità a tutti i territori in relazione alla vicenda del riconoscimento della sede legale della nuova Asl 2. Al riguardo i sindaci dell’orvietano sottolineano che tali presupposti si potranno realizzare solo con il riconoscimento della città di Terni rispetto alla nuova definizione geografica del sistema sanitario umbro. I sindaci rivendicano la sede Asl a Terni anche quale punto di equilibrio di un territorio che trova nel comprensorio orvietano e nel suo ospedale uno snodo fondamentale della sanità e dei servizi socio-sanitari, non solo riferiti alla comunità locale, ma di molte aree geografiche dell’Alto Lazio e della Bassa Toscana che chiedono costantemente prestazioni specialistiche qualificate”. (Il Giornale dell’Umbria, 3 febbraio)
F. Quando ho letto questo trafiletto sul Giornale dell’Umbria quasi non credevo ai miei occhi. Bisogna ammettere che i sindaci orvietani che si innamorano di Terni sono una novità non trascurabile. Io non lo so, ma qualcosa di serio deve essere successo. Sarà il periodo, l’influsso della vicina festa di San Valentino. Bah, chissà, certo la cosa è un po’ strana. Infatti, se il tema è quello del riequilibrio territoriale, bisognava dire sede Orvieto. Se il tema è quello del potenziamento dei servizi anche per Alto Lazio e Bassa Toscana bisognava ancora dire sede Orvieto come segnale di potenziamento ospedaliero e sanitario in quella direzione. Se il tema è quello di aiutare Terni senza alcuna contropartita e solo perché ci si sente all’improvviso tanto “provinciali”, allora a maggior ragione si doveva dire sede Orvieto: Terni poteva essere il risultato di una mediazione. Ah, benedetta politica, dove cavolo sei andata a finire?
P. Non dicono quello che pensano o non pensano a quello che dicono? Propendo per la seconda che ho detto.